Associazione Animalista Aronne:
Guardate questa foto, la maestosità di queste povere alci,
soggiogate da un subumano che gode di quello che ha distrutto. Che
orgoglio, che dignità ci può essere in un atto del genere, provo
solo ribrezzo.
Silvia Malnis: Ogni tanto mi sorge il
dubbio che pubblicare queste foto serva solo a pompare l'ego di
questi coglioni e far star male chi vede appesi dei fratelli...
Angela Zollo: Anch'io ho questo dubbio.
Associazione Animalista Aronne: Il
dubbio è legittimo ma ogni grande cambiamento sociale si è sempre
retto sulla manifestazione di un orientamento culturale e di opinione
antagonista a quello che si combatte e che deve canalizzarsi. La
rabbia e la disapprovazione è il primo modo, personalmente la trovo
una cosa più che positiva, grazie.
Silvia Malnis: La rabbia e la
disapprovazione nei confronti di questi esseri sono le benvenute. Ma
cosa viene dopo? La maggior parte delle persone che commenta
indignata queste foto mangia carne e latticini senza nessuna
indignazione per quello che il loro stesso consumo fa accadere negli
allevamenti, lager indisturbati del XXI secolo. Queste povere alci
hanno almeno vissuto libere fino a che non hanno incontrato quel
povero coglione. L'indignazione verso la caccia è un sentimento
ormai piuttosto diffuso (anche se mai abbastanza) e mi chiedo a cosa
portino tutti gli insulti e la cattiveria che si sfoderano nei
commenti a foto come questa; mi chiedo anche se forse non serva
un'educazione all'amore degli animali (uomo compreso) piuttosto che
un'educazione ad odiare chi li odia. Non è un discorso contro
l'attività di denuncia che è invece fondamentale, ma è invece un
interrogarsi sull'influsso emotivo, sui semi di rabbia e dolore che
sento cadere in me quando vedo queste cose, quando vedo un animale
investito, quando vedo un giubbotto con la pelliccia sul cappuccio,
etc etc etc.... Quello su cui c'è bisogno di promuovere
consapevolezza sono le conseguenze e gli effetti del proprio
comportamento alimentare.
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