sabato 5 settembre 2020

L'infanzia, tra propaganda e realtà


Testo di Marco Palladino

Quattro neonati muoiono in maniera atroce ed altri rimangono per sempre cerebrolesi, all'ospedale di Verona (non di Kabul), per acqua contaminata da un batterio, usata per allungare il loro latte e presa, come nemmeno per i cani, dal rubinetto. All'ospedale di Lipari, una giovanissima ragazza muore, come nemmeno nei macelli, per il rifiuto di fare una tac e per la mancanza di un semplice saturimetro, che avrebbe svelato la gravità della situazione. In Calabria, nello stesso giorno, per casi di malasanità e disfunzioni varie, muore un bimbo dentro la pancia della mamma, a Cosenza, e una partoriente a Crotone. E si potrebbe continuare all'infinito. Allora, quando di fronte a questo massacro quotidiano, non riscontrabile nemmeno nel peggior inferno del Burundi, senti dire che, gli stessi che lo hanno determinato e voluto, ci stanno salvando con mascherine, col vaccino, col distanziamento e minchiate varie, bisognerebbe fare una sola cosa, solo una: prenderli e gettarli direttamente in un alto forno a 10.000 gradi. Magari in quello dell'Ilva, di cui vanno tanto fieri.

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