Quattro ore è durato l'inferno nella notte del 30 gennaio a Dalori, villaggio nigeriano attaccato e dato alle fiamme dagli integralisti
islamici di Boko
Haram. Nelle casupole
rase al suolo sono morti a decine, molti
bambini sono stati bruciati vivi e chi
fuggiva veniva falciato a colpi di mitra. Il bilancio delle vittime
non è ancora definitivo, finora sono stati contati 85
morti e un centinaio di feriti,
molti gravemente ustionati. E anche il confinante Ciad
ha pagato il suo tributo di sangue ai terroristi nigeriani:
stamattina, mentre nella giungla di Dalori si cercavano ancora
eventuali superstiti, tre
kamikaze si sono fatti
esplodere in due villaggi
sulle rive del lago Ciad. Hanno ammazzato
nove persone tra cui cinque bimbi
che stavano giocando in un campo di calcio, 52 i feriti.
Il primo a raccontare la strage di Dalori, situato a una decina di chilometri di Maiduguri, capoluogo dello stato nord-orientale di Borno, è stato un sopravvissuto: era in strada quando i Boko Haram verso le 7 di sera hanno fatto irruzione a Dalori, ha sentito il rombo delle motociclette e di un camion che si avvicinavano, si è arrampicato su un albero e lì è rimasto, impietrito, per tutta la notte. Ha visto i miliziani lanciare bombe incendiarie dentro le case, ha sentito le urla della gente che bruciava tra le fiamme. "C'erano anche grida disperate di bambini", ha detto ai soccorritori arrivati troppo tardi e ai soldati che nelle strade hanno trovato decine di cadaveri carbonizzati o ammazzati a colpi d'arma da fuoco.
Il primo a raccontare la strage di Dalori, situato a una decina di chilometri di Maiduguri, capoluogo dello stato nord-orientale di Borno, è stato un sopravvissuto: era in strada quando i Boko Haram verso le 7 di sera hanno fatto irruzione a Dalori, ha sentito il rombo delle motociclette e di un camion che si avvicinavano, si è arrampicato su un albero e lì è rimasto, impietrito, per tutta la notte. Ha visto i miliziani lanciare bombe incendiarie dentro le case, ha sentito le urla della gente che bruciava tra le fiamme. "C'erano anche grida disperate di bambini", ha detto ai soccorritori arrivati troppo tardi e ai soldati che nelle strade hanno trovato decine di cadaveri carbonizzati o ammazzati a colpi d'arma da fuoco.
Nella giungla sono stati invece recuperati quasi un centinaio di feriti, molti in gravi condizioni,
alcuni mutilati. C'erano anche tre
donne kamikaze tra chi,
in preda al panico, correva via dalle abitazione incendiate. Tre
kamikaze lasciate a confondersi tra la gente in fuga dai combattenti
che si ritiravano dopo la carneficina: si sono fatte esplodere
uccidendo altre donne, altri bambini, altri uomini inermi.
Soprattutto nell'area prossima a Dalori, dove negli ultimi mesi le
associazioni umanitarie hanno allestito un campo tendato per gli
sfollati che ormai non sanno più dove rifugiarsi, mentre l'esercito
del governo centrale guadagna terreno ma non porta sicurezza e i Boko
Haram sempre più spesso trasferiscono la loro guerra sanguinaria nei
paesi vicini: Camerun,
Ciad,
Niger
e Benin.
20.000 morti e 2,5 milioni di profughi è il bilancio di quasi sette anni di guerra iniziata dai Bako Haram come rivolta anti-governativa, e poi sempre più radicalizzatasi fino a fondersi nella furiosa jihad dello Stato islamico. Gli attentati di stamattina in Ciad sono gli ultimi "esportati" sulle rive dell'omonimo lago: un primo kamikaze è arrivato a bordo di una motocicletta e si è fatto saltare in aria a Guittè. Due donne invece si sono fatte esplodere a Mitte'rine', vicino ad un campetto di calcio, dopo essere state individuate dalle milizie di autodifesa costituite proprio per fronteggiare le incursioni dei Boko Haram. Hanno ucciso anche cinque bambini che correvano dietro un pallone.
Nessun commento:
Posta un commento