Fonte:
L’officina
Testo
di Giorgio Maria Cambié
Puntuale
come un cronometro svizzero, cinque giorni prima dell'incarico a Renzi, ecco
che compare nelle librerie il volume "Ammazziamo il gattopardo", che vende 100.000
copie.
L'autore, Alan Friedman, è un giornalista americano dal faccione rotondo, corrispondente del Financial Times, che nonostante sia qui da diversi decenni parla ancora l'italiano di Stanlio e Ollio. Il gattopardo di cui parla non è Berlusconi, ma la tendenza che l'autore dice essere nazionale a fare quanto diceva il nipote del principe di Salina nel romanzo di Tomasi di Lampedusa, ovverosia che occorre cercare di cambiar tutto perché non cambi niente. La tesi è che se si vuol salvare l'Italia occorre abbandonare questa tendenza gattopardesca e imboccare la strada delle riforme.
L'autore, Alan Friedman, è un giornalista americano dal faccione rotondo, corrispondente del Financial Times, che nonostante sia qui da diversi decenni parla ancora l'italiano di Stanlio e Ollio. Il gattopardo di cui parla non è Berlusconi, ma la tendenza che l'autore dice essere nazionale a fare quanto diceva il nipote del principe di Salina nel romanzo di Tomasi di Lampedusa, ovverosia che occorre cercare di cambiar tutto perché non cambi niente. La tesi è che se si vuol salvare l'Italia occorre abbandonare questa tendenza gattopardesca e imboccare la strada delle riforme.
Nel
libro c'è la scoperta dell'acqua calda, ovvero la determinazione dei nostri
mali che sono ogni giorno davanti a tutti: l'eccessiva pressione fiscale,
l'eccessiva spesa pubblica, l'esistenza di sacche di privilegio e
contemporaneamente di ampi strati di povertà, l'incertezza delle leggi e così
via. Dove esso è utile è nell'esame degli eventi che hanno portato alla caduta
di Berlusconi nel 2011. Friedman è un ottimo giornalista all'americana e
procede per video interviste a tutte le principali figure che hanno avuto parte
in questo golpe: Monti, Prodi, De Benedetti, Napolitano, Berlusconi. Ne vien
fuori un quadro che conferma, se mai ci fosse qualche dubbio, che Napolitano
stava preparando il terreno per il cambiamento del governo già nel giugno del
2011. Un assist poi è stato dato da un giochino finanziario europeo che
ha fatto salire lo spread a 400, creando i presupposti per la caduta
dell'ultimo governo democraticamente eletto.
Quello
che non ha esaminato è tutto l'ulteriore lavoro preparatorio per varare il
governo Monti, in quanto è altamente improbabile che in una settimana possano
essere stati strappati alle loro cattedre ed alle loro occupazioni un così alto
numero di docenti universitari e di grand commis dello Stato per creare lo
staff. È evidente che la stessa preparazione al di fuori di qualsiasi controllo
democratico è stata effettuata anche per la composizione del governo. È
perlomeno singolare che l'unico uomo non politico interpellato al tempo fu De
Benedetti, arcinemico di Berlusconi.
Friedman
poi, indossate le vesti del Messia, stende il decalogo per Renzi.
In esso, fra varie ovvietà, vi è quello che sta molto a cuore ai poteri forti: la
patrimoniale. Un mio conoscente che ogni tanto è ammesso all'empireo dei poteri
forti e ne riporta pareri e tendenze, parlava già della necessità
di imporre una patrimoniale oltre un anno fa.
Che
significato ha questo libro del tutto casualmente uscito qualche giorno prima
della caduta del governo Letta? Come i preparativi per la caduta del governo
Berlusconi, anche i preparativi per questo libro hanno dovuto coprire un
notevole periodo di tempo, oltre un anno. E' singolare che il volume esca
proprio a ridosso della crisi di governo. Per dirla con Andreotti - a pensar
male si fa peccato ma ci si indovina - dobbiamo pensare che forse questo libro è
una specie di catechismo lasciato a Renzi dai poteri forti. Sicuramente
Friedman, da anni inserito nell'empireo della grande finanza, non si è accinto
a questo lavoro soltanto per portare a conoscenza del pubblico quanto gran
parte degli italiani sapeva già.
Il
professor Carlo Pelanda, veronese come me, in una recente trasmissione non ha
mancato di far notare che il governo italiano è sempre stato eterodiretto. Il
sospetto che questo libro sia sotto sotto (e neanche troppo) una “
guideline” per il nuovo governo, coi desiderata del complesso di poteri
che intende dominare il governo, è forte.
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