Testo di Paolo Sensini
Per buona parte di politici e gazzettieri di regime è un dovere
accogliere a braccia aperte centinaia di migliaia di clandestini
afroislamici che sbarcano in Italia giacché ormai, salvo rarissime
eccezioni, essi ripetono come un disco rotto «che i confini sono una
cosa sorpassata e non hanno più ragione di esistere». Quando però
si accalcano folle di persone ai confini dello Stato d'Israele,
quegli stessi imbrattafogli e mestatori professionali trovano del
tutto normale che «l'esercito più morale al mondo» gli spari addosso e lasci decine di persone a terra prive di vita. O magari
butti fuori parecchie migliaia di africani come fosse la cosa più
normale e ovvia del mondo. I confini non devono più esistere per i
paesi europei, perché a loro dire sono il retaggio fascista e
rassista di un'epoca passata, ma che nessuno si azzardi a toccare i
confini sacri e inviolabili dello Stato ebraico. In termini clinici
si chiamerebbe dissonanza cognitiva o, ancor meglio, schizofrenia, ma
un simile atteggiamento lo si può facilmente tradurre con parole più
comprensibili: malafede, doppiopesismo, falsità e corruzione morale.
Insomma, ciò che Orwell definiva «bipensiero».
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