La Natura è dispettosa. In inverno c’è freddo e gli animali sono in letargo. In estate, quando il clima sarebbe propizio per delle belle camminate, bisogna fare i conti con i simulidi, le zanzare e i tafani, per non parlare delle zecche. Tutti loro vogliono il nostro sangue. Se ci si abitua alla loro fastidiosa presenza, si possono fare anche degli incontri interessanti, ma non è scontato. Oggi per esempio, non ho nulla da registrare di notevole, sul piano zoologico. Sono tornato in quell’anello dove qualcuno ha organizzato una corsa campestre, lasciando poi le frecce di legno rosse abbandonate, senza curarsi di rimuoverle. A volte, legano anche nastri di plastica bianchi e rossi ai rami degli alberi, per far sì che i podisti non si perdano. E anche in quel caso, nessuno degli organizzatori si preoccupa di andare a toglierli, una volta che la corsa campestre è stata fatta. Qui, dove sono andato oggi, non c’erano quegli addobbi “natalizi”, ma solo le frecce di legno rosse.
In quella specie di circuito ad anello ci dovevo andare con mia figlia e giorni fa sembrava che la cosa le interessasse, ma poi in lei ha prevalso la pigrizia e la scusa che ha accampato è che fa troppo caldo per i suoi gusti. Nella realtà, a parte il fastidio degli insetti, la temperatura mi è sembrata accettabile, anche perché dipende dalle ore della giornata in cui si va. E, a proposito di insetti, in quella zona, la prima volta che ci sono stato, sono stato assalito da zanzare gigantesche, di una specie mai vista, e infatti avevo chiesto la collaborazione di mia figlia per capire di che zanzare si tratta. Non è la zanzare tigre, che so riconoscere, ma una grande il doppio di quelle che ci entrano normalmente in casa la sera. Avevo chiesto a mia figlia che filmasse da vicino uno di quegli enormi ditteri mentre mi succhiava il sangue da un braccio, così da ottenere un breve filmato, per cercare poi di scoprire di che specie si trattasse. Oggi, a distanza di un mese, ritornato nello stesso posto, non ne ho viste. Non è la prima volta che assistiamo ad invasioni di specie aliene, come vengono chiamati quegli animali che non sono tipici dei nostri territori. Oggigiorno infatti si sta parlando di un bellissimo coleottero, la Popilia japonica, che pare stia facendo gravi danni alle coltivazioni. Come dice il nome, viene dal Giappone e, non trovando qui da noi predatori che la tengano sotto controllo, si moltiplica a dismisura. Nella Bassa pianura friulana, dove abito, ancora non si è visto, ma i notiziari locali dicono che a Lignano sta facendo sfracelli.
Un mese fa, seguendo il sentiero usato dagli atleti per la corsa, avevo trovato un orbettino apparentemente assonnato. E’ stato facile catturarlo, portarlo a casa, fargli un video per poi tornare a liberarlo nello stesso posto il giorno dopo. Da qualche tempo, il mio obiettivo sono i rettili, quelli veri, ma a parte brevi avvistamenti, due sono stati i colubri di Esculapio con cui ho avuto incontri ravvicinati. Uno l’ho catturato facendogli il video come di consueto, per poi liberarlo nello stesso posto, mentre l’altro, che non mi aspettavo di trovare perché portavo a passeggio i cani, non sono risucito a catturarlo, e nemmeno a documentarne l’incontro. Ancora non mi è mai successo di trovarmi faccia a faccia con un Biacco, che forse è il serpente più comune in zona. Ne ho visti un paio, della sottospecie Carbonarius, ma mi hanno visto prima che io mi accorgessi di loro. Coltivo ancora la speranza di incontrarne uno. E magari anche una vipera, se fosse possibile.
I boscaioli erano le vestali delle selve, luoghi magici che dovrebbero rimanere il più possibile inviolati, intonsi, ovvero preservati dalle invasioni vandaliche di corridori appiedati, pensionati irrequieti, spargitori di rifiuti che rimangono incorrotti in superficie per decenni, biche di escrementi umani attorno ai quali orbitano mosconi cangianti, dal nero profondo al verde kawasaki....
RispondiEliminaCi si imbatte, è vero, in legnetti che hanno delimitato le corse o maratone silvestri, nastri in plastica tipo crime scene, scena del crimine dei telefilm polizieschi americani, sempre per delimitare il tragitto dei corridori di cui sopra, roba che viene rimossa di rado, più che altro prima delle elezioni amministrative locali, assoldando adolescenti sfigati nel senso più ampio, menopausande dai fianchi opimi e chiapponi pronti ad esplodere sotto i pantaloni super rinforzati ed elasticizzati, pensionati segaligni che, più che avere a cuore il destino del pianeta, non hanno una cippa da fare, né ci sono nuovi cantieri da cispare* nel fondovalle.
Così non va ragazzi, anche il bosco perde di fascino e di mistero Gli hobbit, gli elfi, i bigfoot non salgono più in superficie, fra felci e tronchi caduti. Se ne stanno nella terra di sotto, nelle foreste fiabesche di Agartha, dove l'aurora ** sparge una luce soffusa, un tiepido calore che non brucia......
* sinonimo gergale di guardare, dal libro Arancia Meccanica di Anthony Burgess.
** il sole di Agartha.
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Elimina"pensionati irrequieti"
Ogni riferimento a persone presenti o assenti è puramente casuale... Io comunque, non sono pensionato...
Citazione:
"spargitori di rifiuti che rimangono incorrotti in superficie per decenni"
Sulla strada del ritorno (in bici) mi sono fermato a raccogliere una bottiglia di plastica sul bordo della strada asfaltata.
Ho notato che aveva il suo bel tappo collegato all'apertura e non ho potuto fare a meno di pensare che legare il tappo alla bottiglia sarà anche una buona idea, ma non serve a nulla se i maleducati continuano a buttare i rifiuti fuori dal finestrino dell'auto in corsa.