martedì 5 luglio 2022

Delitto e castigo nel mondo degli artropodi


Quando ho trovato il formicaleone appeso nella ragnatela, non volevo credere che fosse proprio lui, ma una libellula anonima, di passaggio. E invece, guardando meglio, l’ho riconosciuto dalle antenne. Ne avevo parlato ieri, 4 luglio, poiché mi era entrato in camera di notte, attratto dalla luce accesa sul comodino. E, dal piano di sopra, evidentemente si era trasferito al piano terra, dove c’era il ragno con la sua ragnatela ad attenderlo. Fin qui, nulla di strano e l’articolo che ne avrei tratto si sarebbe intitolato “La casa degli orrori”, o qualcosa del genere. E invece, colpo di scena, il ragnetto panciuto, dopo aver succhiato i liquidi interni del formicaleone, è morto. Ve lo giuro! E’ ancora lì stecchito, sulla consolle dell’ingresso dove tengo alcune conchiglie a scopo ornamentale. 




La prima cosa che mi è venuta in mente è la causa della sua morte. Intossicazione da veleno. Era la prima volta che mangiava un formicaleone, il quale deve avere l’organismo intriso di acido formico, per tutte le formiche che ha mangiato nella sua breve vita. La prima e l’ultima volta, per lo sfortunato aracnide. Un cibo indigesto che gli è stato fatale. Mi corre l’obbligo di ringraziare l’amico fotografo Francesco Spizzirri, che ha reso eccellenti, ritoccandole, le due foto della “scena del crimine”. Non so che specie sia quel ragnetto, giacché non posso sapere tutto. Di certo non è una tegenaria. La mia casa è piena di bestie e io sono il loro presidente onorario.

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