Testo di Paolo Barnard
Gertrude Bell,
archeologa e amministratrice coloniale inglese, donna intraprendente
e perfettamente a suo agio nella durezza del deserto mesopotamico
negli anni 1918 e 1919. L’estetismo di Gertrude va cercato nel
modo in cui ella si inventò, tracciandola di persona, la frontiera
che separerà in un futuro non distante l’Iraq dall’Arabia
Saudita, confezionando così due nazioni mai esistite prima. Jonathan
Raban, il saggista angloamericano di cui ho accennato in precedenza,
scrive in proposito: “Cavalcando fra le dune Gertrude Bell
trascinava elegantemente un bastone che lasciava un solco nella
sabbia, mentre alle sue spalle un nugolo di ragazzi autoctoni
piantava pali di legno a intervalli regolari lungo quella traccia…
Questi Stati fittizi furono forniti di Re a immagine e somiglianza
della monarchia britannica… e necessitarono di dittatori armati
fino ai denti e protetti da onnipotenti polizie segrete.
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