martedì 18 febbraio 2014

Quelle immorali strutture chiamate zoo

 
Testo di Silva Martinelli

Marius era una giovane giraffa nata al momento sbagliato nel posto sbagliato.
Il destino decise di farla venire al mondo in una gelida prigione dell’estremo Nord, chiamata zoo di Copenaghen, dove, per disgrazia, già c’erano troppi suoi consimili e per lei non c’era più posto.
Con l’unica colpa di non aver mai visto la luce nelle vaste savane della sua solatia Africa, Marius venne condannato a morte. Non si sa come questa notizia (che normalmente uno zoo tiene ben nascosta all’opinione pubblica) sia trapelata: in pochissimi giorni tramite una petizione vennero raccolte 30.000 firme per salvare la vita di Marius e almeno due strutture (uno zoo in Svezia e un parco per animali selvatici nello Yorkshire) si offrirono per dargli ospitalità, ma il direttore scientifico dello zoo di Copenaghen, Bengt Holst, fece orecchie da mercante, facendo assassinare il povero Marius con un colpo di pistola, smembrare il suo corpo davanti al pubblico (anche bambini) e gettare i suoi resti in pasto ai leoni. Forse era più importante risparmiare sul cibo per i predatori piuttosto che salvare una vita……. 


Questo fatto agghiacciante fa accapponare la pelle e non può che suscitare sdegno e protesta, ma forse non tutti sanno che l’uccisione di animali in sovrannumero, di qualunque specie si tratti (anche quelle in via di estinzione) è pratica diffusa in tutti gli zoo del mondo, anche nella nostra civile e rispettosa Svizzera: vengono fatti nascere indiscriminatamente (i cuccioli, si sa, sono carini e attirano pubblico pagante e media), per poi ucciderli non appena grandicelli, senza nessuna considerazione per la loro vita, come fossero fazzoletti di carta da buttare via dopo l’uso, oppure per essere venduti ai circhi ad affrontare una vita altrettanto squallida. I direttori si giustificano dicendo che sterilizzare o impedirne l’accoppiamento è contro natura e che ai loro ospiti vogliono garantire un’esistenza il più naturale possibile (dietro le sbarre?), ma fingono di non sapere che in uno zoo è tutto artificiale: dal clima, allo spazio a disposizione, alla modalità dei pasti,  alle condizioni generali di vita. In natura gli animali autoregolano la loro capacità riproduttiva in base alla disponibilità di cibo e territorio. In uno zoo non sono altro che poveri prigionieri senza possibilità di scelta, né vie di fuga, in balia del nostro volere. Nell’era della tecnologia e dei grandi viaggi alla portata di quasi tutti, ha ancor meno senso rinchiudere esseri viventi in prigioni più o meno dorate per mostrarli al pubblico. E’ giusto indignarsi per la morte ingiustificata di Marius, ma sarebbe ancora più giusto boicottare quelle vergognose e immorali strutture che tolgono la libertà e spesso anche la vita ad animali innocenti, capaci di soffrire fisicamente e psicologicamente tanto quanto noi.
Nel frattempo, in un altro zoo in Danimarca, un’altra giovane giraffa sta per essere condannata a morte! E' ora che gli zoo  spariscano dalla faccia della terra, fintanto che esisteranno e la mentalità umana continuerà a considerare gli animali oggetti da usare e scartare a piacimento, questi drammi continueranno a consumarsi, spesso nascosti agli occhi e alla coscienza collettiva.

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