mercoledì 19 febbraio 2014

Tutti al soldo dei poteri forti

 
Fonte: L’officina

Testo di Giorgio Maria Cambié

Puntuale come un cronometro svizzero, cinque giorni prima dell'incarico a Renzi, ecco che compare nelle librerie il volume "Ammazziamo il gattopardo", che vende 100.000 copie.
L'autore, Alan Friedman, è un giornalista americano dal faccione rotondo, corrispondente del  Financial Times, che nonostante sia qui da diversi decenni parla ancora l'italiano di Stanlio e Ollio. Il gattopardo di cui parla non è Berlusconi, ma la tendenza che l'autore dice essere nazionale a fare quanto diceva il nipote del principe di Salina nel romanzo di Tomasi di Lampedusa, ovverosia che occorre cercare di cambiar tutto perché non cambi niente. La tesi è che se si vuol salvare l'Italia occorre abbandonare questa tendenza gattopardesca e imboccare la strada delle riforme.

Nel libro c'è la scoperta dell'acqua calda, ovvero la determinazione dei nostri mali che sono ogni giorno davanti a tutti: l'eccessiva pressione fiscale, l'eccessiva spesa pubblica, l'esistenza di sacche di privilegio e contemporaneamente di ampi strati di povertà, l'incertezza delle leggi e così via. Dove esso è utile è nell'esame degli eventi che hanno portato alla caduta di Berlusconi nel 2011. Friedman è un ottimo  giornalista all'americana e procede per video interviste a tutte le principali figure che hanno avuto  parte in questo golpe: Monti, Prodi, De Benedetti, Napolitano, Berlusconi. Ne vien fuori un quadro che conferma, se mai ci fosse qualche dubbio, che Napolitano stava preparando il terreno per il cambiamento del governo già nel giugno del 2011. Un assist  poi è stato dato da un giochino finanziario europeo che ha fatto salire lo spread a 400, creando i presupposti per la caduta dell'ultimo governo democraticamente eletto.

Quello che non ha esaminato è tutto l'ulteriore lavoro preparatorio per varare il governo Monti, in quanto è altamente improbabile che in una settimana possano essere stati strappati alle loro cattedre ed alle loro occupazioni un così alto numero di docenti universitari e di grand commis dello Stato per creare lo staff. È evidente che la stessa preparazione al di fuori di qualsiasi controllo democratico è stata effettuata anche per la composizione del governo. È perlomeno singolare che l'unico uomo non politico interpellato al tempo fu De Benedetti, arcinemico di Berlusconi.
Friedman poi, indossate le  vesti del Messia, stende il  decalogo per Renzi. In esso, fra varie ovvietà, vi è quello che sta molto a cuore ai poteri forti: la patrimoniale. Un mio conoscente che ogni tanto è ammesso all'empireo dei poteri forti e ne riporta pareri e tendenze,  parlava già  della necessità di imporre una patrimoniale oltre un anno fa.
Che significato ha questo libro del tutto casualmente uscito qualche giorno prima della caduta del governo Letta? Come i preparativi per la caduta del governo Berlusconi, anche i preparativi per questo libro hanno dovuto coprire un notevole periodo di tempo, oltre un anno. E' singolare che il volume esca proprio a ridosso della crisi di governo. Per dirla con Andreotti - a pensar male si fa peccato ma ci si indovina - dobbiamo pensare che forse questo libro è una specie di catechismo lasciato a Renzi dai poteri forti. Sicuramente Friedman, da anni inserito nell'empireo della grande finanza, non si è accinto a questo lavoro soltanto per portare a conoscenza del pubblico quanto gran parte degli italiani sapeva già.
Il professor Carlo Pelanda, veronese come me, in una recente trasmissione non ha mancato di far notare che il governo italiano è sempre stato eterodiretto. Il sospetto che questo libro sia sotto sotto  (e neanche troppo) una “ guideline” per il nuovo governo, coi desiderata  del complesso di poteri che intende dominare il governo, è forte.

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