sabato 13 febbraio 2016

Darwin in Madagascar


So che qualcuno ha istituito il “Premio Darwin”, in riferimento alla selezione naturale, che premia in modo macabro, simbolicamente e ad memoriam le venti persone che durante l'anno sono morte delle morti più stupide che si possano immaginare. Non so quali siano le finalità di un simile premio, ma immagino siano quelle di mettere in evidenza come la nostra specie, con tutta la sua capacità adattativa dimostrata nei millenni passati, rimane tuttavia la meno adatta a sopravvivere sulla Terra. Eppure, ciò nonostante, come il famoso calabrone che per le leggi della fisica non potrebbe volare ma, non sapendolo, vola lo stesso, anche noi continuiamo a imperversare su questo pianeta. In fatto di stupidità molti italiani potrebbero aspirare ai primi posti di un'eventuale graduatoria, se non addirittura piazzarsi nei primi venti posti delle morti più stupide, ma trovandomi in Madagascar e sfruttando le mie doti di osservatore, voglio riportare alcuni esempi di stupidità dei malgasci, per sottoporli al giudizio di chi legge.



Il primo esempio riguarda uno dei fratellastri di Tina, un ragazzo poco più che ventenne che vive nella brousse e che ha trovato in casa un cellulare che Tina aveva regalato a sua madre Zenizy. Nonostante Tina le avesse spiegato che quando la batteria si scarica, il cellulare deve essere collegato a una presa elettrica tramite il caricabatterie, o sua madre si è dimenticata di dirlo all'altro figlio o l'altro figlio era scemo di suo, fatto sta che una volta esauritasi la batteria il ragazzo l'ha tolta e gettata via, costringendo Zenizy a giustificarsi con Tina dicendole la bugia che a Koritsiky non c'era campo. Inutile sottolineare che il cellulare era nuovo e che a Koritsiky prendono tutti i cellulari.


L'altro esempio ha avuto un finale tragico e potrebbe rientrare nel “Premio Darwin”. E' successo nel 2011. Il ciclone di febbraio aveva allagato un ponte sulla RN7, impedendo ai taxi brousse di proseguire. Poiché alcuni passeggeri avevano fretta e volevano guadare il fiume a tutti i costi per proseguire il viaggio, un ragazzo del posto, anche lui poco più che ventenne, si offrì di farli attraversare in un punto dove a suo dire l'acqua era bassa. M'immagino la scena. “Seguitemi”, disse il giovane al gruppetto di ardimentosi. “Ecco, vedete, qui l'acqua arriva alle ginocchia. Qui arriva alla vita. Si tocca ancora”. Il drappello cominciava a preoccuparsi, ma la loro guida li incalzava: “Venite, qui arriva al petto. Ce la possiamo fare”. Il gruppetto di frettolosi viaggiatori cominciava a ricredersi sulla bontà dell'idea, ma il ragazzo, continuando ad avanzare nell'acqua torbida, insisteva: “Ecco, ancora qualche metro e siamo arrivat......”. Plop! Gli ardimentosi, sgomenti e inzuppati, rientrarono al villaggio per riunirsi agli altri viaggiatori. Il cadavere del ragazzo fu ripescato due giorni dopo.


Di quest'altro esempio sono stato testimone oculare l'undici febbraio durante il viaggio in taxi brousse da Ranohira a Fianarantsoa. Arrivati a Ihosy, l'autista si è fermato per far scendere alcuni passeggeri e farne salire altri, in modo da non viaggiare con posti liberi. Quattro persone volevano salire, ma c'erano solo due sedili disponibili, cosicché sono saliti due ragazzi e gli altri loro amici sono rimasti a terra. Fatti 500 metri, i ragazzi dicono all'autista che i soldi del biglietto li aveva uno dei due compari rimasti appiedati. Svegliarsi prima, no, eh? L'autista ferma, i ragazzi tornano di corsa verso la piccola area di sosta a cercare i loro amici, che nel frattempo se n'erano andati. E intanto il tempo passa. Alla fine l'autista torna indietro a cercarli con il taxi brousse. Non c'erano più neanche loro, ma un signore anziano sale al loro posto e finalmente partiamo. Se non che, fatto un chilometro, il nuovo venuto dice all'autista di aver già pagato il biglietto a un panera, cioè un procacciatore di passeggeri, il quale si era tenuto i soldi senza darli al nostro conducente, che decide di ritornare indietro di nuovo al punto di partenza, per recuperare il denaro già versato dal signore anziano al panera “distratto”.


E intanto il tempo passa e tutti i restanti passeggeri sudano sotto il sole di Ihosy. Fatti alcuni Km l'autista si ferma per far salire un uomo, che si affaccia e guarda smarrito l'interno del taxi brousse con i posti tutti occupati. Le lamentele cominciano a levarsi. Perché lo chauffeur si ferma a far salire gente se sa che non ci sono posti liberi? Vuole per caso che qualcuno prenda un uomo sulle ginocchia? Tina ha concluso spietatamente, ma senza farsi sentire dall'interessato, che l'autista era gegy gegy, cioè stupido. Gli altri passeggeri erano d'accordo con lei. Io penso semplicemente che il suo fosse un comportamento poco professionale. La ciliegia sulla torta si è avuta all'arrivo a Fianarantsoa, col buio, quando il nostro taxista, che doveva portarci al Soratel e fare solo 800 metri, decide di fermarsi a fare benzina, con noi dentro stanchi e irritati da un lungo e sfibrante viaggio. Questa non è propriamente un'azione stupida, ma una consuetudine che molti autisti hanno in Madagascar, ma che ha senso nei lunghi viaggi, non nei tragitti di 800 metri. La benzina la deve fare prima!


Un altro esempio di stupidità, di cui sono stato testimone il giorno dopo, riguarda un uomo in divisa. Quando vogliono fare koly koly, cioè estorcere denaro agli autisti, li fanno entrare nei loro improvvisati ufficietti in modo che non ci siano testimoni, ma questo avviene solo nel caso in cui il guidatore non voglia pagare. Se l'autista invece accetta questa prepotenza, il passaggio di denaro avviene di mano in mano, attraverso il finestrino, senza che il motore venga spento e l'autista scenda. Nel nostro caso, dopo aver fatto spostare il taxi brousse in modo che non intralciasse il traffico, il gendarme ha tenuto a lungo, dentro l'ufficio, il nostro uomo, che ha dovuto telefonare al padrone dello Sprinter dicendogli di andare a recuperare la sua patente appena sequestrata. 


Il motivo della contravvenzione, venimmo a saper poi, era che il grosso Mercedes non aveva la striscia colorata e fosforescente sulla fiancata, che pare sia obbligatoria per legge. Un pretesto più stupido di questo non mi era mai capitato di sentire in dieci anni da quando vengo in Madagascar. Una multa per la mancanza di una striscia adesiva sulla fiancata! Avevo notato che il gendarme, mentre si avviava verso la casupola, con il tipico passo lento e strafottente di chi sa di avere potere sugli altri, aveva portato il fischietto alla bocca, in un gesto inutile che denotava insicurezza, perché sapeva di essere osservato da passeggeri spazientiti e ostili nei suoi confronti. L'autista lo seguiva come un agnellino che viene condotto al macello e tutta la pantomima ci ha portato via 45 minuti, anche se per fortuna eravamo appena partiti dalla gare routiere di Fianarantsoa e il sole non picchiava ancora forte. Più che di stupidità, in questo caso parlerei di disonesta cattiveria da parte di uno sbirro indegno e deficiente, che voleva a tutti i costi fare bottino.


Esempi di stupidità ne ho collezionati tantissimi negli ultimi miei viaggi in Madagascar, come il fatto che le donne cucinano e conservano il cibo nelle pentole di alluminio, oppure lavano i panni con il detersivo nelle risaie, ma forse questi atti malsani e stupidi potrebbero essere eliminati con l'educazione, sebbene personalmente non porrei troppa fiducia nel corpo docente malgascio. Pertanto, mi fermo qui, considerando che quando ne parlo con Tina lei mi risponde, con una punta di patriottico orgoglio: “Se a voi vazaha non piace il Madagascar, perché venite qui? State a casa vostra!”. Esattamente ciò che noi diciamo agli africani che ci stanno invadendo, ma il paragone non è propriamente calzante perché i ruoli degli interessati sono diversi. In Friuli c'è un detto: “Ognun a cjase so”, ognuno a casa sua. Comincio a pensare che la stupidità degli uomini sia universale e irredimibile.

6 commenti:

  1. La mari dai stupits...a je simpri plene!
    Anche questo si dice in Friuli, ma credo sia universale. Diciamo che vorrei conoscere, oltre che i limiti dei malgasci, anche le eccellenze locali. Oh Roberto! Ci sarà qualcosa di buono e di meglio da confrontare col "primo" mondo?
    Mandi

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sicuramente c'è e sicuramente l'ho descritto nei miei vecchi articoli, ma ora, sul momento, non mi viene in mente niente.

      Elimina
  2. sì,xchè,roberto,da quanti articoli negativi hai scritto sui malgasci forse è meglio qua.......

    RispondiElimina
    Risposte
    1. A parte il fatto che sono pessimista per natura, cerco di essere obiettivo nel descrivere la realtà.
      Purtroppo, sono nato con quella malformazione (in senso relativo) chiamata empatia e ciò mi rende un disadattato, sia in patria che in Madagascar.

      Mi confronto spesso con altri italiani che sono entusiasti dell'esperienza malgascia che vivono e si cimentano con me nella descrizione dei paradisi gustativi in cui vanno quando mangiano lingua di zebù o paté di fegato d'oca o cosce di rana o anche semplicemente dei gamberoni alla griglia.

      Loro riescono ad essere felici (io ci sto provando) e se qualcuno di essi fosse un blogger, sicuramente parlerebbe bene dei malgasci e della loro isola.

      Elimina
  3. Divertente l'episodio del viaggio in taxi brousse da Ranohira a Fianarantsoa.

    Sembrava di leggere oggi le comiche.

    Charly

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Peccato che quando sei rattrappita dentro un minibus sotto il sole dei tropici - e devi sottostare alle "pazzie" del conducente - non riesci proprio a vedere il lato divertente della situazione.

      Elimina