Fonte: Sardinia Post
Sardegna, polveriera
al centro del Mediterraneo? Il rischio è concreto, specie dopo che
“la Rwm Italia Spa si è
aggiudicata un ordine del valore di 225 milioni di euro per la
produzione e lo sviluppo di ordigni“.
A diffondere la notizia è la Rheinmetall,
colosso tedesco degli armamenti che controlla la Rwm, società salita
alla ribalta delle cronache per l’esportazione di bombe dall’Isola
all’Arabia Saudita. “Il contratto
pluriennale –spiega il
comunicato della casa madre tedesca – è stato stipulato
con un partner europeo.
Gli armamenti saranno prodotti congiuntamente dalla Rwm e da un altro
contractor europeo”, di cui però non viene divulgato il nome.
Insomma, poche righe per una novità che non mancherà di suscitare
reazioni: solo un fugace riferimento alla stazione appaltante, “un
partner europeo”, e nessun indizio sul tipo di armamenti
commissionati. Neanche l’edizione statunitense dell’agenzia
Reuters,
che ha
divulgato la notizia lo
stesso giorno – il 10 marzo – in cui la Reinmetall ha rivelato
l’aggiudicazione della commessa, fornisce ulteriori particolari.
Ma tutti
gli indizi portano in Francia.
Infatti, lo scorso 11 gennaio il
ministero della Difesa francese ha
assegnato alla Rwm Italia una commessa del valore di 225 milioni
di euro per la fornitura di bombe.
La somma è dunque uguale a quella riportata dal comunicato della
Rheinmetall. E gli armamenti a cui fa riferimento il contratto per lo
sviluppo e la fornitura di 4 tipi di bombe Mk82 compatibili con
quelli prodotti a Domusnovas. A Ghedi, invece, località in provincia
di Brescia che ospita un’altra sede della Rwm Italia, non si
utilizzerebbe più l’esplosivo, che viene invece prodotto e
maneggiato negli impianti sardi. Ecco perché c’è da aspettarsi un
forte coinvolgimento della Sardegna nell’affaire
française.
L’avviso
che il 16 dicembre del 2014 ha dato il via alla gara conclusasi il 30
dicembre 2015 con la stipula del contratto tra la Rwm e il Ministero
della Difesa francese rivela un aspetto non secondario.
Inizialmente, infatti, il valore della fornitura ammontava a 90
milioni di euro, ma nel corso del 2015 la somma è lievitata fino ai
225 milioni di oggi. Insomma, le carte in tavola devono essere
cambiate durante la procedura negoziata. Il bando del 2014 precisa,
inoltre, che “le bombe saranno prodotte negli stabilimenti del
titolare dell’appalto (e dei suoi partner), oltre che nei siti
della Difesa in Francia”.
“La consegna della
fornitura avrà luogo nella Francia metropolitana”, precisa infine
l’avviso ministeriale con un linguaggio dal sapore coloniale. E di
fatto la produzione sarà effettuata in terre d’oltremare. Considerata l’entità
della nuova fornitura, una domanda è d’obbligo: che
la Rwm Italia abbia
intenzione di ampliare gli impianti sardi?
La domanda l’ha posta direttamente alla società il
giornalista dell’Ard (radiotelevisione pubblica tedesca) Karl
Hoffmann. “Per
ragioni di concorrenza non possiamo rivelare le nostre intenzioni”,
questa l’ambigua risposta della Rwm. Mentre è pressoché certo che
la nuova commessa da 225 milioni (in più anni) determinerà un
aumento della produzione degli stabilimenti sulcitani.
Sempre più segnato
sembra allora il destino della Sardegna, spinta dalla corsa globale
agli armamenti a trasformarsi nell’Isola delle bombe. Stando ai
recenti dati Istat, gli armamenti sono infatti seri candidati
alla scalata di posizioni nella classifica dell’export isolano.
Nonostante sia impensabile scalzare dalla vetta la petrolchimica,
l’attuale trend spinge in alto l’industria delle armi, capace di
realizzare fatturati milionari con poche decine di lavoratori. Ma
un’economia basata su bombe e prodotti petroliferi non sembra
essere la soluzione ai problemi della Sardegna. La politica, da parte
sua, osserva in silenzio. E lascia fare.
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