domenica 7 agosto 2016

Noi abbiamo i femminicidi, loro la pura barbarie



Per sette anni l'ha accusata di essere una donna inutile, incapace di dargli l'erede che tanto desiderava. Le accuse e i maltrattamenti sono continuati anche davanti all'evidenza, quel responso dei medici in cui si dichiarava che l'unico ad avere problemi a concepire era proprio lui. Tuttavia nulla ha fermato la sua sete di vendetta contro la donna che aveva sposato e che, nonostante tutto, continuava a dargli amore: si è presentato alla sua porta e l'ha aggredita con un machete, prima di tagliarle entrambe le mani. È successo a Masii, in Kenya, dove Jackline Mwende, 27 anni, porterà sul corpo e nella mente i segni dell'odio di Stephen Ngila, 34 anni, l'uomo che ha sposato sette anni fa. Dal giorno delle nozze i due hanno provato invano ad avere un bambino. Dopo estenuanti tentativi e delusioni cocenti hanno deciso di rivolgersi a un medico. L'esito degli accertamenti parlava chiaro: Stephen aveva un problema di fertilità risolvibile, a detta dei dottori, grazie a un trattamento. A quegli appuntamenti l'uomo non si è mai presentato e ha continuato ad accusare la moglie di non essere in grado di avere bambini. Tre mesi fa la coppia si è separata: Stephen è andato via da casa e non si più fatto vivo. Fino al 24 luglio, quando si è presentato alla porta di Jackline con un machete in mano.




«Erano le 20.30 quando ho sentito bussare – ha raccontato la donna a The Nation - Quando ho aperto, lui era di fronte a me con un machete in mano. Mi ha detto che quello era il mio ultimo giorno, poi mi ha attaccato e mi ha tagliato entrambe le mani». La donna è stata colpita anche alla testa, ma nonostante le terribili ferite è riuscita a sopravvivere. «Oggi chiedo che lui rimanga in prigione fino all'ultimo dei suoi giorni – ha continuato – Voleva uccidermi nonostante sapesse quanto io lo amavo. È una persona senza cuore». Stephen è stato arrestato il giorno successivo all'attacco e adesso dovrà attendere il processo per sapere cosa ne sarà della sua vita. Il caso ha suscitato un'ondata di indignazione in Kenya e la storia di Jackline sta facendo il giro del pianeta.


«Questo è un caso particolarmente scioccante per il Kenya, dove abbiamo lavorato per molti anni per porre fine a tutte le forme di violenza contro le donne – ha detto al MailOnline Naitore Nyamu, di Equity Now – Siamo lieti che la polizia lo abbia rapidamente arrestato e adesso attendiamo che la giustizia faccia il suo corso. Non possiamo permettere che queste persone agiscano impunemente, come tante volte è successo negli anni passati. Il governo deve prendere una posizione di tolleranza zero in questi casi. Dobbiamo lavorare ancora più duramente per garantire che ogni singola donna del Kenya sia protetta da ogni forma di violenza e di discriminazione e sia in grado di vivere la sua vita in modo sicuro e senza paura».


Nessun commento:

Posta un commento