venerdì 19 agosto 2016

Commistioni tra Chiesa e Massoneria



PAVIA DI UDINE (Udine) - Normalmente è sempre chiusa e si può visitare solo chiedendo le chiavi al gestore di un agriturismo, "Tal Borc", che sorge lì vicino, o nei giorni della festa del paese, che cadono il 26, 27 e 29 agosto di ogni anno. Per il resto è uno scrigno d’arte sacra, cui la comunità locale è legatissima, che si “concede” solo per matrimoni e per ricorrenze eccezionali, ad esempio per i trentennali o i ventennali delle coppie che si sono sposate lì, o per manifestazioni come “Ville Aperte” o “Castelli Aperti”, con tanto di visita guidata.



È la chiesetta campestre della Santissima Trinità di Risano, una frazione di Pavia di Udine al confine con Mortegliano, che conserva testimonianze singolari e arredi sacri che ormai sono diventati una rarità. Come i vecchi portacandele in legno, in disuso perché pericolosissimi per gli incendi, e la lanterne che una volta si usavano nella festa del patrono, con l’apposito porta lumino, tutte di tela: una chicca, anche queste messe "in soffitta" da decenni perché pericolose, sempre perché potevano causare roghi, ma anche per la loro connotazione decisamente pagana.


Ma l’aspetto più curioso di questa chiesa cinquecentesca, dal cui portale di ingresso la vista si perde sulle campagne di Risano, sono i simboli “massonici” che si trovano sia sulla rampa di accesso - il più recente, inciso nel marmo -; che in un quadro appeso accanto al presbiterio, antico e in tela, entro un quadro, perché non si rovini, e poi nel punto più importante di ogni chiesa: l’altare. È l’occhio racchiuso in un triangolo, dal quale poi dipartono raggi di sole. Le guide, gente del posto che vuol bene alla sua chiesa, spiega che è il simbolo della Trinità: Padre, Figlio e Spirito Santo. Ma il simbolo è lo stesso della banconota da un dollaro americana: l’occhio nel triangolo, contornato da raggi che si irradiano tutto attorno. Singolare trovarlo in una chiesetta che è stata oggetto, peraltro, di diverse ricerche, da cui è nato pure un libro. L’edificio è molto ben conservato, grazie ai volontari della borgata, e, nel segreto, conserva anche abiti liturgici quasi introvabili, come le vesti di colore nero che il prete usava un tempo per la celebrazione dei funerali. 


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