Se
all'aeroporto di Ivato, la polizia di frontiera mi ha confiscato un
rotolo di nastro adesivo, con il quale intendevo rendere più sicuro
il trolley dalla serratura difettosa, all'aeroporto Marco Polo, dopo
aver ritirato i bagagli, i doganieri mi hanno lasciato passare senza
fermarmi. Se mi avessero chiesto da dove venivo, avrei detto loro:
”Da Parigi”, mostrando la carta d'identità piuttosto che il
passaporto privo di bollo. Sul treno da Mestre a Codroipo, siccome
nulla accade per caso, ho chiacchierato con una donna che aveva
qualcosa di familiare. Era infatti una friulana, come ho saputo dopo.
Evidentemente, avevo bisogno di sentirmi a casa, benché fossi ancora
in Veneto, e quella donna me lo ha fatto sentire. Non era bella e non
parlava neanche molto, ma ho capito che non la stavo importunando
facendo lunghe pause, al termine delle quali era lei a farmi domande
sul Madagascar, dal momento che aveva notato non solo la mia
stanchezza (mi aveva offerto il suo posto), ma anche le fascette che
vengono messe alle maniglie dei bagagli quando si effettua il check
in all'aeroporto di partenza e mi aveva chiesto da dove venivo. Le ho
mostrato alcune foto rimaste in memoria nella macchina fotografica
digitale e che finora non ho pubblicato. Lo faccio ora, con alcune di
esse, perché, alla domanda se in Madagascar la vita è facile, la
mia risposta è stata: ”No, la gente lotta per l'esistenza, ma lo
fa ballando e cantando”.
Per illustrarle
che genere di vita conducono i malgasci, avrei potuto raccontarle la
favola educativa del pifferaio di Hamelin, ma non mi è venuta in
mente. Si tratta di una potente metafora che si può applicare
ovunque nel mondo, specie in Italia in questo momento, con un
Pifferaio di nome Matteo Renzi che riesce ad ipnotizzare qualche
milione di italiani. Altro fenomeno sociologico di rilievo, già
evidentissimo in Madagascar e di prossima estensione anche in Italia,
è il “Divide et impera”. Di modo che, se la povera gente
malgascia massacra i poveri connazionali che rubano gli zebù e
risparmia la vita ai parassiti che stanno al governo, in Italia
presto la povera gente massacrerà gli immigrati che vengono ospitati
in hotel e risparmierà la vita ai parassiti che stanno al governo e
che li stanno facendo venire. Ma anche questa non mi è venuta in
mente.
Che i malgasci
avessero il dono di sopravvivere lavorando duramente e nel contempo
prendendo la vita con leggerezza, ballando e cantando, mi ero accorto
già dieci anni fa, quando andai in quell'isola la prima volta. Però
fa sempre ogni volta un certo effetto vedere come soprattutto le
donne e i bambini non riescano a trattenersi dallo sculettare e
dall'agitarsi muovendosi a ritmo quando qualche orchestrina dagli
strumenti malridotti monta su un pick-up e fa il giro della città.
Allora, si vede chiaramente l'effetto Hamelin. Un codazzo di gente
allegra che viene portata di qua e di là.
Lo sanno bene i politici malgasci che usano questa tecnica per farsi eleggere, con potenti altoparlanti montati sui pick-up e con giovani ingaggiati per
regalare magliette e cappellini, e talvolta anche ombrelli, con il
faccione sorridente del candidato presidente. Immagino che i più
bravi fra i candidati riescano a pagarsi i gadgets con i soldi dei
contribuenti, come da sempre i nostri parassiti fanno qui da noi,
mentre i meno bravi, se non trovano uno sponsor, devono rinunciare a
regalare magliette e cappellini ed elargire solo i decibel della
musica che fa impazzire il popolo. Con i regali pre-elettorali, non
si può non pensare al “Panem et circenses”, di quando cioè
nell'antica Roma gli imperatori gettavano pagnotte al popolo radunato
nel Colosseo. In Madagascar gettano letteralmente le magliette
confezionate nei cellophane e perfino il nostro autista Michel una
volta ha fatto una manovra spericolata con il taxi, con me e Tina
dentro, per fermarsi al lato della strada e raccogliere una maglietta
gettata da un camion, prima che lo facesse qualcun altro e sfidando i
veicoli in transito.
Da noi le
“magliette” vengono gettate direttamente in busta paga, come i
famosi 80 euro regalati da Renzi l'anno scorso. Il quale non cessa di
dimostrare di essere un deficiente mentale, probabilmente adatto a un
popolo di deficienti, tanto che all'inaugurazione delle sfilata di
moda di Milano, un evento altamente intellettuale e prestigioso che
tutto il mondo c'invidia, ha usato il neologismo “petaloso” di
cui lo stesso giorno tutti i telegiornali avevano parlato, dando
credito a una stupidaggine che più stupidaggine di così non può
esistere. La non notizia che un bambino aveva inventato una nuova
parola, detta al telegiornale la sera del mio arrivo, è stata
l'impatto sgradevole e il bentornato in un paese di merda come
l'Italia, il paese in cui sono nato, che mi fa vergognare di essere
italiano quando sono in Madagascar e che probabilmente fa lo stesso
effetto agli altri italiani in giro per il mondo. Chi, con tutti gli
schiaffi morali che prendiamo dall'India, dalla Francia e dalla
Germania (per non parlare dello stato di vassallaggio cronico in cui
ci troviamo nei confronti degli Stati Uniti), può sentirsi
orgoglioso di essere italiano in un qualsiasi paese del mondo? E' già
osceno che l'attenzione di milioni di teleidioti (piace questo
neolohismo?) sia catturata per lunghissimi minuti, da tutti i
telegiornali, rubando lo spazio a notizie vere, sulla storia di un
bambino creativo e della sua maestra, ma che un premier, con un
tempismo alquanto sospetto, usi in pubblico quella stessa parola, è
qualcosa di allucinante. Sembra un test indetto dagli Arconti per
vedere fino a che punto gli italiani siano capaci di accettare le
stronzate. La prossima volta i telegiornali ci diranno che gli asini
volano, Renzi lo ribadirà all'inaugurazione di un meeting
gastronomico e tutti i teleidioti italiani ci crederanno.
A me sembra,
ogni giorno che passa, di vivere nel film “Idiocracy”, anche se
purtroppo la realtà in cui sono ritornato, dopo tre mesi passati fra
i selvaggi, è un film che non finisce mai, una noia pazzesca, una
Matrix beffarda e disgustosa, un colossal di stronzate che a mala
pena riesco a sopportare. Non so più, a questo punto, dove sia
meglio passare i miei ultimi anni di vita, se in Madagascar dove
almeno si sta al caldo o qui dove ho le mie fredde radici. Sono
proprio avvilito.
Caro Roberto bentornato
RispondiEliminaCredo che le emozioni e le riflessioni descritte per il tuo rientro siano comuni a tanti italiani.
Ma per tanti che siano sono sempre pochi dal momento che la stragrande maggioranza o, più in generale, la stragrande maggioranza di sudditi del mondo viva seguendo le indicazioni del rispettivo pifferaio di turno.
C'è una globalizzazione di pensiero e di comportamenti che, pur con i vari distinguo, vede una elite che dà ordini ed una moltitudine di umanoidi che vi obbedisce secondo i meccanismi ormai noti anche ai sassi.
Morirò in questa Italia di merda. Non ho voglia di vedere gente che soffre o vive in condizioni di povertà se pur cantando e ballando. Non ho voglia di vedere nessuno. Il piattume mentale del mondo non lascia scampo. La vita è guidata dall'economia e dalla finanza e l'unico scopo di ogni nostra azione è il profitto. Anche il mare il sole la luna e le stelle hanno rotto il cazzo nella loro altalenante monotonia.
Resta solo il piacere di condividere le proprie emozioni con qualcuno quando capita. E capita molto di rado.
Un abbraccio.
Bentornato Roberto
Grazie Giovanni.
EliminaIl mare, il sole, la luna e le stelle non hanno colpa e la loro bellezza rimane immutata. C'è solo il problema che mentre li stai ammirando in tutta la loro maestà, arriva qualcuno a rompere le palle.
Gli altri sono il nostro inferno, diceva Sartre. Difendersi è doveroso.