Testo di
Cristina Idone
L’abolizione dell’esercito è sempre sembrato un
sogno illusorio, un’utopia auspicabile solo da “fricchettoni” pacifisti, ignari
dei rapporti internazionali da dover mantenere. Ma c’è un Paese, la Costa Rica,
che lo ha fatto sessant’anni fa per opera di José Figueres Ferrer,
coriaceo figlio di catalani emigrati in America. Il 1° dicembre 1948, il paese
era uscito da poco da una guerra civile, che aveva provocato centinaia di
morti. In breve, dopo due mesi di combattimenti, il socialdemocratico Ferrer
assunse la direzione del governo provvisorio, nazionalizzò le banche e annunciò
l’abolizione dell’esercito. Dopo
la firma del decreto legge, il presidente del governo provvisorio si recò alla
caserma Bellavista, situata nella capitale San José e davanti alla folla, con
una mazza, colpì simbolicamente il muro della caserma. Lo stesso giorno, Ferrer
offrì la caserma Bellavista all’università della Costa Rica, che la trasformò
in un museo. In questo gesto simbolico è racchiuso il motivo principale dell’abolizione
dell’esercito: eliminare le spese militari per aumentare i fondi destinati all’istruzione
e per migliorare le condizioni sanitarie di questo Paese. In effetti,
attualmente la Costa Rica ha un tasso di alfabetizzazione del 96% e la speranza
di vita, di quasi settantasette anni, è quella più alta in tutta l’America
Latina.
Da
quando la Costa Rica ha deposto le armi non ci sono state né invasioni né
guerre, nonostante l’America Centrale si possa sicuramente considerare una “zona
calda” del mondo. Ad oggi, infatti, lo sforzo più grande per la Costa Rica è
quello di mantenere questa cultura pacifista in un’area martoriata da continui
conflitti. «Smettiamo di comprare armi per pagare più professori e più medici»
non si è rivelato solo uno slogan sterile e retorico. Secondo la fondazione
Arias per la pace e per il progresso umano, la soppressione delle forze armate
permette di finanziare le università pubbliche e tre interi ospedali.
Esiste
però anche un rovescio della medaglia. Rosibel Salas Herrera, vicedirettrice di
un istituto tecnico nella regione del Coto Brus, riconosce l’efficienza del
sistema d’istruzione, ma ne critica le diseguaglianze. Mentre nella capitale
gli studenti dispongono di computer e biblioteche, ritiene che nella regione in
cui lei lavora la situazione non sia altrettanto edificante: i bambini sono
costretti a seguire le lezioni in aule fatte di lamiere.
Nonostante
ciò, nessuno pensa di rimettere in discussione la rinuncia delle spese
militari. Per citare un avvenimento emblematico, solo nel 1985 l’America
Centrale è stata teatro delle guerre in Guatemala, nel Salvador e in Nicaragua.
Così, di fronte alla minaccia che il pericolo potesse raggiungere anche la
Costa Rica, il governo ha fatto un’inchiesta tra la popolazione per sapere se
fosse favorevole o no al ripristino delle forze armate. Ebbene, ben il 90%
degli intervistati si è rivelato contrario.
La Costarica è così diventato l’esempio di un Paese che ha costruito sull’assenza dell’istituzione militare la base per il suo sviluppo: è al 48° posto al mondo negli indici di sviluppo, mentre gli altri stati dell’America Centrale sono dietro ai primi cento. Qui le piazze, i monumenti e le vie non ricordano guerre o battaglie, ma i solidi principi su cui si basa questo Paese: piazza della Cultura, parco della Pace, la rotonda delle Garanzie Sociali si possono citare come esempi.
Probabilmente
anche l’Italia potrebbe considerare questa come alternativa adatta per la
riduzione del debito pubblico e il risanamento del pareggio di bilancio
prendendo esempio dall’unico Paese al mondo che il giorno della festa nazionale fa
sfilare gli studenti anziché i soldati. Le cifre riguardanti i soldi spesi dall’Italia
nelle cosiddette “missioni di pace” rivelano un impegno di non poco conto in
relazione ai sacrifici a cui sono chiamati gli italiani. E non solo in
relazione all’aumento della pressione fiscale, ma anche ai tagli in settori
sociali di primaria importanza quali istruzione, sanità ed altri.
Ma
se il modello inaugurato più di cinquant’anni fa da Pepe Figueres Ferrer
ha portato la Costa Rica ad essere tra i primi posti negli indici di sviluppo
mondiale, cosa aspettano Stati europei come Grecia, Spagna, Portogallo a seguire
l’esempio di questo piccolo ma democratico Stato?
L' uomo nasce libero ma ovunque è in catene; queste catene sono: ignoranza, ideologie politiche e religiose, fanatismo soggettivo e di massa,
RispondiEliminae non ultima quella concezione maledettamente antropocentrica che dà diritto all' uomo di sopraffare gli altri esseri viventi! L' Italia potrebbe abolire l 'esercito? Non ci crederò mai!! E non solo per le ragioni sopra citate...