mercoledì 13 settembre 2023

La libertà è nella rinuncia delle cose materiali


Testo di Alfredo Morosetti

Nei cosiddetti secoli bui, i monasteri benedettini rappresentarono un esempio di quanto con poco o quasi nulla si possa ottenere tutto, tutto quello che occorre per condurre una vita decente. Raramente un monastero contava più di una ventina di monaci, eppure queste comunità erano praticamente autosufficienti, erano in grado di provvedere quasi per intero ad ogni loro bisogno materiale. In genere quello che non potevano produrre da sé, l’ottenevano attraverso lo scambio soprattutto con altri monasteri. Ma l’aspetto interessante è il fatto che la regola benedettina prevedeva solo 4 ore di lavoro al giorno, eppure esse bastavano per sfamare e vestire tutti. Come è possibile un fatto del genere? Tutto veniva fatto in modo artigianale e la terra coltivata a zappa e aratro trainato da buoi produceva grano e ortaggi sufficienti per tutti; la lana era prodotta direttamente dalle greggi di pecore e filata e tessuta nel grande periodo di vita al chiuso rappresentato dai mesi invernali, mentre quelli che sapevano scrivere copiavano i testi della civiltà latina. Come spiegarci una cosa del genere, quando oggi uno schiavo di regime lavora incatenato al banco della scrivania 8/10 ore al giorno e si lamenta che quanto riceve non è sufficiente a farlo contento? Perché si trattava di gente libera. Il grado di libertà di un individuo lo si misura dalla quantità di cose da cui dipende. Quanto più sono le cose di cui sente di poter fare a meno - ed esse sono orpelli materiali, frasi fatte, invidie, rancori, week end in posti di sogno, festival di qualche cosa, centri benessere e poi ancora e ancora e ancora - tanto più sarà libero, ovvero con la mente rivolta all’essenziale. Nelle abbazie si pregava, per regola, 4 ore al giorno. Si trattava di una ritualità che scandiva le ore della giornata e dava ad essa quella necessaria disciplina che altrimenti avrebbe compromesso tutto il resto. Ma una giornata si compone di 24 ore. Le altre 16 come le passavano. Forse 6 o sette a dormire e le altre? A capire cosa vuol dire essere vivi. 

6 commenti:

  1. È bello leggere di queste cose,a me da speranza.Credo che le cose fatte in economia per la quasi maggioranza,siano migliori di quelle fatte con grande spreco di mezzi ad esempio il viaggiare a piedi o in bici o con vecchi camper come fanno molti e non tutti giovanissimi dia maggior soddisfazione che usare mezzi ultra tecnologici,ma qui il discorso si fa lungo,io l'ho appena iniziato.Saluti.

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  2. Si , certo , la libertà da cose materiali è essenziale , facile a dirsi meno a farsi ( anche solo leggere e commentare in questo blog può essere catalogato come dipendenza , figuriamoci il resto , sia in campo social che in tutto il resto) , ma se una comunità può permettersi di lavorare solo 4 ore , tempo che ritengo appropriato , può anche in buona parte derivare da non essere soggetti ad usura : possiedo i mezzi per lavorare , possiedo la materia prima , decido il mercato e quello che guadagno dal mercato , in questo caso scambio , e non devo "rimborsare" nessun vampiro che si arroga il diritto ,divino o terreno ,di succhiare sangue dal mio lavoro.
    A partire dall' entità stato, di qualsiasi forma , e di tutte le organizzazioni piramidali .

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    1. Era la Chiesa a chiedere le decime ai poveri contadini. Quindi potevano permettersi di vivere con poco, per lo meno i benedettini. (Freeanimals)

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  3. A me risulterebbe 9 ore di lavoro e 8 di preghiera, le restanti 6 succose ore dedicate al sonno eccetera. Sveglia alle 3 e preghiera. Cibo scarso. I frati comuni morivano giovani. Gli abati no.

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    1. Normalmente, sulla storia della Chiesa sono atei ed agnostici ad essere meglio informati dei semplici fedeli.

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