Volevo pubblicare l’ultimo video di Cracmal, dal titolo “Bugia totale”, benché fosse lungo 45 minuti ma, dopo averlo visto, il software di you tube me ne ha suggerito uno della “Biblioteca di Alessandria”, che parla della Grande Tartaria. Pubblico quello perché è mia consuetudine sentire entrambe le campane, dato che poi, alla fine, sono io che traggo le conclusioni, se del caso. Due considerazioni, prima di addentrarmi nel merito. La prima è che il titolare del sito usa troppe volte la parola “complottisti”, troppe per i miei gusti, e la seconda, data una scorsa ai commenti, che sono quasi tutti incentrati sul disprezzo e gli insulti verso i “complottisti”, come se fossero dei minus habens. Se volevo sentire le cattiverie degli utenti, andavo su X, ma la presenza di tali commenti sprezzanti nei confronti di chi magari vuole solo conoscere la verità, rappresenta una caduta di stile e mi rende il video della Biblioteca di Alessandria piuttosto indigesto. L’istinto mi diceva infatti, prima ancora di vederlo, che si trattava di “debunkers”. Tuttavia, s’impara sempre qualcosa da chiunque e così sono venuto a sapere perché su certe mappe antiche compare il titolo “Tartaria” e che il primo divulgatore della tesi secondo cui, prima di quello zarista, sul suolo della Siberia esisteva un grande impero, è stato un certo Nikolai Levashov, un occultista morto giovane, a 51 anni, che era anche di segno zodiacale Acquario, come me. Il titolare del sito dice che costui ha divulgato l’idea balzana dell’esistenza della Tartaria perché spinto da spirito patriottico, come per dire che gli antichi abitanti della Russia non erano trogloditi dediti allo sciamanesimo, ma raffinati cultori delle arti e delle scienze. La cosa paradossale è che l’idea di un vasto impero denominato Gran Tartaria, non si limitava alla Russia, ma comprendeva anche l’Europa e l’America. Ed è proprio negli Stati Uniti che tale idea è stata raccolta e diffusa, così che i coloni sbarcati sulle coste americane avrebbero trovato i resti di quella precedente civiltà, ovvero basiliche, teatri d’opera, ponti, colonne e obelischi, senza però trovare i tartariani, cioè i costruttori di tali manufatti. Questo presupporrebbe che costoro siano stati fatti sparire, ma da chi, da abitanti di altri settori al di fuori della Terra? Che un diluvio di fango abbia cancellato le città della Tartaria in Russia ci può stare, ma non lo si deve confondere con il diluvio maggiore, che presumibilmente dovrebbe collocarsi sui 12.000 anni fa. Che i coloni europei abbiano trovato già fatti i monumenti appena accennati, anche ci può stare, nello stesso modo in cui gli antichi egizi trovarono le piramidi già sul posto, quando si stabilirono in Egitto. Si tratta solo di verosimiglianza e non intendo prendere ancora posizione, né a favore, né contro l’ipotesi della Grande Tartaria. Di sicuro, non mi metto ad insultare nessuno, ma pretendo anche di non essere insultato. Per me, la ricerca non si ferma qui.
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