Testo di Marco Della Luna
Stupidamente in questi
giorni ci chiediamo se, quando e come l’Italia debba andare a
combattere in Libia. Stupidamente, perché,
in forza dei trattati di pace con gli USA e del fatto che i banchieri
yankee controllano il sistema bancario italiano, sarà Washington
(con al più Londra e Parigi) a decidere che cosa farà l’Italia,
anche questa volta, come già ha fatto con Kuwait, Jugoslavia, Iraq,
Afghanistan, Gheddafi. E lo deciderà senza riguardo agli interessi
italiani e alla vita degli italiani. La storica stabilità
della politica estera italiana malgrado la storica mutevolezza dei
suoi governi, dipende dal semplice fatto che, a seguito della resa
incondizionata agli angloamericani l’8 settembre 1943, sono stati
imposti protocolli che stabiliscono che l’Italia obbedisca agli USA
in materia di politica estera (e in altre materie, comprese quella
finanziaria), al disopra delle norme costituzionali che proibiscono
che l’Italia faccia guerre.
Quando personaggi
istituzionali italiani e non, preposti alla sicurezza e alla difesa,
dicono che si cerca di evitare la guerra e che il problema è in mano
all’intelligence, intendono che i servizi segreti militari di paesi
Nato, tra cui l’Italia, stanno eseguendo serie di uccisioni mirate
di capi “nemici” mediante droni armati, mediante tiratori scelti
trasportati con velivoli silenziati o stealth, mediante commandos di
Legione Straniera o di corpi simili dei paesi Nato e di Israele. In
questi giorni Renzi ha firmato e subito segretato un decreto che
estende ai corpi speciali dell’esercito le coperture riservate ai
servizi segreti. Il che vuol dire, esplicitamente, che manda le forze
armate italiane a uccidere, cioè a fare la guerra, in Libia. Se
qualcuno di quei militari sarà catturato dall’Isis, probabilmente
sarà torturato e ucciso, oppure scambiato con armi o prigionieri, ma
la sua cattura e uccisione (così come lo
scambio) sarà tenuta segreta anche ai suoi familiari, non solo
alla stampa. Il decreto in questione, essendo in contrasto con l’art.
11 della Costituzione, è illegittimo.
La guerra è già in
corso, in segreto, non dibattuta, non dichiarata, non autorizzata dal
parlamento, decisa da Washington. E così andava anche con le altre
guerre in cui l’Italia ha partecipato: anche i nostri governi
mandavano militari sotto copertura a uccidere i capi dei gruppi
considerati nemici da Washington. Ma queste pratiche segrete sono da
sempre la norma nella politica estera di tutti i paesi. E’ soltanto
l’opinione pubblica ignorante, sistematicamente educata dai
media a una visione cosmetica della realtà, che si
stupisce e scandalizza.
Tornando alla Libia,
che si dovrebbe fare per stabilizzarla? Il paese chiamato “Libia”
comprende 3 regioni storicamente differenti: Fezzan, Tripolitania,
Cirenaica, abitate da molte tribù da secoli in competizione o guerra
tra loro. Un paese con una popolazione tribale, senza senso
civico e democratico, più abituata a combattere che a lavorare, e
con un’enorme ricchezza petrolifera che attira gli appetiti armati
di potenze occidentali, le quali ricorrono alla guerra per
assicurarsi pozzi e porti, e per toglierli agli altri (all’Eni, in
particolare – vedi l’assassinio di Mattei). Come stabilizzare un
siffatto paese e un siffatto popolo? E’ ovvio: bisogna che
Washington, Londra e Parigi si accordino per spartirsi quelle
risorse, che distruggano le forze in campo (usando l’ONU e lo
pseudo-governo di Tobruk per deresponsabilizzarsi e dando il comando
militare alla serva Italia), che mettano al potere un dittatore
armato e finanziato da loro, col duplice incarico di reprimere
ogni opposizione o disordine col terrore, e di consentire lo
sfruttamento delle risorse petrolifere.
Mutatis mutandis, è
quello che stanno realizzando in Italia mediante Renzi e le sue
riforme elettorale e costituzionale, che concentrano nel premier i
tre poteri dello Stato, limitano la rappresentatività del parlamento
e neutralizzano la funzione dell’opposizione.
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