Fonte: La Stampa
Berta Caceres,
l’ecologista indigena honduregna che nel 2015 aveva ottenuto il
massimo riconoscimento mondiale per le lotte ambientaliste, il Premio
Goldman, è stata uccisa ieri notte nella sua casa di La Esperanza,
nell’est del paese centroamericano in quella che molti hanno
definito un’esecuzione annunciata. Due uomini, ha raccontato Hugo
Maldondo, presidente del Comitato per la difesa dei diritti umani,
hanno fatto irruzione nella casa di Caceres intorno all’una del
mattino (le 7 in Italia) e l’hanno freddata a colpi di arma da
fuoco. L’esecuzione della esponente di punta dell’etnia
lenca - la più numerosa in Honduras - è stata condannata dal
presidente Juan Orlando Hernandez, che per bocca del suo capo di
gabinetto Jorge Alcerro, «ha ordinato alle forze di sicurezza di
trovare con ogni mezzo i responsabili di questo crimine
abominevole».
Tra le Ong di difesa
dei diritti umani e dell’ambiente la convinzione è però che si
sia trattato di un crimine annunciato: a causa della sua militanza,
Caceres aveva ricevuto numerose minacce di morte e le autorità le
avevano promesso una scorta della polizia, che però evidentemente
non era presente quando gli assassini si sono presentati a casa
sua. L’anno scorso la mobilitazione dell’ecologista contro
il progetto della diga Agua Zarca le era valso il Premio Goldman. A
suo parere lo sbarramento sul fiume Gualcarque - considerato sacro
dai lenca - poneva a rischio «l’approvvigionamento di acqua,
alimenti e medicine di centinaia di indigeni, ignorando il loro
diritto a una gestione sostenibile del loro territorio».
«Viviamo in un paese
nel quale il 30% del territorio è stato consegnato alle
multinazionali dell’industria mineraria, dove sono stati lanciati
progetti aberranti, in un’ottica neoliberale secondo la quale
l’energia non è più un diritto fondamentale per l’umanità»,
aveva detto Caceres nel suo discorso di accettazione del premio. «La
morte di Berta avrà un impatto devastante per le organizzazioni di
difesa dei diritti umani», ha commentato da parte sua Erika
Guevara-Rosas, responsabile per le Americhe di Amnesty International,
secondo la quale l’uccisione di Caceres «è una tragedia che si
poteva prevedere da anni, perché vittima da anni di una campagna di
minacce ed intimidazioni a causa della sua lotta ambientalista».
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