Testo di Paolo Sensini
Barack Obama è
dispiaciuto, molto dispiaciuto. In una recente intervista rilasciata
al magazine "The Atlantic", il Premio Nobel (preventivo)
per la Pace ha deplorato gli esiti della campagna militare che nel
2011 ha distrutto la Libia facendola piombare nella condizione di
"Stato fallito". A tale proposito il presidente scarica
tutte le responsabilità dell'operazione sulle spalle di Nicolas
Sarkozy e David Cameron, anche se dopo l'uccisione di Gheddafi il
Segretario di Stato dell'epoca...
...Hillary Clinton, si era compiaciuta
in diretta televisiva usando nientemeno che le parole di Cesare: «We
came, we saw, he died» (siamo venuti, abbiamo visto e lui è morto).
Ma cos'è che il furbastro Obama si dimentica di dire? Per esempio
che la coalizione anti-Gheddafi a guida NATO riuniva le forze di 15
Paesi coordinati dagli Stati Uniti sotto comando AFRICOM, con sede a
Stoccarda. Dei 350 aerei e 60 navi da guerra che hanno bersagliato
per otto mesi la Libia ben 97 bombardieri erano americani, compresi
30 elicotteri, 3 sottomarini nucleari con lanciamissili da crociera,
2 cacciatorpediniere e 3 navi anfibie. Praticamente il nerbo delle
forze che hanno preso d'assalto il Paese nordafricano erano
statunitensi. Ma ora, a pochi mesi dalla fine del suo secondo mandato
presidenziale, l'inquilino della Casa Bianca si riveste con i panni
immacolati dell'agnellino.
La verità è che fu Washington, come dominus degli equilibri mondiali, a imporre agli europei e alle petro-monarchie del Golfo di rimuovere Gheddafi e procedere a vele spiegate verso la "riconfiugurazione" del Nuovo Medio Oriente. Ma Obama sa che può raccontare qualsiasi menzogna perché, come sempre, le sue parole verranno trangugiate dall'opinione pubblica occidentale. Il presidente conosce bene i suoi polli e così, in vista di nuove e sfolgoranti mete future, procede fino in fondo nella recita del suo copione.
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