I giovani gigioni

Alle medie avevo un professore di scienze che adoravo. Ci permetteva di tenere alcuni terrari con delle bestioline in uno sgabuzzino e io vi passavo la ricreazione accudendole. Un giorno un compagno di classe gli chiese se aveva visto il film la sera prima, intitolato “Il massacro di Fort Apache”. Lui corresse così: “L’idillio di Fort Apache, vorrai dire!”. Nessuno di noi studenti aveva mai sentito quella parola, idillio, ma il senso forse lo capimmo lo stesso: più che di scene di guerra combattuta, nel film c’erano scene di intrallazzi amorosi. Vedendo il film “I giovani leoni”, ho avuto la stessa sensazione. Balli e baci. Casti, questi ultimi, ovviamente, come si addiceva ai film degli anni Cinquanta. Balli di qua e di là delle barricate, prima della guerra e a guerra iniziata, balli sempre e comunque, perché la vita è una sola. Baci tra i soldati americani in partenza per il fronte e le loro fidanzate e baci tra soldati tedeschi occupanti e ragazze parigine occupate, pur con qualche reticenza patriottica. Alla fine, scene di guerra guerreggiata, poche, ma il biondo Marlon si dimostra buono d’animo e di carattere, leale con il suo capitano e, nel finale, anche inorridito per il massacro di prigionieri nei campi di concentramento. Un sovrintendente del campo usa l'espressione "camere a gas" e questo mi ha fatto sentire un campanello d’allarme. 

Il film è del 1958 ed è tratto da un romanzo di Irwin Shaw di dieci anni prima, ma io mi chiedo: cosa ci faceva il romanziere americano a Tel Aviv nel 1948? Era per ricevere una qualche consacrazione o era ebreo egli stesso? Il film, con il nazista buono e gli americani eroi, è uno dei tanti della propaganda sionista. Da quando esiste Hollywood non hanno mai smesso.