A un certo punto dell’intervista, Enrica Perucchietti fa riferimento alle “lettere all’antrace” spedite negli Stati Uniti a una settimana esatta dall’abbattimento delle Torri Gemelle. Il 18 settembre del 2001, infatti, a un centro postale di smaltimento della corrispondenza arriverà la prima dello “sciame” di lettere, destinate alle redazioni dei giornali, contenenti le spore di un pericoloso tossico, l’antrace appunto. Tali attentati bioterroristici, che gettarono nel terrore gli americani già scossi per le Torri Gemelle, porterà alla fine al conteggio di cinque morti e numerosi feriti. Le autorità colsero al volo l’occasione per indicare in Saddam Hussein il mandante, poiché su Bin Laden non c’erano abbastanza prove. Per la verità, non ne avevano neanche per Saddam, ma era stato deciso di invadere l’Iraq e quindi bisognava demonizzarlo. Parallelamente, si seguirono altre due piste: emuli di Unabomber, due scienziati esperti batteriologi, per la precisione, entrambi devastati dalle indagini, ma mentre il primo fu riconosciuto innocente e risarcito con sei milioni di dollari, il secondo, non reggendo la pressione esercitata dalla polizia, si uccise, un po’ come il nostro De Donno per il Covid19. Agli inquirenti non parve vero di poter indicare nel suicida il responsabile dell’invio delle lettere infette, così da poter chiudere il caso e permettere agli statunitensi di tirare un sospiro di sollievo. Dal caso delle lettere all’antrace, che è tuttora un mistero, concludo che siano stati i servizi segreti stessi a spedirle, e per tale ragione, la verità non salterà mai fuori. Eventi analoghi sono capitati anche in Italia, ma senza morti, e al posto dell’antrace c’erano delle bombe di fabbricazione artigianale, riempite di esplosivo a basso potenziale. Fui anch’io indagato in quel periodo, poiché il caso fu intitolato come “l’Unabomber del nord est”.
Ma non voglio parlare di questo, bensì dei Panettoni del dicembre 1998. Guidavo la macchina un mattino per andare al lavoro. Avevo la radio accesa, sintonizzata sul telegiornale. Animal Liberation Front rivendicava l’invio di due panettoni avvelenati con topicida ad altrettante redazioni dei giornali di Bologna e Firenze. I giornalisti, che avevano in rubrica il mio numero di telefono, cominciarono a chiamarmi e lì ebbi la possibilità di fare una scelta, cioè mi trovai di fronte a un bivio: o prendere le distanze o approvare l’azione dimostrativa, che non fece morti, perché l’invio dei panettoni contaminati fu annunciato dagli stessi che li avevano spediti. Per molti anni pensai che a spedirli fossero stati quegli esaltati dei centri sociali che, non trovando niente di meglio, stabilirono che A.L.F. andava bene come sigla responsabile del buffonesco attentato. Oggi sono convinto al 100 % che gli autori erano agenti dei nostri servizi segreti, oppure della stessa Digos che di lì a poco mi avrebbe messo sotto sorveglianza fino ad arrestarmi, ma per altri motivi, non strettamente legati ai panettoni. Avendo portato la mia elaborazione dei fatti oltre l’individuazione dei veri responsabili, cioè i membri dei Servizi, penso che sia stata una trappola predisposta proprio per me. Siccome di azioni in difesa degli animali, con incendi di camion e danneggiamenti di macellerie, ne organizzavo una via l’altra, gli inquirenti decisero di incastrarmi gettando l’esca. Io abboccai. Dissi ai giornali che l’invio dei panettoni per danneggiare economicamente la Nestlé, cioè per sabotare le vendite, era cosa buona e giusta, anche se oggi avrei qualche dubbio in proposito. Non mi pento di ciò che ho fatto, o meglio, ho detto, perché se le cose sono andate così è perché le cose dovevano per forza andare così. Hanno contribuito a consolidare la mia “leggenda personale”. Come disse Tolstoi: “Prima di una decisione mi sento libero, ma una volta presa tal decisione, o a conti fatti, non potevo che prendere quella decisione”. (Grazie Sergio per la citazione!)
Come disinnescare una busta contenente antrace. Porre sopra la busta un panno di cotone bagnato, attendere qualche minuto e poi pressare con un ferro da stiro molto caldo per due minuti. Umidità e caldo sono letali per l' antrace.
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