L'inimicizia tra
nomadi e sedentari è di vecchia data. I nomadi con cui abbiamo
quotidianamente a che fare, se non altro per le notizie di cronaca
nera che li riguardano, sono i Rom, originari dell'India ma
stabilitisi in tutta Europa e Nord Africa a cominciare dall'anno
Mille d.C. Anche i Cosacchi, originari delle rive del Don, erano un
popolo nomade che basava la propria sussistenza sulla pastorizia,
esattamente come i Rom dei secoli passati. La differenza tra le due
etnie è che noi oggi guardiamo con simpatia i Cosacchi per lo
spirito fiero con cui combatterono Stalin, mentre odiamo cordialmente
i Rom che si mettono alla guida ubriachi e fanno stragi di pedoni. I
Cosacchi sono quasi estinti, perché la Storia è stata loro
sfavorevole essendosi alleati con Hitler, mentre i Rom sono vivi e
vegeti. I Cosacchi erano di indole feroce, spietati con prigionieri e
nemici; i Rom non si possono definire feroci, ma non hanno alcun rispetto per le proprietà dei Gagi,
cioè noi. Se abbiamo simpatia per un popolo praticamente estinto
come i Cosacchi è forse perché hanno saputo mantenere pura la loro
razza, mentre i Rom, essendosi mescolati con i Gagi, hanno subito una
sorta di contaminazione e l'avvento della società consumistica ha
inferto loro il colpo di grazia, poiché la pastorizia non rendeva
abbastanza mentre il furto sì. E nessuno più si rivolgeva loro per
farsi aggiustare le pentole rotte (vedi Calderas). Con questo, con la
contaminazione tra Rom e Gagi, non voglio minimamente giustificare la
loro tendenza a delinquere, ma solo inquadrare il fenomeno nella
giusta ottica. L'aspirazione ad essere liberi dalla schiavitù del
lavoro è cosa bella, giusta e sacrosanta. Se solo si trovasse il
modo di implementarla senza nuocere al prossimo.
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