Fonte: Riscatto nazionale
BRATISLAVA –
Rivoluzione elettorale in Slovacchia. A poche ore dalla
chiusura dei seggi per il rinnovo del Parlamento, due dati emergono
chiarissimi: il partito amato da Bruxelles è schiantato alle urne
perdendo quasi la metà dei suoi voti e la destra entra in Parlamento
con un successo clamoroso. Il risultato è che il premier uscente
Robert Fico, socialdemocratico, non ha i seggi per varare il nuovo
governo e ne potrebbe nascere invece uno di destra, che teoricamente
i voti in Aula li ha. L’alternativa
a tutto ciò è – come in Spagna – il ritorno alle urne con la
certezza della vittoria della destra. Nessuno di questi
esiti ovviamente è gradito, in chiave Ue, visto che la Slovacchia
l’1 luglio assumerà il semestre di presidenza del Consiglio Ue,
proprio in una fase in cui proprio a Est si notano alcune delle
spinte più potenti contro l’Unione europea, vista come una
dittatura e come una disgrazia economica irrimediabile.
Queste sono le prime
valutazioni dopo le elezioni di ieri, caratterizzate da una “vittoria
a metà” – in pratica una sconfitta – per il socialdemocratico Robert Fico, da una forte avanzata delle forze
della destra nazionalista e dall’ingresso nella nuova assemblea
legislativa di otto partiti che hanno superato la soglia del 5%.
Notevole l’affluenza alle urne, pari al 60%, a dimostrazione di
quanto i cittadini abbiano sentito l’importanza di questa tornata
elettorale. Il partito
socialdemocratico Smer Sd, del premier Robert Fico si è confermato
primo partito ma con appena il 28,3% dei consensi e 49 dei
complessivi 150 seggi del Parlamento. Un vero e proprio crollo
rispetto alle precedenti elezioni del 2012, quando aveva conquistato
il 44% dei voti e la maggioranza assoluta dei seggi, ben 83. A Fico e
al suo partito – la cui immagine negli ultimi tempi è stata
deteriorata da alcuni casi di sospetta corruzione – evidentemente
non è bastata una campagna elettorale tutta imperniata su temi cari
alla destra, su slogan anti migranti e sull’ostentato no a
Bruxelles di qualsiasi ipotesi di accogliere profughi, soprattutto di
religione islamica.
Spetterà
comunque a Fico il primo tentativo di formare il nuovo esecutivo.
“Creare un governo che abbia un senso e che goda di sufficiente
stabilità non sarà facile, lo dico con chiarezza. Ma abbiamo
l’obbligo di provarci”, ha ammesso lo stesso Fico, il quale ha
detto di voler prendere in considerazione una serie di possibili
partner di coalizione, pur non indicandone nessuno in particolare.
Visto però il nuovo assetto dell’assemblea legislativa, saranno
almeno due i partiti coi quali Fico dovrà provare ad allearsi, e
saranno di destra, perché il resto del Parlamento slovacco ora è di
destra. Al secondo posto, a
sorpresa, il partito liberale del centro destra Sloboda a Solidarita
(Sas), Libertà e solidarietà, con il 12,1% dei voti e 21 seggi
probabili. Il leader di questo schieramento, l’economista Richard
Sulik, ha già detto di essere pronto ad assumere la responsabilità
di formare un governo, nel caso Fico dovesse fallire nel suo
tentativo.
Nonostante i contrasti
che caratterizzano i rapporti fra le forze del centrodestra, non è
comunque da escludere – anzi si dà per probabile a Praga – una
alleanza fra più partiti, con la conseguente esclusione dei
socialdemocratici e la nascita di un governo di destra fermamente
schierato su posizioni “no Ue” e “no immigrati”. Terzi, anch’essi a
sorpresa, un nuovo partito anch’essso di destra, Olano, acronimo di
Gente comune e personalità indipendenti, capeggiati
dall’imprenditore e deputato Igor Matovic (foto), che hanno raggiunto
l’11% dei voti e 19 seggi. Alle loro spalle, con l’8,6% e 15
seggi, i nazionalisti della Slovenska narodni strana, capeggiati
dall’avvocato Andrej Danko, che tornano in Parlamento dopo la
fallimentare esperienza del 2012, quando non superarono la soglia di
sbarramento. L’elettorato
evidentemente ha gradito la nuova linea del Partito nazionale
slovacco che negli ultimi anni ha messo da parte gli attacchi contro
la minoranza ungherese presente in Slovacchia, indicando come
principali nemici l’Unione europea e chiaramente i migranti.
A
brillare in queste elezioni è però soprattutto l’affermazione
dello schieramento di destra Ludova Strana Nase Slovensko (partito
popolare Nostra Slovacchia), che entrano nel nuovo Parlamento
slovacco con un plotone di 14 deputati, grazie all’8% dei voti. A guidarli è Marian
Kotleba, il quarantenne da tre anni governatore della Regione di
Banska Bystrica, impostosi con una infervorata campagna tutta a base
di slogan anti migranti e anti zingari, in un paese di 5,4 milioni di
abitanti, dove la comunità Rom conta quasi 400 mila persone e si
rende responsabile della maggior parte delle azioni criminali che
avvengono in Slovacchia. Quindi, la sintesi
finale delle elezioni in questo Paese è data dalla fortissima svolta
a destra degli elettori verso una Slovacchia sempre più lontana
dalla Ue e va da sè dall’euro, libera da imposizioni di Bruxelles
sull’immigrazione verso un futuro di prosperità e indipendenza
simile a quello già da tempo raggiunto dall’Ungheria di Viktor
Orban.
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