lunedì 9 novembre 2015

Era solo un giocoso border collie


 
UDINE. «All’ultimo referendum nazionale sulla caccia, nel ’92, ho votato contro. Ero un animalista». Paolo Viezzi, presidente di Federcaccia, è seduto al sole di un tavolino di piazza San Giacomo e, mentre osserva come promesso la veglia silenziosa delle associazioni in memoria di Adamas, ci rivela un dettaglio tutt’altro che insignificante del suo passato. Nei giorni scorsi, infatti, sono state le sue dichiarazioni sul fatto che l’omicidio è «avvenuto nei confronti di un animale e non di un essere umano» a suscitare l’indignazione dei più, compresi anche componenti di altre associazioni di categoria - Sandro Levan, della Pro segugio, in primis - che hanno accusato lo stesso Viezzi di profonda insensibilità. Eppure, il presidente di Federcaccia è diventato cacciatore proprio grazie a un cane.



«Nel 1992, la mia compagna di allora prese un bastardino che ero solito portare a passeggio con me. Un giorno – ricorda –, senza nemmeno sapere cosa fosse un cane da ferma, lo ammirai stupefatto immobilizzarsi con occhi trasecolanti e concentratissimi davanti a un fagiano. Nel giro di tre anni divenni un cacciatore, perché dovevo ripetere quell’esperienza di istinto e complicità, e nel ’99 fui eletto presidente di Federcaccia». Un racconto che tratteggia la complessa personalità dell’avvocato Viezzi, che continua a parlarci, mentre l’abbaiare dei numerosi cani in piazza si alterna ai rintocchi delle campane di San Giacomo.

«Ciò che è successo a San Daniele è un fatto assolutamente deprecabile – dice –, ma per me è anche insopportabile pensare che ci sia qualcuno che considera la caccia uno sport, visto che per me è molto di più: la caccia è un modo di vivere». Una posizione che difficilmente può scendere a compromessi con i pensieri degli animalisti, che hanno alzato la loro voce rispetto alle attività venatorie, che vorrebbero abolite, sulla scia di quel che è successo al border collie Adamas, freddato una settimana fa a San Daniele. «Il vero problema – ammette serafico Viezzi – è in primis la normativa, assurdamente fumosa e complicata, in secondo luogo il fatto che il legislatore risponde troppo spesso a situazioni emotive come questa, creando ancora più confusione nei regolamenti».

 
Il messaggio di Federcaccia è chiaro: la caccia non va abolita, ma disciplinata meglio e più chiaramente. «Ci sono 22 leggi regionali sulla caccia – osserva –, alle quali si aggiunge un’infinità di regolamenti, per la bellezza di più di mille articoli che cambiano fin troppo spesso mettendo in difficoltà anche chi, come me, è del mestiere. Non solo le persone comuni non sanno dove poter passeggiare, ma anche per gli stessi cacciatori è troppo complicato identificare le zone riservate. E, nonostante la federazione si batta da 20 anni per risolvere questa situazione, la normativa in tutta Italia rimane sempre troppo complicata». Il presidente di Federcaccia sorride davanti ai duecento manifestanti. «Se chiedevo ai miei associati di manifestare – dice – saremmo stati almeno duemila». E scansa anche le critiche di alcune categorie di cacciatori. «Ho ricevuto molti messaggi dagli associati di Pro Segugio – spiega –, che si sono allontanati dalle dichiarazioni del loro presidente Levan, che a quanto pare si è espresso con posizioni personali. Dev’essere ben chiaro che lui, così come il cacciatore che ha ucciso il cane, non rappresentano in alcun modo la categoria. È chiaro che ci siano dei cacciatori che, sbagliando, violano le norme – conclude Viezzi –, ma si contano davvero sulle dita di una mano».

Nessun commento:

Posta un commento