L’unica cosa positiva della mia uscita domenicale in campagna è che non ho incontrato esseri umani. Né contadini, né cicloescursionisti. Troppo caldo. Forse sono tutti in ferie, o quasi! Subito, appena finito l’asfalto, quando ancora ero in bici, una poiana in volo a breve distanza, che mi ha attraversato il campo visivo, da sinistra a destra, come un gatto che attraversi la strada. Poco più tardi, un’upupa ha attraversato un campo da una siepe a quella opposta: l’ho riconosciuta dal volo sfarfallante. Mentre uscivo di casa, mi sono chiesto: “Lo porto il binocolo?”. Siccome cerco serpenti, guardo più a terra che in cielo, e l’ho lasciato a casa. E poi, sapete cosa succede? Che quando si riesce ad inquadrare e a mettere a fuoco, l’uccello in questione non c’è più, sparito! E quindi il binocolo diventa un peso inutile ed ingombrante. Ho già una mano impegnata con la pinza “acchiappaserpenti” (che finora non ho mai usato).
Di tanto in tanto il rigogolo emetteva il suo verso liquido, simile a un miagolio. Gabbiani, in alto nel cielo, ma questo perché in zona ci sono molti allevamenti di trote. Merli, per concludere il quadretto ornitologico, che non mancano mai, e qualche capinera, un po’ qui un po’ là. Usignoli in silenzio. Poiché sono tornato nello stesso posto delle farnie, dove la prima volta avevo trovato alcuni coleotteri mangiati dalle ghiandaie, c’era la possibilità che trovassi cervi volanti senza l’addome, destinati a morire ma con le zampette ancora frementi. Per fortuna non ne ho trovati, altrimenti avrei dovuto fare un gesto che mi ripugna: schiacciarli, per porre fine alle loro sofferenze, cosa che finora non mi era mai riuscita di fare. Quindi, in definitiva, niente coleotteri da sopprimere, oggi, e neanche l’ombra di un biacco o di un saettone. Va bene lo stesso. Visitatori, nel biotopo delle risorgive di Flambro, zero. Sono tutti in ferie, o quasi. Bene così! Meno umanoidi incontro e meglio sto.
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