Fonte: Il Giornale
Una risposta a questa domanda ce
la dà Ayaan
Hirsi Ali, una delle più influenti intellettuali del nostro
tempo; di origine somala, naturalizzata olandese, è stata costretta
a lasciare l’Europa per le sue battaglie contro l’Islam radicale
e riparare in America. Il suo ultimo libro, “La
sfida della Dawa”, è un’analisi accurata e precisa sulla
incompatibilità dell’Islam con l’Occidente; un’incompatibilità
di cui non sembriamo renderci conto perché, come
ha spiegato in un’intervista, “noi
ci soffermiamo solo sugli atti di violenza ignorando
l’ideologia islamista che sottende tali atti”.
E l’ideologia ha fondamento proprio nella Dawa, il proselitismo
islamico base dottrinale per ogni musulmano; perché l’Islam
non è una religione come il cristianesimo o il buddismo ma è
innanzitutto una “religione
politica”.
Noi
pensiamo, dice Hirsi Ali, che se eliminiamo i leader estremisti o
abbattiamo Isis e Al Qaeda allora fermeremo il jihad “ma
ci sbagliamo e questo
perché ignoriamo la Dawa“. La Dawa non ha nulla a che
vedere con l’attività missionaria cristiana o con le opere
umanitarie e solidali tra credenti di una stessa fede; essa è una
vera e propria azione
politica che punta all’islamizzazione sociale e civile del paese in
cui opera. L’obiettivo
della Dawa non è salvare le anime ma, essendo l’Islam un progetto
politico, “distruggere
le Istituzioni di una società e sostituirle con la Sharia”. Hirsi
Ali spiega nel suo libro che Dawa è per gli islamisti di oggi, ciò
che la “lunga
marcia attraverso le istituzioni fu per i marxisti del ventesimo
secolo: una
sovversione dall’interno, l’uso della libertà religiosa per
sconvolgere quella stessa libertà“.
I MEZZI: IMMIGRAZIONE E
SINISTRA
Dawa
impiega diversi mezzi per “raggiungere
l’obiettivo di imporre la legge islamica alle società”. Tra
questi vale la pena ricordare:
-
L’immigrazione, funzionale a diffondere l’Islam e corrisponde alla Hijrah dottrinale, meritoria per ogni musulmano che la pratica: migrare per poi diffondere la Sharia è compito di ogni credente di Allah;
-
La riduzione dello status sociale delle donne per trasformarle in “macchine riproduttive ai fini del mutamento demografico” dell’Occidente;
-
L’appoggio “ai partiti politici progressisti nelle società democratiche”perché più inclini “ad accettare le richieste islamiche in nome della coesistenza pacifica”.
“Gli sforzi di Dawa nei
paesi occidentali mirano sia a convertire i non musulmani all’Islam
politico, sia a creare opinioni più estreme tra i musulmani
esistenti, in linea con la legge della Sharia non riformata”. Dawa è il “Cavallo
di Troia” con
cui l’Islam
si traveste da “minoranza” in Occidente, utilizza le garanzie
concesse alle minoranze e approfitta degli “utili idioti” che
consentono la sua penetrazione. La violenza islamica, sotto forma di
jihad o terrorismo, è solo un’estensione della Dawa che ogni
musulmano deve perseguire, anzi, parafrasando Von Clausevitz, è la
continuazione della Dawa con altri mezzi.
Tutto
questo per noi occidentali è difficile da comprendere. Per noi,
il rapporto tra religione e politica ha attraversato la storia
dell’Europa per centinaia di anni dilaniando coscienze, generando
lacerazioni, guerre e percorsi intricati da cui l’Occidente è
emerso con una coscienza “moderna”. Oggi, per un cristiano
di qualsiasi confessione, la separazione tra Stato e Chiesa è un
dato acquisito; il riconoscimento della democrazia come spazio di
rappresentanza neutro rispetto alle religioni, non è messo in
discussione. Certo
la fede non è solo un fatto individuale ma anche un fattore sociale;
le Chiese sono e devono essere presenze vive nel pluralismo di una
società libera, soprattutto perché il Cristianesimo è la radice
senza la quale l’Occidente stesso non esisterebbe. Ma per un
cristiano la distinzione tra Dio e Cesare è scontata.
Chi ha fede, ha il diritto e il dovere di perseguire i valori in cui crede ma all’interno di una cornice di accettazione del pluralismo democratico. È giusto che un cattolico sia contrario all’aborto o abbia dei “valori non negoziabili” ed è giusto che si batta per poterli affermare ma nel rispetto delle regole che una democrazia impone, anche quando la tensione tra Stato, libertà individuale e coscienza entrano in conflitto (come nel caso recente del bimbo inglese “soppresso per motivi umanitari” secondo la visione laica). Nessun cattolico sano di mente, si sognerebbe di rimpiangere lo Stato pontificio o agognare ad un sistema teocratico o ad una legge religiosa per organizzare la società in cui vive.
Chi ha fede, ha il diritto e il dovere di perseguire i valori in cui crede ma all’interno di una cornice di accettazione del pluralismo democratico. È giusto che un cattolico sia contrario all’aborto o abbia dei “valori non negoziabili” ed è giusto che si batta per poterli affermare ma nel rispetto delle regole che una democrazia impone, anche quando la tensione tra Stato, libertà individuale e coscienza entrano in conflitto (come nel caso recente del bimbo inglese “soppresso per motivi umanitari” secondo la visione laica). Nessun cattolico sano di mente, si sognerebbe di rimpiangere lo Stato pontificio o agognare ad un sistema teocratico o ad una legge religiosa per organizzare la società in cui vive.
Per
l’Islam tutto questo non vale perché la natura della religione
islamica è una natura politica. Il
Cristianesimo ha attraversato secoli prima di approdare ad una
modernità che esso stesso ha partorito. Come è pensabile che in
pochi anni l’Islam in Europa accetti quella modernità di cui esso
è un corpo estraneo? Il problema quindi non è
l’Islam in sé, ma l’Islam in Europa. L’estensione
demografica della popolazione musulmana in Occidente (favorita da
immigrazione o legislazioni come lo Ius Soli) metterà
inevitabilmente a rischio le nostre libertà ed il nostro modello di
valori. La sinistra di fronte
all’orrore della violenza islamista, preferisce non guardare in
faccia la realtà: e cioè che l’Islam è incompatibile con i
valori dell’Occidente. L’atteggiamento tipico di ogni “utile
idiota”.
[N.d.R. Ringrazio Francesco Spizzirri
per la segnalazione]
ISLAM POLITICO, NON E' ALTRO CHE UN SISTEMA PER REGOLARE LA VITA DEI CITTADINI ESATTAMENTE COME IN OCCIDENTE.
RispondiEliminaLA PAURA DELL'OCCIDENTE DI ESSERE UCCISI DAI MUSULMANI E' INFONDATA DAL MOMENTO CHE LORO SONO PRODUTTORI DI ARMI , MA LA LORO PAURA E' DALLA POTENZA DEL MESSAGGIO ISLAMICO CONTRO LA LABILE STRUTTURA CRISTIANA. DA QUESTO LATO BASTI VEDERE I NUMERI DI QUANTI SI CONVERTONO ALL'ISLAM ANNUALMENTE IN OCCIDENTE.
VI DICO SOLO NON ABBIATE PAURA DALLA LUCE, ENTRATE E DECIDERETE.
JESU, MOHAMMD, MOSE SONO MESSAGGERI DI DIO E HANNO UN UNICO MESSAGGIO ( CREDETE E SPARGETE IL BENE)
Grazie, ma preferisco rimanere libero pensatore.
EliminaE voi, ai liberi pensatori, di solito tagliate la testa.
Puoi scrivere in stampatello minuscolo?