lunedì 7 dicembre 2015

Un imprenditore principiante fra dubbi, difficoltà e speranze


In questo mio undicesimo viaggio in Madagascar, sono venuto per lavorare e non me ne tornerò in Italia senza prima aver concluso qualcosa di buono. Tramontata l'ipotesi di lavorare con Alessandro, nel suo ristorante ad Antsirabe, fra poco mi stabilirò a Tulear, che conosco da anni, e dove vorrei cominciare con qualcosa di semplice: la prima colazione malgascia. Certo, non arriverò mai ai livelli del signor Fabrizio, napoletano, che da sedici anni vive in Madagascar e che ha aperto il ristorante Nerone nel quartiere di Antaninarena a Tanà. Ci sono stato ieri con Tina e abbiamo preso una pizza per 14.000 ariary, pari a 4 euro. Il locale, che diffondeva musica italiana, è frequentato soprattutto da vazaha, ovviamente. Io voglio cominciare con il caffè malgascio, utilizzando la caffettiera che mi sono portato dietro, ma dovrò rinunciare ai miei principi, perché i malgasci, la mattina, non bevono il caffè senza macchiarlo con il latte. Potrei usare il cattivissimo latte di soia venduto nei supermercati, ma dopo il primo assaggio i clienti lo rifiuterebbero e non si farebbero più vedere. E oltretutto, questo farebbe lievitare i prezzi rendendo il mio chiosco proibitivo per le loro finanze.



Per accompagnare il caffè i malgasci mangiano i boko boko o le mukari che sono rispettivamente un dolce di farina tondeggiante, fritto nell'olio e un tortino di riso. A volte, se vogliono strafare, comprano mezza baguette, la aprono a metà mettendoci del burro e la intingono nella tazza di caffè. Normalmente, le panche sono rudimentali assi sostenute da paletti infissi nel terreno e anche il tavolo è di legno, coperto da una tela cerata. Quasi sempre c'è una tettoia per proteggersi dal sole che in estate picchia già dal mattino presto. Non vengono forniti né piattini, né tovaglioli e le tazze sono pentolini di metallo col manico, spesso sbeccati. Lo zucchero viene fornito a volontà e per macchiare il caffè si usa il latte condensato di produzione locale. Il prezzo del caffè malgascio è di 200 ariary, pari a 17 centesimi di euro. I boko boko e le mukari costano 100 ariary l'uno, 8 centesimi.


Io avrei pensato di sistemare tavoli da pic-nic con sedie di plastica. Metterei a disposizione tovaglioli di carta e biscotti per dare al chiosco un tocco di occidentalizzazione. Il giornale del giorno, sul tavolo, potrà essere letto mentre il cliente aspetta di essere servito. Per fare il caffè potrei comprare un fornelletto a due fuochi, con annessa bombola, ma anche la fatapera con carbonella potrebbe fungere da fonte di calore. Per lavare le tazze usate, in assenza di acqua corrente, ho pensato a due secchi, uno con acqua e detersivo e l'altro di acqua normale per risciacquarle. Annika, la figlia di Tina, sarebbe addetta all'asciugatura di tazze, piattini e cucchiaini, oltre ad andare tutte le mattine a comprare il pane fresco, sempre che ciò non la faccia arrivare tardi a scuola. La madre di Tina, Zenisy, potrebbe rendersi utile cucinando i boko boko e le mukari. A fare il caffè e all'acquisto di merce e mobilio ci penserei io. Tassa di occupazione di suolo pubblico non si paga, ma ciò non significa che qualche poliziotto non verrebbe a prendersi la mazzetta, una volta realizzato che il padrone del chiosco è un vazaha, ma Zenisy dovrebbe servire a fare da....paravento, dichiarando cioè di essere lei la proprietaria del baretto.


E se Tina l'anno scorso non avesse venduto il frigo che avevo comprato, si poteva pensare di tenere aperto tutto il giorno, fornendo anche bibite ghiacciate e magari anche piatti tipici già pronti come le carote alla julienne, le rape rosse con maionese e la soupe cinese, ma io non sono molto propenso a comprare un altro frigo per poi scoprire, al mio ritorno, che è stato venduto. Se in Italia mi sarebbe impossibile fare una cosa del genere e il nemico sarebbe lo Stato succhiasangue con i suoi finanzieri, qui il nemico indossa la divisa del poliziotto corrotto, che, come tutti, fa vazaha profite. Per tacere del fatto che anche Tina, che mi dovrebbe essere alleata, non mi facilita il compito di aprire un'impresa commerciale se mentre sono in patria va a vendere mobilia ed elettrodomestici.


2 commenti:

  1. bè....dai almeno (fino ad ora)la tina non ha venduto anche te!!!
    OKKIO che non si metta d'accordo con qualche poliziotto nel dividersi le tue finanze..........
    da quanto dici il madagascar sarà anche bello,ma da turista.....lo stato non sarà esigente come qua ma x il resto non sai se il giorno dopo 6 vivo o morto o ridotto sul lastrico magari dalla dolce mogliettina.......
    non mi sembra un posto adatto x viverci,perlomeno non migliore dell'italia.

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    1. Peccato che non ti sei firmato perché sembri essere un vero intenditore del Madagascar.


      Per fortuna, sono fuori pericolo per quanto riguarda un eventuale tradimento da parte di Tina.

      Quello che dici tu può succedere se frequenti le makorele, cioè le signorine mercenarie.

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