Fonte: Diretta News
Gli abitanti di Kavumu, un poverissimo
villaggio vicino alle rive del lago Kivu, a est della Repubblica
Democratica del Congo, vivono un incubo a causa di miliziani che
hanno rapito e violentato 44 bambine tra i 18 mesi e gli 11 anni.
Spiega il dottor Denis Mukwege, che lavora all’ospedale Panzi nella
capitale Bukavu: “Quando operi una bambina con la vescica e il
ventre distrutto non puoi fare a meno di pensare che non dovresti
‘cercare di riparare il danno’ ma fare qualcosa per impedire che
cose del genere avvengano”. Le vicende delle bimbe stuprate sono
state raccolte e messe insieme da diverse attiviste per i diritti
umani, come Lauren Wolfe, giornalista e direttrice del progetto
Women’s under siege. E’ stata lei a denunciare a ‘The Guardian’
quanto accade, mentre un altro medico, il dottor Neema Rukunghu, è
costretto ad ammettere: “Non sappiamo se da grandi potranno avere
una vita sessuale normale, se avranno le mestruazioni e dei bambini”.
Per gli abitanti di Kavunu la violenza
sessuale sta diventando una vera e propria ossessione: un padre ha
passato mesi a fare la guardia alla porta dopo che sua figlia era
stata rapita, per paura che gli stupratori tornassero. Nel 2009
il presidente Joseph Kabila, dopo molte resistenze, ha dovuto
ammettere l’esistenza del problema e ha avviato politiche di
tolleranza zero nei confronti degli stupri, usati come una vera e
propria arma, anche se i risultati tardano a vedersi e anzi vi sono
situazioni limite come quella di Kavunu. Più in generale, è l’intera
comunità internazionale a chiudere gli occhi rispetto a quanto
avviene a Kavunu. Dietro gli autori delle violenze, peraltro, vi
sarebbero guru e stregoni pronti a dare i loro consigli e a preparare
erbe e pozioni da usare al momento opportuno. “La milizia aveva
assoldato un feticista che consigliava ai combattenti di violentare
le bambine per ottenere una protezione sovrannaturale”, ha detto il
ministro della Giustizia, Alexis Thambwe Muamba.
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