Il Sistema non tollera le scelte di vita etiche

Testo di Wandervogel

A livello globale, il veganismo sta crescendo di numero e di popolarità, pur essendo ancora un movimento decisamente minoritario. Per la cronaca, nel Paese più importante del mondo - gli Stati Uniti - i vegani costituiscono appena il 3% della popolazione nazionale. Tuttavia, parallelamente alla diffusione del veganismo, aumentano le reazioni negative, sovente rumorose. Ma perché la scelta vegana irrita così tanti onnivori? È una domanda complessa, che chiama in causa la vasta gamma delle emozioni umane. Molti vegani sono militanti, e ciò parrebbe disturbare gli onnivori, che, arroccati sulla ideologia specista ed antropocentrica, non accettano di fare i conti con la crudele e velenosa realtà denunziata dagli attivisti.

Gli onnivori pretendono che il veganismo, da parte dei vegani, sia vissuto nel silenzio totale, come se l'alimentazione fosse una questione meramente soggettiva ed edonistica che non va ad intaccare i destini delle altre specie animali e dell'ambiente naturale. Agli onnivori, quindi, danno fastidio l'attivismo e la denunzia, perché hanno la coscienza sporca ed alcuna voglia di cambiare radicalmente. Sono, insomma, degli ottusi ed egoisti conservatori. Lo spirito militante di tanti vegani si scontra con l'ostilità e la messa in ridicolo praticata dalle masse onnivore, dall'apparato mediatico, e da lobbies ed industrie varie. In particolare, i mezzi di comunicazione di massa forniscono una rappresentazione adulterata del veganismo, dimostrando continuamente di essere in seno alla cultura dello specismo. 

Ciò detto, per rendersi definitivamente conto dello stigma che vi è attorno ai vegani, qualora vi fosse qualche dubbio, è utile menzionare l'esito di uno studio sociologico, se non erro britannico, risalente a cinque anni or sono (dunque recente), che si focalizza sulla attitudine popolare a riguardo dei vegani comparata con quelle a riguardo di altri gruppi di individui che soffrono il pregiudizio, come gli omosessuali, gli immigrati, gli atei, e gli afroamericani. Secondo gli autori di tale studio, solo i tossicodipendenti sono valutati più negativamente dei vegani. Nello specifico, i vegani maggiormente avversi sono quelli motivati dall'antispecismo o da rivendicazioni di carattere ecologista. 

I ricercatori, inoltre, hanno dimostrato che gli individui più inclini al populismo di destra sono quelli che hanno le opinioni meno favorevoli in materia di veganismo. Gli onnivori sentono che la loro identità, cieca e sanguinaria, è posta sotto attacco. Quando un vegano fa menzione della propria dieta, l'onnivoro, probabilmente in modo subliminale, inizia ad irritarsi, in quanto egli è tutto sommato conscio della violenza e degli abusi impliciti nella via carnista-onnivorista. 

Altri ricercatori credono che la malizia contro i vegani sia dovuta al fatto che quest'ultimi vengono percepiti come una minaccia simbolica per lo status quo consolidatosi nella società capitalistica.  L'essere vegani è una sfida alle norme sociali. Il cibo è parte della cultura e della tradizione, dunque, rifiutando giustamente determinati cibi immorali, si è giudicati come offensivi e ribelli. Una tale avversione è molto più presente nei confronti dei vegani che dei vegetariani, socialmente più accettati. Se i vegetariani sono riformisti, noi vegani siamo sovversivi.