Testo di Marconista Legionario (seconda parte)
Nel 2008 era arrivata la mazzata: una grande crisi mondiale che, non si capiva se fosse stata casuale o organizzata ad arte, aveva peggiorato moltissimo le cose; i disoccupati erano milioni, la povertà aumentata a dismisura e, ovviamente, i consumi calati vistosamente. Aveva dovuto, suo malgrado, licenziare il più giovane, Luca, per garantire la pensione di Giobatta e, da questa sua decisione obbligata, era nato il dramma che lo aveva portato in Russia. Luca si era appena sposato, era pieno di speranze, nel lavoro era molto bravo e motivato; non aveva minimamente protestato all’atto del licenziamento, sapeva benissimo che la situazione era grave ovunque e che era giusto garantire i contributi a Giobatta ma, dopo un mese, la moglie lo aveva trovato impiccato in cantina. In una lettera spiegava i motivi del suo gesto e, con parole di fuoco, aveva accusato la classe politica dirigente, vera causa di questo disastro sociale, classe politica che si era subito divisa: i partiti elitari e globalisti, lo ritenevano un povero folle senza cultura, altri movimenti, secessionisti, avevano cercato di farne un loro martire chiedendo alla moglie di candidarsi con loro. Lei aveva preso, con freddezza ed eleganza, le distanze da entrambi i movimenti e, dopo il funerale, si era ritirata a vita privata.
Sergio non si dava pace ma doveva andare avanti, invece Grazia, sua moglie, non riusciva a superare il fatto e, piano piano, aveva iniziato a sentirsi male e poi a dimagrire sempre più velocemente. Era diventata pelle e ossa e anche per questo, tanti clienti abituali disertavano il negozio o venivano molto di rado. Sergio non chiudeva ancora perché riusciva a vendere qualcosa ai turisti che arrivavano con le navi da crociera, uniche navi che attraccassero nella ex Superba. Non riusciva però a darsi pace per sua moglie che peggiorava giorno dopo giorno. Grazia gli aveva confidato, in una delle tante notti insonni, che si sentiva responsabile del suicidio di Luca e che non aveva più pace da quel giorno lì. Una mattina gli aveva detto: io sono morta con lui … Sergio era distrutto e anche Giobatta sembrava invecchiato di cent’anni ma tiravano avanti.
Un pomeriggio sua moglie era svenuta in negozio. L’ambulanza subito chiamata l’aveva portata in Ospedale e lì il verdetto era stato tremendo: tumore allo stomaco. Inoperabile, tanto era esteso. Dopo un inutile e molto oneroso ciclo di chemio, Grazia si era spenta in due mesi. Sergio, pur accusando il colpo, era riuscito a restare, per quanto potesse essere possibile in quella situazione, calmo e deciso. Al funerale si erano presentati in pochi, alcuni artigiani dei vicoli, i parenti e un frate che Sergio non conosceva. Al termine della funzione, dopo che tutti se ne erano andati, Sergio era solo davanti alla tomba, quando il frate lo aveva avvicinato presentandosi. Era lo zio di sua moglie, missionario in Russia ed era a conoscenza di tutti i fatti accaduti visto che Grazia manteneva con lui una fitta corrispondenza.
Frate Ippolito aveva confortato Sergio con parole misurate e sensate che andavano dritte al cuore e, con cautela, gli aveva chiesto se voleva venire a stabilirsi in Russia: “sappia”, gli aveva detto, “che si sta molto bene, vi è un forte risveglio religioso e non vi è posto per le follie mercantilistiche e contro natura che albergano invece qui. Ci pensi e mi faccia sapere, starò a Genova ancora per tanto tempo”. Sergio era confuso ma, cosa gli restava ormai? Si era messo subito all’opera e con una quota di quanto gli restava dei loro risparmi aveva fatto in modo di pagare l’ultimo anno di contributi a Giobatta e a farlo andare in pensione senza problemi. Poi, con la morte nel cuore, aveva messo in vendita il negozio. Stava lì da secoli, lì erano entrati mercanti, principi, gran dame, rampolli di nobili casate ma anche popolani, operai, garzoni, ragazze e monelli. Era stato il suo mondo e poi di sua moglie, un mondo saldo di valori, rispetto, lavoro, cultura, un mondo spazzato via da gente ignorante e senza patria, usurai apolidi, senza Dio e regole, tranne quelle degli sciacalli. Alla fine lo aveva venduto, con una punta di soddisfazione, ad una cooperativa di ragazzi genovesi che gli avevano promesso di tenere la stessa insegna anche se lo avrebbero fatto diventare un locale di ritrovo notturno.
Con il ricavato del negozio e quello della casa,venduta ad un prezzo ben inferiore del suo vero valore, era tornato dal frate e con lui era partito per la Russia. Gran parte del suo ricavato lo aveva donato agli orfani che l’abbazia accudiva. E adesso erano già cinque anni che viveva in quei luoghi. Si alzò dalla poltrona, aveva gli occhi umidi ma invece di andare a dormire si mise il giaccone e uscì per andare a dare un’ultima occhiata agli animali. Fuori faceva freddo ma il vento era cessato, alzò gli occhi, vide il cielo stellato e terso e si domandò perché uomini e donne smaniassero per delle stupidaggini, quando invece per trovare la vera ricchezza bastava solo alzare lo sguardo.
Racconto che si legge di un fiato, profetico, per certi versi. Ben scritto. Gli altipiani russi anziché la California, la Santa Madre Russia come terra promessa. Originale. I frati oppure i preti sono sempre in mezzo. Sanno come viver bene. Conviene dar loro ascolto....
RispondiEliminaCiò che mi ha sorpreso è che frati cattolici siano andati come missionari in un territorio dove il cristianesimo è molto più forte, grazie alla religione ortodossa, di quello che si trova nei paesi cattolici.
EliminaTroppo zelanti i pope, troppo zelanti i fedeli della Chiesa Ortodossa.. Bisogna annacquare. I missionari in un paese cristiano..!! Ridicolo. Confesso che non lo sapevo. Troppi tentacoli ha la piovra, e le teste mozzate rinascono. Duplicate.
RispondiEliminaA meno che non si tratti di una... licenza poetica da parte dell'autore del testo.
EliminaSolo lui può dircelo.
... esatto, trattasi di mia personale fantasia.
EliminaLa storia è verosimile, basata su miei continui giri nei caruggi e sugli avvenimenti, spesso taciuti dai media, che riguardano il nostro vivere normale e sociale ...
un saluto e grazie per averlo pubblicato
Comunque lei, più o meno consciamente, ha colto nel segno. Come facevo notare a freeanimals non sapevo di frati missionari in Russia. E invece è vero, ci sono andati, nel passato. I conventi ed i frati sono rimasti, esistono tutt'ora. Bizzarro. Chi sa che storia differente, alternativa, raccontavano agli sbigottiti cristiani ortodossi...
RispondiEliminaBisogna vedere in che secolo ci sono andati.
EliminaPuò darsi che quando sono andati missionari in Russia, di religione ortodossa non si parlava ancora e la popolazione indigena praticava il classico animismo pagano.
Quindi verso il 900dopo Cristo, più o meno. Ci può stare benissimo. Non ci avevo pensato.
RispondiEliminaPiù o meno lo stesso periodo quando i missionari cattolici andavano nelle terre pagane di Irlanda e Scozia.
Elimina