Testo di Matthias Freeman
Sei anni di carcere per i cittadini, i
blogger e le testate che pubblichino anche una sola informazione in
grado di violare i dati personali o di ledere l’onore e la
reputazione di qualsiasi soggetto, con confisca del telefono, del
computer e rimozione del contenuto obbligatoria. È questa la novità
di agosto (in realtà del 27 luglio) della proposta di legge C 3139
(prima firmataria la senatrice Elena Ferrara), che, con l’accordo
di tutte le forze politiche, eccetto alcuni parlamentari di
opposizione che ne hanno contestato l’applicazione, verrà votato
dalla Camera a partire dal 12 settembre prossimo. La norma che
dovrebbe occuparsi di cyberbullismo, quindi teoricamente di tutela
del minore, transitando alla Camera, con i relatori Micaela
Campana e Paolo Beni è divenuta, con i profondi ritocchi dei
relatori e della Commissione riunite Giustizia e Affari sociali, una
vera e propria norma ammazza web, che riguarda anche e soprattutto
ogni maggiorenne che si affaccia alla rete internet. E sì, perché diversamente dalla
disposizione originaria approvata anche dal Senato, che era
incentrata principalmente sulla tutela del minore, il testo uscito il
27 luglio, è stato completamente stravolto, divenendo una norma
repressiva sul web a tutti gli effetti.
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