Negli
allevamenti in Sudafrica, i cuccioli di leone vengono sfruttati a scopi
turistici. C’è gente che paga per “coccolare” un esserino anestetizzato,
evidentemente. Quando crescono, questi magnifici animali sono venduti ai
cacciatori di trofeo provenienti da tutto il mondo.
Questo
tipo di caccia è, se possibile, più vile di sempre perché all’animale è
impedito di fuggire sia per vincoli mentali (sono abituati all’uomo) che fisici
(sono chiusi in un recinto).
Gli
allevamenti offrono il "no kill, no pay", quindi è nell'interesse
dei proprietari garantire il raggiungimento dell’obiettivo. Gli animali vengono
così drogati o affamati e attirati con del cibo mentre i cacciatori sono in
agguato per poi farsi fotografare accanto al “trofeo”.
Esistono
meno di 4000 leoni selvaggi in Sud Africa e più di 8.000 in cattività, allevati
per essere esposti – cadaveri - in foto da mostrare agli amici. L’allevamento è
anche una minaccia per i branchi di selvatici che vengono catturati per
introdurre nuove linee di sangue in cattività e vendere le ossa al mercato
asiatico.
Questo
business esiste a causa del fallimento della politica governativa ed è difeso
da interessi economici ingenti.
E’
necessario attivare campagne di sensibilizzazione affinché all’estero si vieti
l’importazione dei trofei di caccia e quest’industria cessi di far girare così
tanto denaro.
Gli
attivisti sudafricani hanno organizzato una marcia internazionale per il
prossimo 15 marzo.
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