Fonte: Il Gazzettino
PAVIA DI UDINE (Udine) - Normalmente è
sempre chiusa e si può visitare solo chiedendo le chiavi al gestore
di un agriturismo, "Tal Borc", che sorge lì vicino, o nei
giorni della festa del paese, che cadono il 26, 27 e 29 agosto di
ogni anno. Per il resto è uno scrigno d’arte sacra, cui la
comunità locale è legatissima, che si “concede” solo per
matrimoni e per ricorrenze eccezionali, ad esempio per i trentennali
o i ventennali delle coppie che si sono sposate lì, o per
manifestazioni come “Ville Aperte” o “Castelli Aperti”, con
tanto di visita guidata.
È la chiesetta campestre della
Santissima Trinità di Risano, una frazione di Pavia di Udine al
confine con Mortegliano, che conserva testimonianze singolari e
arredi sacri che ormai sono diventati una rarità. Come i vecchi
portacandele in legno, in disuso perché pericolosissimi per gli
incendi, e la lanterne che una volta si usavano nella festa del
patrono, con l’apposito porta lumino, tutte di tela: una chicca,
anche queste messe "in soffitta" da decenni perché
pericolose, sempre perché potevano causare roghi, ma anche per la
loro connotazione decisamente pagana.
Ma l’aspetto più curioso di questa
chiesa cinquecentesca, dal cui portale di ingresso la vista si perde
sulle campagne di Risano, sono i simboli “massonici” che si
trovano sia sulla rampa di accesso - il più recente, inciso nel
marmo -; che in un quadro appeso accanto al presbiterio, antico e in
tela, entro un quadro, perché non si rovini, e poi nel punto più
importante di ogni chiesa: l’altare. È l’occhio racchiuso in un
triangolo, dal quale poi dipartono raggi di sole. Le guide, gente del
posto che vuol bene alla sua chiesa, spiega che è il simbolo della
Trinità: Padre, Figlio e Spirito Santo. Ma il simbolo è lo stesso
della banconota da un dollaro americana: l’occhio nel triangolo,
contornato da raggi che si irradiano tutto attorno. Singolare trovarlo in una chiesetta che è stata oggetto, peraltro, di diverse
ricerche, da cui è nato pure un libro. L’edificio è molto ben
conservato, grazie ai volontari della borgata, e, nel segreto,
conserva anche abiti liturgici quasi introvabili, come le vesti di
colore nero che il prete usava un tempo per la celebrazione dei
funerali.
Nessun commento:
Posta un commento