giovedì 5 aprile 2018

La dissonanza cognitiva dello stato d’Israele


Testo di Paolo Sensini


Per buona parte di politici e gazzettieri di regime è un dovere accogliere a braccia aperte centinaia di migliaia di clandestini afroislamici che sbarcano in Italia giacché ormai, salvo rarissime eccezioni, essi ripetono come un disco rotto «che i confini sono una cosa sorpassata e non hanno più ragione di esistere». Quando però si accalcano folle di persone ai confini dello Stato d'Israele, quegli stessi imbrattafogli e mestatori professionali trovano del tutto normale che «l'esercito più morale al mondo» gli spari addosso e lasci decine di persone a terra prive di vita. O magari butti fuori parecchie migliaia di africani come fosse la cosa più normale e ovvia del mondo. I confini non devono più esistere per i paesi europei, perché a loro dire sono il retaggio fascista e rassista di un'epoca passata, ma che nessuno si azzardi a toccare i confini sacri e inviolabili dello Stato ebraico. In termini clinici si chiamerebbe dissonanza cognitiva o, ancor meglio, schizofrenia, ma un simile atteggiamento lo si può facilmente tradurre con parole più comprensibili: malafede, doppiopesismo, falsità e corruzione morale. Insomma, ciò che Orwell definiva «bipensiero».

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