giovedì 25 febbraio 2016

Un colossal di stronzate


Se all'aeroporto di Ivato, la polizia di frontiera mi ha confiscato un rotolo di nastro adesivo, con il quale intendevo rendere più sicuro il trolley dalla serratura difettosa, all'aeroporto Marco Polo, dopo aver ritirato i bagagli, i doganieri mi hanno lasciato passare senza fermarmi. Se mi avessero chiesto da dove venivo, avrei detto loro: ”Da Parigi”, mostrando la carta d'identità piuttosto che il passaporto privo di bollo. Sul treno da Mestre a Codroipo, siccome nulla accade per caso, ho chiacchierato con una donna che aveva qualcosa di familiare. Era infatti una friulana, come ho saputo dopo. Evidentemente, avevo bisogno di sentirmi a casa, benché fossi ancora in Veneto, e quella donna me lo ha fatto sentire. Non era bella e non parlava neanche molto, ma ho capito che non la stavo importunando facendo lunghe pause, al termine delle quali era lei a farmi domande sul Madagascar, dal momento che aveva notato non solo la mia stanchezza (mi aveva offerto il suo posto), ma anche le fascette che vengono messe alle maniglie dei bagagli quando si effettua il check in all'aeroporto di partenza e mi aveva chiesto da dove venivo. Le ho mostrato alcune foto rimaste in memoria nella macchina fotografica digitale e che finora non ho pubblicato. Lo faccio ora, con alcune di esse, perché, alla domanda se in Madagascar la vita è facile, la mia risposta è stata: ”No, la gente lotta per l'esistenza, ma lo fa ballando e cantando”.



Per illustrarle che genere di vita conducono i malgasci, avrei potuto raccontarle la favola educativa del pifferaio di Hamelin, ma non mi è venuta in mente. Si tratta di una potente metafora che si può applicare ovunque nel mondo, specie in Italia in questo momento, con un Pifferaio di nome Matteo Renzi che riesce ad ipnotizzare qualche milione di italiani. Altro fenomeno sociologico di rilievo, già evidentissimo in Madagascar e di prossima estensione anche in Italia, è il “Divide et impera”. Di modo che, se la povera gente malgascia massacra i poveri connazionali che rubano gli zebù e risparmia la vita ai parassiti che stanno al governo, in Italia presto la povera gente massacrerà gli immigrati che vengono ospitati in hotel e risparmierà la vita ai parassiti che stanno al governo e che li stanno facendo venire. Ma anche questa non mi è venuta in mente.


Che i malgasci avessero il dono di sopravvivere lavorando duramente e nel contempo prendendo la vita con leggerezza, ballando e cantando, mi ero accorto già dieci anni fa, quando andai in quell'isola la prima volta. Però fa sempre ogni volta un certo effetto vedere come soprattutto le donne e i bambini non riescano a trattenersi dallo sculettare e dall'agitarsi muovendosi a ritmo quando qualche orchestrina dagli strumenti malridotti monta su un pick-up e fa il giro della città. Allora, si vede chiaramente l'effetto Hamelin. Un codazzo di gente allegra che viene portata di qua e di là.


 
Lo sanno bene i politici malgasci che usano questa tecnica per farsi eleggere, con potenti altoparlanti montati sui pick-up e con giovani ingaggiati per regalare magliette e cappellini, e talvolta anche ombrelli, con il faccione sorridente del candidato presidente. Immagino che i più bravi fra i candidati riescano a pagarsi i gadgets con i soldi dei contribuenti, come da sempre i nostri parassiti fanno qui da noi, mentre i meno bravi, se non trovano uno sponsor, devono rinunciare a regalare magliette e cappellini ed elargire solo i decibel della musica che fa impazzire il popolo. Con i regali pre-elettorali, non si può non pensare al “Panem et circenses”, di quando cioè nell'antica Roma gli imperatori gettavano pagnotte al popolo radunato nel Colosseo. In Madagascar gettano letteralmente le magliette confezionate nei cellophane e perfino il nostro autista Michel una volta ha fatto una manovra spericolata con il taxi, con me e Tina dentro, per fermarsi al lato della strada e raccogliere una maglietta gettata da un camion, prima che lo facesse qualcun altro e sfidando i veicoli in transito.


Da noi le “magliette” vengono gettate direttamente in busta paga, come i famosi 80 euro regalati da Renzi l'anno scorso. Il quale non cessa di dimostrare di essere un deficiente mentale, probabilmente adatto a un popolo di deficienti, tanto che all'inaugurazione delle sfilata di moda di Milano, un evento altamente intellettuale e prestigioso che tutto il mondo c'invidia, ha usato il neologismo “petaloso” di cui lo stesso giorno tutti i telegiornali avevano parlato, dando credito a una stupidaggine che più stupidaggine di così non può esistere. La non notizia che un bambino aveva inventato una nuova parola, detta al telegiornale la sera del mio arrivo, è stata l'impatto sgradevole e il bentornato in un paese di merda come l'Italia, il paese in cui sono nato, che mi fa vergognare di essere italiano quando sono in Madagascar e che probabilmente fa lo stesso effetto agli altri italiani in giro per il mondo. Chi, con tutti gli schiaffi morali che prendiamo dall'India, dalla Francia e dalla Germania (per non parlare dello stato di vassallaggio cronico in cui ci troviamo nei confronti degli Stati Uniti), può sentirsi orgoglioso di essere italiano in un qualsiasi paese del mondo? E' già osceno che l'attenzione di milioni di teleidioti (piace questo neolohismo?) sia catturata per lunghissimi minuti, da tutti i telegiornali, rubando lo spazio a notizie vere, sulla storia di un bambino creativo e della sua maestra, ma che un premier, con un tempismo alquanto sospetto, usi in pubblico quella stessa parola, è qualcosa di allucinante. Sembra un test indetto dagli Arconti per vedere fino a che punto gli italiani siano capaci di accettare le stronzate. La prossima volta i telegiornali ci diranno che gli asini volano, Renzi lo ribadirà all'inaugurazione di un meeting gastronomico e tutti i teleidioti italiani ci crederanno.

A me sembra, ogni giorno che passa, di vivere nel film “Idiocracy”, anche se purtroppo la realtà in cui sono ritornato, dopo tre mesi passati fra i selvaggi, è un film che non finisce mai, una noia pazzesca, una Matrix beffarda e disgustosa, un colossal di stronzate che a mala pena riesco a sopportare. Non so più, a questo punto, dove sia meglio passare i miei ultimi anni di vita, se in Madagascar dove almeno si sta al caldo o qui dove ho le mie fredde radici. Sono proprio avvilito.


2 commenti:

  1. Caro Roberto bentornato
    Credo che le emozioni e le riflessioni descritte per il tuo rientro siano comuni a tanti italiani.
    Ma per tanti che siano sono sempre pochi dal momento che la stragrande maggioranza o, più in generale, la stragrande maggioranza di sudditi del mondo viva seguendo le indicazioni del rispettivo pifferaio di turno.
    C'è una globalizzazione di pensiero e di comportamenti che, pur con i vari distinguo, vede una elite che dà ordini ed una moltitudine di umanoidi che vi obbedisce secondo i meccanismi ormai noti anche ai sassi.
    Morirò in questa Italia di merda. Non ho voglia di vedere gente che soffre o vive in condizioni di povertà se pur cantando e ballando. Non ho voglia di vedere nessuno. Il piattume mentale del mondo non lascia scampo. La vita è guidata dall'economia e dalla finanza e l'unico scopo di ogni nostra azione è il profitto. Anche il mare il sole la luna e le stelle hanno rotto il cazzo nella loro altalenante monotonia.
    Resta solo il piacere di condividere le proprie emozioni con qualcuno quando capita. E capita molto di rado.
    Un abbraccio.
    Bentornato Roberto

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    1. Grazie Giovanni.
      Il mare, il sole, la luna e le stelle non hanno colpa e la loro bellezza rimane immutata. C'è solo il problema che mentre li stai ammirando in tutta la loro maestà, arriva qualcuno a rompere le palle.



      Gli altri sono il nostro inferno, diceva Sartre. Difendersi è doveroso.

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