Testo di Giulio Meotti
“Sei
un ebreo?”, chiede Heinrich Himmler a un prigioniero durante una visita nel
fronte orientale del 1941. “Sì”. “Entrambi i genitori sono ebrei?”. “Sì”,
continua il ragazzo. “Hai antenati che non fossero ebrei?”. “No”. “Allora non
posso aiutarti”. Il giovane viene fucilato sotto gli occhi del gerarca nazista.
Questo era Heinrich Himmler.
Di
Hitler si dice che fosse “magnetico”. Di Göring che fosse un valoroso pilota.
Di Goebbels che fosse un demagogo straordinario. Di Heydrich che fosse un
provetto schermidore, un eccellente pilota e un ottimo musicista. Nessuno è mai
riuscito a trovare niente di speciale in Himmler, non un solo momento di
carisma e umanità in tutta la sua esistenza. Fra i grandi capi nazisti è il più
efferato e il più anonimo. L’uomo che vanta un curriculum di delitti senza
precedenti non mostra segni caratteristici. Basso, flaccido, calvo, grassoccio,
occhi acquosi, mento sfuggente, stretta di mano molle, Himmler era uno come
tanti, monotono e pedante. Solo che il suo ufficio era il comando delle SS e
della polizia nazista, il suo compito realizzare il più spaventoso massacro
della storia.
I suoi lineamenti sono talmente banali che nel maggio del 1945 non viene identificato dai sovietici che lo fanno prigioniero e dagli inglesi che lo prendono in custodia. Non si è nemmeno camuffato: a Himmler è bastato togliersi i pince-nez. Senza quelli, non è più lui. Come in una gag, Himmler era i suoi occhiali. Dietro non c’è nulla. Fino a oggi.
I suoi lineamenti sono talmente banali che nel maggio del 1945 non viene identificato dai sovietici che lo fanno prigioniero e dagli inglesi che lo prendono in custodia. Non si è nemmeno camuffato: a Himmler è bastato togliersi i pince-nez. Senza quelli, non è più lui. Come in una gag, Himmler era i suoi occhiali. Dietro non c’è nulla. Fino a oggi.
“Vado
ad Auschwitz. Baci, il tuo Heini”, scrive Himmler alla moglie Margaret. E
ancora: “Nei prossimi giorni sarò a Lublino, Zamosch, Auschwitz, Lemberg e poi
nella nuova sede. Sono curioso di vedere se e come funzionerà il telefono.
Saluti e baci! Il tuo Pappi”. Pochi giorni dopo parte per un sopralluogo di due
giorni ad Auschwitz per vedere con i suoi occhi che cosa accade a un trasporto
di ebrei sottoposti all’azione del pesticida Zyklon B. I cadaveri gonfi che si
colorano di blu, i forni crematori. Himmler dà il via libera alla distruzione
su vasta scala del popolo ebraico.
Queste
sono soltanto due delle straordinarie lettere ritrovate in Israele e pubblicate
in questi giorni dal quotidiano tedesco Die Welt. Documenti, corrispondenza e
fotografie dell’architetto dell’Olocausto. Leggendo queste lettere, vedendo
queste immagini, i giornali hanno sottolineato la “normalità” del boia del
Terzo Reich, il capo delle SS, del programma eutanasia e dell’annientamento del
popolo ebraico.
Le lettere ci rivelano un Himmler attento alle spese personali, che vive senza lussi, a differenza di quasi tutti gli altri gerarchi, specie Göring. Dalle lettere ne esce un Himmler “sobrio esecutore di una visione del mondo”, come dice lo storico Michael Wildt. Ai suoi occhi l’omicidio di massa era un passo necessario per compiere la missione del Terzo Reich. “Sarò in un centro di esecuzioni per testare nuovi e interessanti metodi di fucilazione”, scrive il gerarca alla moglie. Come commenta lo Spiegel, “Himmler non aveva nulla di banale, era intelligente, possedeva una energia radiante, e una fantasia capace di attuare l’ideologia del nazionalsocialismo in azione”. Le lettere confermano che Himmler non era un mostro, non aveva nulla di demoniaco, né di sadico, non traeva piacere nella sofferenza altrui (si sentì spesso male di fronte alle carneficine). Aveva una missione, invece, e una ideologia ben precisa. Pagana, salutista, eugenetica, ecologista, darwiniana, ultra moderna e iper illuministica.
Queste ultime scoperte ci parlano di un uomo che concepiva se stesso, nelle parole di Joachim Fest, “non come un assassino, ma come un patrono della scienza”. E fu proprio quella moglie, l’infermiera Margaret, appassionata di omeopatia e mesmerismo, a introdurlo alla scienza del biologico. Una fotografia li ritrae a raccogliere erbe mediche sul lago di Tegernsee, dove la moglie e la figlia Gudrun lo aspettavano. Era il giugno 1941. Questo materiale incredibile si trova a Tel Aviv, in un caveau di proprietà della regista Vanessa Lapa, che ha realizzato un documentario su Himmler la cui proiezione in anteprima è in programma alla prossima Berlinale.
Le lettere ci rivelano un Himmler attento alle spese personali, che vive senza lussi, a differenza di quasi tutti gli altri gerarchi, specie Göring. Dalle lettere ne esce un Himmler “sobrio esecutore di una visione del mondo”, come dice lo storico Michael Wildt. Ai suoi occhi l’omicidio di massa era un passo necessario per compiere la missione del Terzo Reich. “Sarò in un centro di esecuzioni per testare nuovi e interessanti metodi di fucilazione”, scrive il gerarca alla moglie. Come commenta lo Spiegel, “Himmler non aveva nulla di banale, era intelligente, possedeva una energia radiante, e una fantasia capace di attuare l’ideologia del nazionalsocialismo in azione”. Le lettere confermano che Himmler non era un mostro, non aveva nulla di demoniaco, né di sadico, non traeva piacere nella sofferenza altrui (si sentì spesso male di fronte alle carneficine). Aveva una missione, invece, e una ideologia ben precisa. Pagana, salutista, eugenetica, ecologista, darwiniana, ultra moderna e iper illuministica.
Queste ultime scoperte ci parlano di un uomo che concepiva se stesso, nelle parole di Joachim Fest, “non come un assassino, ma come un patrono della scienza”. E fu proprio quella moglie, l’infermiera Margaret, appassionata di omeopatia e mesmerismo, a introdurlo alla scienza del biologico. Una fotografia li ritrae a raccogliere erbe mediche sul lago di Tegernsee, dove la moglie e la figlia Gudrun lo aspettavano. Era il giugno 1941. Questo materiale incredibile si trova a Tel Aviv, in un caveau di proprietà della regista Vanessa Lapa, che ha realizzato un documentario su Himmler la cui proiezione in anteprima è in programma alla prossima Berlinale.
Emerge l’Himmler pioniere dell’alimentazione
biologica e della battaglia contro il “Gm Food”, il cibo geneticamente
modificato, da combattere a favore di una “agricoltura in accordo con le leggi
della vita”. “L’artificiale è ovunque”, scriveva Himmler. “Ovunque c’è cibo
adulterato, pieno di ingredienti che lo rendono longevo e più bello”.
Himmler
era un avido lettore di Max Bircher-Benner e Ragnar Berg, i due principali
sostenitori del cibo biologico, il primo addirittura inventore del famoso
Muesli. Himmler si distinse come uno zelota della lotta agli additivi, ai
conservanti, ai coloranti, e vietò l’uso dello zucchero bianco raffinato e del
miele artificiale. Grande sostenitore dei rimedi naturali, il capo delle SS fu
anche un acerrimo nemico della vivisezione e promosse campagne per la tutela
dell’ambiente e di specie sotto minaccia di estinzione, come la balena. Secondo
Himmler, si doveva bandire la vivisezione con l’obiettivo di “risvegliare e
rafforzare lo spirito di compassione in quanto uno dei più alti valori morali
del popolo tedesco”. Un Himmler orgoglioso di definire questo popolo “l’unico
al mondo ad avere un’attitudine decente verso gli animali”.
Il più zelante assassino di bambini della storia scrisse persino un libro di fiabe, in cui i topi scovati nelle case dei tedeschi non vengono uccisi, ma portati in tribunale per essere processati, “trattati con umanità”. Su volontà di Himmler furono approvate direttive per il trasporto degli animali, furono ospitate a Berlino conferenze internazionali sulla protezione degli animali e promulgata una regolamentazione della macellazione dei pesci e di altri animali a sangue freddo. Una volta Himmler chiese al suo medico, noto cacciatore: “Come puoi, tu, dottor Kersten, gioire sparando, da un riparo, a delle creature indifese, che vagano per la foresta, incapaci di proteggere se stesse e prive di ogni sospetto? E’ un vero delitto. La natura è tremendamente bella e ogni animale ha il diritto di vivere”. Intanto gli ascari di Himmler inseguivano e abbattevano gli ebrei nelle foreste della Polonia e dell’Ucraina.
Il più zelante assassino di bambini della storia scrisse persino un libro di fiabe, in cui i topi scovati nelle case dei tedeschi non vengono uccisi, ma portati in tribunale per essere processati, “trattati con umanità”. Su volontà di Himmler furono approvate direttive per il trasporto degli animali, furono ospitate a Berlino conferenze internazionali sulla protezione degli animali e promulgata una regolamentazione della macellazione dei pesci e di altri animali a sangue freddo. Una volta Himmler chiese al suo medico, noto cacciatore: “Come puoi, tu, dottor Kersten, gioire sparando, da un riparo, a delle creature indifese, che vagano per la foresta, incapaci di proteggere se stesse e prive di ogni sospetto? E’ un vero delitto. La natura è tremendamente bella e ogni animale ha il diritto di vivere”. Intanto gli ascari di Himmler inseguivano e abbattevano gli ebrei nelle foreste della Polonia e dell’Ucraina.
Un
saggio di due ricercatori americani, Arnold Arluke della Northeastern
University di Boston e Boria Sax della Pace University di New York, è arrivato
addirittura alla conclusione che “l’Olocausto è stato causato dalla paura della
contaminazione genetica del popolo tedesco che i nazisti consideravano unico
anche per il suo rapporto privilegiato e simpatetico con gli animali”. Himmler
decise anche di bandire la macellazione rituale ebraica che non permette di
anestetizzare la bestia. Stigmatizzava la tradizione kasher perché si poneva “contro
la raffinata sensibilità della società tedesca” e addirittura come “una
sofferenza inutile”.
Salutista,
Himmler aveva in odio il tabacco, che definiva “una masturbazione polmonare”.
Il Reichsführer che incitava i suoi soldati a non avere pietà di una colonna di
donne e bambini da fucilare, bandì il fumo non soltanto fra le sue SS, ma anche
in molti luoghi di lavoro, negli uffici governativi, negli ospedali e sui treni
e autobus delle città. Nessuno fumava mai in presenza del sovrano dei campi di
concentramento.
Himmler
raccomandava colazioni a base di porri crudi e acqua minerale, e dedicò parte
della sua attività al “problema delle patate lesse”, finanziando persino delle
ricerche sul tema. Emerge anche una passione per i bagni nel fieno d’avena.
Himmler aveva messo a punto anche uno speciale menu da sottoporre al popolo
tedesco: il caffè del mattino era sostituito da latte e poltiglia di cereali; a
tavola, al posto di vino o birra, si doveva bere acqua minerale; i pasti erano
da calcolare minuziosamente sui computi delle vitamine e delle calorie
prescritte dagli eugenisti a lui vicini. Himmler amava i cerbiatti e definiva
la caccia “un delitto a sangue freddo contro esseri innocenti”. E’ la stessa
persona che sponsorizza nei campi di sterminio i medici criminali e gli
esperimenti sulle cavie umane.
Il capo delle SS era prima di tutto un allevatore di polli. Un destino che condivise con altri genieri della “soluzione finale”: Rudolf Höss, il comandante di Auschwitz, aveva un negozio di macelleria; Willi Mentz, guardiano a Treblinka, aveva fatto il mungitore di vacche; Kurt Franz, ultimo comandante di Treblinka, era stato macellaio come Karl Frenzel, “fuochista” prima a Hadamar poi a Sobibor.
Il capo delle SS era prima di tutto un allevatore di polli. Un destino che condivise con altri genieri della “soluzione finale”: Rudolf Höss, il comandante di Auschwitz, aveva un negozio di macelleria; Willi Mentz, guardiano a Treblinka, aveva fatto il mungitore di vacche; Kurt Franz, ultimo comandante di Treblinka, era stato macellaio come Karl Frenzel, “fuochista” prima a Hadamar poi a Sobibor.
A
Waldtrudering gli Himmler si stabiliscono con il cane, i polli, i conigli e un
maiale. “Le galline depongono male”, scrive Margaret a Himmler. “Appena due
uova al giorno”. La famiglia Himmler, alla fine della guerra, sognava di aprire
una grande industria di allevamento di uova biologiche. Lo stratega dello
sterminio stravedeva per i tramonti, ma soprattutto per i fiori. E giunse così
a ordinare la produzione di erbe medicinali e miele organico nel campo di
concentramento di Dachau, dove il dottor Fahrenkamp diresse una sorta di
paradiso verde in mezzo al lager.
L’Istituto
tedesco per la nutrizione e il cibo organizzò una rete di coltivazioni all’interno
dei campi di concentramento in Polonia e Cecoslovacchia. A Dachau la
piantagione era diretta dal botanista austriaco Emmerich Zederbauer, che
coordinava un gruppo di medici, farmacisti e tecnici di laboratorio. Ad
Auschwitz, invece, Himmler aveva ordinato di coltivare una speciale pianta dell’est,
la kok-saghyz, che riteneva avesse speciali poteri curativi. Nella rete di
venti campi di concentramento, Himmler organizzò la più grande coltivazione
europea di erbe medicinali.
Himmler paragonava spesso il suo lavoro di selezionatore di gruppi etnici, disabili ed ebrei, a quello di un botanico: “L’affrontammo come un vivaista che tenta di riprodurre una vecchia varietà che è stata adulterata e svilita. Partimmo dai criteri di selezione delle piante e quindi procedemmo, con molta determinazione, a eliminare gli uomini che ritenevamo di non poter utilizzare”.
Himmler paragonava spesso il suo lavoro di selezionatore di gruppi etnici, disabili ed ebrei, a quello di un botanico: “L’affrontammo come un vivaista che tenta di riprodurre una vecchia varietà che è stata adulterata e svilita. Partimmo dai criteri di selezione delle piante e quindi procedemmo, con molta determinazione, a eliminare gli uomini che ritenevamo di non poter utilizzare”.
Una
speciale squadra agli ordini di Himmler lanciò una guerra contro la impatiens
parviflora, un fiore boschivo giudicato “alieno” nelle campagne tedesche. Il
capo delle SS sognava poi di “creare una immensa zona naturale di flora e fauna
in Polonia”. Aveva persino proibito di usare fiori artificiali ai funerali e fu
fiero di fare della Germania il primo paese europeo con delle riserve naturali.
Le lettere di Himmler alla moglie sono piene di riferimenti ai fiori, una sua
ossessione. In una missiva, Himmler racconta di averle spedito 150 tulipani
dall’Olanda: “Di un colore, di due colori, non ne trovi così in Germania”. I
suoi ordini di annientamento di villaggi e popolazioni, il Reichsführer li
firmava rigorosamente con dei lapis naturali. Di legno, mica di plastica.
Sai benissimo, Roberto, che noi animalisti siamo spesso attaccati da cacciatori, ricercatori, allevatori, e compagnia "bella" proprio su questi argomenti...
RispondiEliminache Hitler amava i cani, che era vegetariano, che erano state promulgate leggi contro la vivisezione, che gli animali erano più importanti degli ebrei.
Al cervello umano basta poco per innescare un ragionamento semplice, efficace, verosimile in apparenza....quel poco che basta per far dipingere noi animalisti come nazisti, seguaci del baffetto et similia.
Insomma, un po' come se domani dicessero che Torquemada, noto inquisitore, amava i gatti: subito salterebbe fuori qualcuno a dire che TUTTI quelli che amano i gatti sono come Torquemada.
Ritengo, tornando all'articolo citato, che i nazisti fossero, al di là della fede nel Terzo Reich,
( non ho usato a caso la parola" fede", ma di proposito)
persone normalissime come altre, con difetti e pregi come tutti, essendo come tutti noi, esseri imperfetti in quanto umani.
Può parere strano, ma noi umani siamo enigmi viventi, pieni di contraddizioni.
L'articolista- e tanti come lui- cosa si aspettava?
Di leggere nelle biografie di Goebbels, Himmler e altri fedelissimi del Führer, che odiavano la famiglia, che picchiavano i figli e che detestavano la moglie?
Molti anni fa Don Pietro Degani, parroco di Zuglio, scrisse al Messaggero Veneto raccontando un aneddoto che lo vide protagonista quand'era bambino: era nel roccolo con padre e zio e arrivarono un gruppetto di tedeschi armati.
EliminaVidero gli uccelli in gabbia e si arrabbiarono. Aprirono le gabbie e li fecero volare via. Il bambino, che poi sarebe diventato sacerdote uccellatore e cacciatore, temette che i tedeschi ammazzassero padre e zio uccellatori, che volevano passare una tranquilla mattinata nel roccolo a catturare uccelli migratori, ma per fortuna non ci fu spargimento di sangue.
Ci fu invece, molti anni dopo, spargimento di diffamazione verso noi anticaccia. E come quel prete, tanti altri cattolici la pensano nello stesso modo: noi siamo l'Anticristo, che si commuove per gli animali e non ha pietà per i cristiani.
Ormai, questa distorsione della verità, non mi provoca più nemmeno la nausea che mi provocava un tempo.
Nemmeno a me viene il conato di vomito, non più, forse perché vado verso i 45 e non ho più 20 anni....
RispondiEliminad'altra parte , per restare in tema di captatio benevolentiae, mi si spieghi allora il motivo per cui quando si vuole far leva sui buoni sentimenti, ci si presenta in tv col cane, tipo Monti l'anno scorso, in vista delle elezioni.
altra contraddizione.
Solo gli occidentali hanno questo rapporto strano e incoerente con i cani. Hitler amava la sua Blondie, mentre Monti ho qualche dubbio che amasse il suo barboncino per il quale chiese a Daria Bignardi: "Senta com'è morbido".
EliminaForse Berlusconi può amare Dudù, ma solo grazie alla Pascale e non certo di sua iniziativa.
Tu prova a immaginare Mao Tsedong che si presenta a una riunione del Comitato Centrale del PCC con un maialino sotto il braccio. O con un cane che è la stessa cosa per i cinesi.
Non ha senso.
E' stato un occidentale, un francese se non sbaglio, a dire: "Il cane è la più grande conquista dell'umanità".
Ma si sbagliava per eccesso.
"Basso, flaccido, calvo, grassoccio, occhi acquosi, mento sfuggente, stretta di mano molle, Rosario era uno come tanti, monotono e pedante."
RispondiEliminaahahahahah!
Questa è proprio un'ossessione!
EliminaComunque, ricordati che gli attacchi ad personam sono sempre sleali.
Quale personam? Quello è solo un contenitore di organi che tengono in vita uno zombie!
RispondiEliminaNon per avere sempre l'ultima parola, ma anche ciò che hai appena detto ha una spiegazione psicologica: si chiama reificazione del nemico.
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