Fonte: Luogo Comune
Sono un medico: da
qualche anno solo sulla carta. Ho lavorato come libero professionista
per circa dieci anni e poi ho abbandonato volontariamente la
professione. Era un mondo che non mi apparteneva più. Dopo gli studi
universitari intrapresi una lunga salita per aprire la mia attività,
non avevo genitori medici o comunque impegnati in altre attività
sanitarie. Ho sempre avuto un’innata passione per la scienza in
generale, ma col tempo ho constatato che la ricerca scientifica
accademica spende molto spesso le sue energie per fini discutibili.
Ho cambiato lavoro, guadagno meno, ma mi sento sereno per aver
mantenuto la mia indole: ricercare l’onestà nella conoscenza
scientifica. Posso dire che qualcosa finalmente sta cambiando: è
vero che la carriera medica passa di frequente per vie oscure, ma
molti ex-colleghi, con i quali ho mantenuto l’amicizia, si stanno
ricredendo intorno alla presunta genuinità di una materia ritenuta
“intoccabile”.
È forse solo questione di tempo. Dopo aver
travisato a lungo il giuramento di Ippocrate, la medicina ufficiale
avrebbe bisogno veramente di un cambiamento radicale. Paradossalmente
la materia che dovrebbe rappresentare la vocazione per eccellenza
finalizzata al benessere dell’umanità è stata contagiata invece
da una delle peggiori malattie dell’umanità: l’avidità. Giri
di affari di miliardi di dollari hanno invertito i ruoli: un tempo
era la medicina che eventualmente si avvaleva della farmacologia,
oggi è la farmacologia che si serve sistematicamente della
medicina.
Nell’articolo si cita Richard Horton (foto), ma ci sono tantissimi altri personaggi autorevoli che hanno portato allo scoperto verità molto scomode sul legame tra medicina e industria farmaceutica: Marcia Angell, Jerry Kassirer, Richard Smith, Lucija Tomljenovic, Peter Rost, ecc. La buona notizia, come accennavo sopra, è che sempre più medici e ricercatori in campo sanitario stanno dubitando seriamente della buona fede della medicina ufficiale. Mi è sempre rimasta in mente questa frase che lessi in un libro di omeopatia: “La Medicina è una: quella che funziona.” Purtroppo è stato sempre negato alle cosiddette medicine alternative di confrontarsi onestamente con il sapere accademico, e questo è un'ulteriore prova a sfavore di una medicina che si autodefinisce “scientifica”.
Studi e risultati alterati, statistiche manipolate, range dei valori di laboratorio sempre più ristretti, allarmismo sanitario dilagante, reticenza degli effetti indesiderati e/o avversi e dei rischi connessi alla terapia sono solo alcuni degli elementi che le grandi lobby dell’industria farmaceutica impongono alla medicina ufficiale. Se ci sono stati dei traguardi importanti in campo medico, questi riguardano soprattutto la bio-ingegneria, mentre per esempio in campo oncologico c’è stato un colossale tracollo. Se solo si provasse ad ascoltare le ragioni di Hamer (foto) riguardo all’eziologia delle patologie…ma per carità! Meglio continuare a trovare sui sacri testi di medicina la lunghissima lista di malattie nella cui trattazione compaiono le cantilene: “…la causa è ignota…”, “…eziologia sconosciuta…”, “…si tratta di una malattia primaria (o idiopatica o essenziale)…”. Bisogna agire a monte, non a valle del problema. Ma si sa, da una medicina che considera l’uomo solo una macchina organica non puoi aspettarti dei miracoli.
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