Testo di Luigi Pecchioli
Green Pass: premio e condanna. In questi giorni ho meditato a lungo sul senso del pass vaccinale. Dato per scontato che non sia, e probabilmente non è mai stato se non per qualche ingenuo, un meccanismo di salvaguardia sanitaria, visto che i vaccinati si possono contagiare e sono contagiosi per gli altri, è giusto chiedersi quale senso abbia un lasciapassare sociale, per esercitare i propri diritti democratici. Ancora di più la domanda si pone se pensiamo che sta per entrare in vigore il cosiddetto “super green pass”, ovvero l’estensione anche all’attività lavorativa, pubblica e privata, la cui mancanza porta il lavoratore ad essere considerato assente ingiustificato con privazione dello stipendio. Questa misura, unica in Europa, che accomuna l’Italia a l’unico Paese che ha adottato una norma simile, ovvero l’Arabia Saudita (non proprio un modello di democrazia...), entra in vigore a pochi mesi dalla fine prevista dello stato di emergenza.
L’assurdità di considerare necessario l’avere un lasciapassare per lavorare, in assenza di pandemia, non ha portato peraltro il Governo a ripensare alla misura, preferendo arrivare allo scontro sociale con alcune categorie di lavoratori, i portuali e i trasportatori categorie che rischiano di paralizzare ogni scambio economico e di condurre l’Italia a una crisi seria di approvvigionamento. Perché tutto ciò? Perché questa durezza e questa impermeabilità ad ogni voce di buon senso che chiede di ripensarci? La risposta più corretta che mi sono dato è che il green pass è soprattutto un fatto sociale, un metodo che non si vuole abbandonare perché rappresenta il possibile futuro del rapporto fra cittadino e potere. Il green pass è un premio e allo stesso tempo una condanna.
È un premio perché palesemente è stato istituito per favorire chi si è vaccinato, per dargli una ricompensa per la sua obbedienza, concedendogli una libertà, sempre limitata e circoscritta, ma che lo faccia sentire privilegiato rispetto al ribelle no vax. Il green pass è lo zuccherino che si dà al cavallo dopo che ha fatto correttamente l’esercizio, è la carezza del padrone al proprio cane ubbidiente. E, come premio, li si lascia liberi di correre, sempre dentro il recinto o dentro il parco, togliendo loro sella e guinzaglio. Ma il green pass è contemporaneamente una condanna, perché è anche la stessa sella o il guinzaglio: una volta sottomessi i cittadini all’idea che i diritti che si godono non siano esistenti ab origine, ma concessi la libertà vera semplicemente scompare.
I cittadini diventano soggetti concessionari e non titolari dei diritti sociali e questi ultimi possono essere condizionati a prove di ubbidienza. Il green pass, infatti, per come è congegnato, si presta ad essere applicato anche in altre situazioni ad esempio il godimento del diritto di partecipazione alla vita sociale e politica del Paese, potrebbe essere condizionato all’assolvimento degli obblighi tributari, assolvimento che verrebbe immesso nel Qrcode e rilevato da app. Oppure lo stile di vita ecologicamente sostenibile, secondo i parametri decisi dal Governo, potrebbe diventare misura della possibilità di svolgere alcune attività, premiando i comportamenti “green” arbitrariamente determinati, e punendo quelli considerati inquinanti.
Il green pass insomma va ben al di là della mera emergenza sanitaria, ma può diventare la misura della cittadinanza, il modo per indirizzare i comportamenti e reprimere ogni ribellione. Non crediate che non ci stiano pensando. Una volta che ci avranno abituati alla concessione via green pass dei diritti personali e sociali non perderanno l’occasione di implementare un vero sistema di credito di cittadinanza.
Ecco perché bisogna resistere.
[N.d.R. Ringrazio Rod25 per la segnalazione]
"non crediate che non ci stiano pensando"
RispondiEliminaAl contrario , tutta l' architettura è concepita per arrivarci.
Mi chiedo solo , chi non scaricherà niente ,resterà escluso ma al tempo stesso non sarà passibile di controllo , o sarà messo in un recinto col filo spinato intorno?
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EliminaBel pezzo. No comments.
RispondiEliminaQuando ti rubano l'auto e poi gli stessi ladri provano a rivendertela previo pagamento di un prezzo,questa operazione ladresca viene detta "Cavallo di ritorno",ecco il green pass è un cavallo di ritorno,perchè le libertà che vorrebbero rivenderci previo punturazione sono ed erano nostre.Saluti.
RispondiEliminaEsiste anche il "cane di ritorno". Sono gli zingari che fanno quelle cose: scavalcano il recinto, afferrano il cagnetto possibilmente di razza e poi telefonano al proprietario disperato dicendo di averlo trovato.
EliminaE facendosi dare una lauta mancia per restituirlo.
Non mi meraviglio che il fenomeno si chiami "Cavallo" perché gli zingari, oltre a rubare a volte commerciano in equini.
Similitudine mooolto calzante...
RispondiEliminaEcco che cosa succede in Cina:
RispondiEliminahttps://m.youtube.com/watch?v=F87CmUtTe2Y.
La gente deve capire che qui non si scherza, questo è il tipo di società totalmente ipercontrollata e prigioniera, che loro vogliono.
E questo six-tema deve essere esportato ovunque.
E non è tutto qui, purtroppo, perché questo è solo l’inizio.
Abbiamo a che fare con esseri davvero umani?
La domanda, ovviamente, è retorica.
@ Wegan,
Eliminaio credo che abbiamo a che fare anche con esseri non umani.
Certamente è così. Ciao.
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EliminaL'incubo post pandemia.
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