Mi accorgo subito quando un animale sta male. L’ape legnaiola era a terra, davanti alla macchina parcheggiata sotto la tettoia. Avrei dovuto comunque spostarla da lì, e così l’ho presa, messa in un terrario e filmata. Faceva degli strani movimenti, come se volesse liberarsi di qualcosa che la molestava dall’interno. Anche gli insetti possono avvelenarsi, per esempio quando vengono morsicati da un ragno. Me n’ero già accorto con un insetto stecco, che poi alla fine è morto a causa del veleno del ragno. Almeno, questa è la conclusione a cui sono giunto. La Xilocopa non so che fine abbia fatto, ma sicuramente è riuscita ad oltrepassare il bordo del vaso delle piantine grasse, posto sul davanzale, e quindi a riacquistare la libertà, sempre che lo stato precario di salute non l’abbia semplicemente portata a morire lontano. Mi sembra un po’ presto per morire, visto che siamo in piena estate e il compito di riprodurre la specie è in piena attuazione. Ma gli incidenti possono sempre capitare, anche alle inoffensive api del legno. Lei è la più grande ape d’Europa, oserei dire anche la più brutta, nera, come un tizzone d’inferno, rumorosa, ma affatto combattiva. La sua puntura è dolorosa, come quella dei bombi, ma in entrambi di casi si tratta di imenotteri non aggressivi. Devono proprio essere messi alle strette per pungere. Come tutte le api, è un insetto impollinatore e quindi è importante per gli ecosistemi naturali. Depone le uova dentro cellette, una per celletta, scavate nel legno marcescente, e perciò è chiamata Legnaiola. La sua pianta preferita, con cui pascersi di polline, è il glicine. Nel mio giardino non c’è, ma è abbastanza diffuso in zona come pianta ornamentale.
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