Testo di Donato Italico
La senatrice Liliana Segre, donna amabilissima e testimone preziosa di un'epoca di terribili ingiustizie umane e civili, ha commentato l'intitolazione di una strada a Giorgio Almirante da parte della amministrazione comunale di Verona dicendo di trovare tale scelta incompatibile con l'attribuzione della cittadinanza onoraria alla sua persona. Credo però che il suo disappunto sia in questo caso ingiustificato, cosa di cui l'interessato avrebbe saputo garbatamente convincerla molto più efficacemente di me. A parte l'ovvia (per me) considerazione che una amministrazione può decidere di celebrare chi meglio crede senza alcun obbligo di "compatibilità", ragion per cui intitolare una via a Coppi non preclude affatto a possibilità di intitolarne un'altra a Bartali, essendoci strade sufficienti per tutti i cittadini illustri, nel merito, il passato di Almirante nella repubblica sociale mi pare sia stato abbondantemente superato dalla sua istituzionalizzazione nella successiva repubblica democratica.
Ricordo a tutti per esempio che Amintore Fanfani durante il fascismo è stato, come Almirante, uno dei firmatari del manifesto in difesa della razza. Poi però è diventato presidente del consiglio, senza che la cosa abbia destato alcuno scandalo. Cambiare opinione è lecito, ed è spesso anche indice di intelligenza. "Ho imparato il valore della libertà in questo dopoguerra, prima non lo conoscevo, forse perchè non me lo avevano insegnato..."
E' irricevibile l'osservazione della signora Segre, certo che i veronesi arrivano un po' in ritardo sia nel caso di Almirante che in quello della Segre.
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