Prima di arrivare a questi tragici risultati, il problema si era
già posto tra i giornalisti e i fotoreporter. Caso emblematico fu
quello del prigioniero giustiziato con un colpo di pistola alla testa
mentre veniva ripreso da una telecamera. Ad ucciderlo fu un ufficiale
del Vietnam del sud e il prigioniero era un vietcong. Altri casi
vennero segnalati nello stesso periodo e negli stessi luoghi: ai
prigionieri veniva messo un sacchetto in testa e uccisi proprio
perché c’erano i giornalisti occidentali a guardare. Se i
giornalisti non ci fossero stati forse i prigionieri non sarebbero
stati giustiziati. Non in quel momento, per lo meno. Ci fu un
dibattito sulla responsabilità dei reporter, ma non cambiò nulla.
Oggi che, con i nostri I-Phone, siamo tutti reporters, sono in pochi
a dare una mano quando c’è bisogno, quando c’è una situazione
di pericolo, e preferiamo immortalare la scena, come se la cosa non
ci riguardasse. In molti casi, la persona che stava per annegare,
annega. Quella che sta per essere investita da un treno, viene
investita dal treno. E tutto questo, sotto gli occhi e gli
smart-phone di decine di persone. La prima parola che viene in mente
è: alienazione, cioè pazzia. Abbiamo creato un mondo di pazzi.
si può tornare indietro...io non rinnoverò la sim quando mi scadrà fra due mesi. Non voglio neanche più mangiare le cotolette di SOIA. Ci sono i ceci, i fagioli, i piselli. Mi butto sul crudismo tendenziale. Per ora vado ad anguria, cetrioli, meloni. Se non provengono da "israele" anche avocado. Altrimenti non avocado, magari pistacchio siciliano.
RispondiEliminaAuguri!
Elimina