Io lo so che poi mi si
abbassano le difese immunitarie! E infatti, anche quest'anno, mi è
partito il mal di schiena. Ma avrebbe potuto essere anche mal di
denti. O gastrite. Il fatto è che lo stress è la causa prima delle
malattie, che poi prendono varie strade. C'è chi mi chiede: “Perché
continui ad andare in un posto, descritto come una specie di paradiso
patinato, se poi devi star male?”. E io che ne so! Quien sabe?
Forse devo punirmi di qualcosa. Forse periodicamente sento l'esigenza
di andare in campeggio, di confrontarmi con una Matrix che cade a
pezzi e si sbriciola, vivendo per qualche tempo in un luogo dove non
funziona niente. Forse voglio immergermi di tanto in tanto nelle
fiamme infernali dello specismo fai-da-te.
Di fatto, la fragile
nicchia che ci siamo costruiti in Occidente, messa a repentaglio
dall'invasione di selvaggi dal sud e dall'est del mondo, è destinata
a dissolversi e anche in Italia vedremo animali uccisi per le strade,
senza l'orpello della macellazione umanitaria. Forse i sentimenti di
pietà e di compassione sono destinati ad estinguersi come i
dinosauri e il dodo. Oppure, semplicemente, le persone sensibili non
sono evolutivamente adatte a vivere su questo pianeta e devono
lasciare il posto a generazioni più resistenti e meno
compassionevoli. La razza si evolve. O involve, a seconda dei punti
di vista.
Sono entrato in una
fase in cui non sento più dolore, ma ciò non mi salva dai
contraccolpi sul piano psicofisico. Provo una specie di apatia
pensando che tre maiali sono stati trasportati in piroga per tutta la
notte, da Anakao a Tulear, per essere venduti sul mercato a beneficio
dei buongustai di fine anno. Cinque o sei ore sul fondo
dell'imbarcazione, senza la possibilità di muoversi a causa delle
zampe legate, e poi essere gettati sulla battigia, con la paura di
annegare che si unisce a quella del viaggio in sé. Trascinati sulla
sabbia per le orecchie, rifatti i legamenti che avrebbero potuto
essersi allentati e avviati verso la morte ciascuno sul proprio
ciclo-poussy, in un luogo già intriso del sangue delle vittime
precedenti, dove un diavolo in sembianze umane li aspetta per porre
fine alla loro incolpevole esistenza.
Un tocco di arcontica
beffa: una bambina seduta lì vicino mi guarda, imita gli strilli
della bestia maltrattata e ride. Ecco, per un attimo ho visto un
demonietto che mi sghignazzava in faccia, che rideva con la sicurezza
di sapere che fa parte della razza padrona. Non ho avuto paura,
perché mi sento un gigante di fronte a un demone sghignazzante, ma
la sensazione che a imitare il maiale terrorizzato guardandomi negli
occhi non fosse in realtà una bambina umana, ma un demone, è stata
fortissima. Sarà che mi sto facendo suggestionare dalla lettura di
David Icke. Ma tuttavia, a prescindere dal libro dello scrittore
inglese, so da anni che chi uccide le bestie uccide prima di tutto in
sé l'essenza vera dell'umanità, che è l'amore. Non c'è amore nel
mangiare sofferenza. Non c'è amore nel trascinare le vittime per le
orecchie, sulla battigia. Non c'è amore in Madagascar e il 2016 comincia uguale a tutti gli anni precedenti.
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