Dopo Attila e Luciano,
rispettivamente ungherese e rumeno, ieri finalmente anche Valentino,
friulano, ha trovato il tempo di venire a prendersi i suoi semi e con
lui i doni dal Madagascar sono finiti. Per la verità, i minerali che
Attila e Luciano mi avevano prenotato non si possono considerare
propriamente dei doni, perché me li sono fatti pagare, com'è giusto
che sia. Considerato che io stesso li avevo comprati, nonché tutta
la fatica, con annesso stress aeroportuale, che ho fatto,
l'amazzonite, i berilli, la rodizite e gli altri campioni glieli ho
fatti pagare anche poco, mentre i semi di jacaranda, di iperico, di
cicadina e delle altre leguminose, non li ho dovuti comprare perché
li ho trovati per terra o li ho colti direttamente dalle piante
durante le passeggiate.
Valentino, prima della mia partenza, mi aveva
fatto sapere che gli interessavano soprattutto semi di piante
commestibili, ma come con Luciano e Attila non mi è stato possibile
trovare i minerali da essi prenotati, così con Valentino solo quelli
della pianta localmente chiamata Tsynefo (pron. cinefu), una ramnacea, si possono
considerare commestibili, mentre gli altri sono o ornamentali o
selvatici senza alcuna utilità per l'uomo. I frutti del Tsynefo,
quando sono maturi, vengono venduti nei mercati e i ragazzini si
arrampicano sugli alberi, nella brousse, per raccoglierli. Mi pare
che Valentino, giardiniere comunale laureato in botanica, sia rimasto
comunque soddisfatto, tanto che ha preso appunti e ha fotografato uno ad uno i gruppi di
semi, con la sua Canon digitale da 500 euro. Credo che avrei bisogno
anch'io di una cosa così, perché infatti in Madagascar non si
trovano più i rullini per le analogiche come la mia Nikon e questo
fenomeno, com'è noto, si chiama obsolescenza programmata. Per fortuna
mi ero portato dietro anche la piccola digitale Kodak, con la quale
ho potuto tenere un reportage dal Madagascar, molto apprezzato dai
miei fedeli lettori.
Mentre stavamo scartocciando i semi dagli
involucri che avevo predisposto prima della partenza per l'Italia, da
quello della jacaranda sono usciti quattro ragnetti microscopici, che
hanno cominciato ad andare in giro sulla tovaglia. Al che Valentino
mi ha chiesto se all'aeroporto i semi erano stati sottoposti a
disinfestazione. Naturalmente, ad Antananarivo i doganieri erano
impegnati a spillarmi denaro, mentre al Marco Polo di Venezia mi sono
accodato a un gruppo di persone in uscita, dopo aver ritirato i
bagagli, e nessuno mi ha fermato. Se sentirete parlare di un'epidemia
scoppiata in Friuli, con Codroipo come luogo di irraggiamento,
sappiate che sono stati i miei quattro ragnetti clandestini a
diffonderla e che io sono il responsabile del disastro. Ma voi non
farete la spia, vero?
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