Fonte: La Stampa
Nell’Europa dei fili
spinati e dei controlli alla frontiera del Brennero, c’è spazio
per scendere ancora più in basso. Precisamente al confine tra la
Bulgaria e la Turchia, dove la recinzione installata dal governo di
Sofia - per impedire l’ingresso dei migranti - evidentemente a
qualcuno non basta. Da qualche mese bande di «cacciatori di
migranti» (così si autodefiniscono) sono entrati in azione
organizzando delle vere e proprie ronde. Si muovono in gruppi di
dieci-quindici persone, girano per i boschi a bordo di quad e jeep.
Vanno a caccia di profughi. Ufficialmente non sono armati: «Ci
bastano le mani», dicono questi energumeni che hanno nel wrestler
semi-professionista Dinko Valev il loro leader.
L’ultima «battuta
di caccia» risale a domenica. Con gli undici membri
dell’«Organizzazione a protezione dei cittadini bulgari» c’era
anche una troupe dell’emittente privata Nova Tv che ha ripreso la
cattura di 23 migranti (tra cui tre donne e due bambini),
probabilmente afghani. Presi, immobilizzati, stesi a terra a pancia
in giù in fila uno dopo l’altro. Poi la chiamata alla polizia e la
consegna del «bottino» agli agenti. La polizia non sembra
particolarmente dispiaciuta, anzi. Ovviamente la portavoce degli
agenti di frontiera, Lora Lyubenova, ha ricordato che «gli arresti
spettano esclusivamente a noi». Salvo poi aggiungere che ogni
chiamata dei cittadini che segnalano attraversamenti irregolari alla
frontiera «è apprezzata dalle autorità». Come dire: ben venga
l’aiuto dei cacciatori di migranti, purché non tornino a mani
vuote.
Questi gruppi sono
saliti alla ribalta nelle scorse settimane, quando la tv ha dedicato
un servizio a Dinko Valev, esaltandolo come «super eroe». I mezzi
di informazione bulgari stanno infatti cavalcando la retorica
anti-immigrati: un recente studio di una Ong di Sofia, che ha un
osservatorio sull’informazione, ha rilevato che le parole più
usate nei servizi sui giornali e in tv a proposito di migranti sono
«minaccia» e «malattia». Nel servizio della tv, Valev
racconta del suo blitz «a mani nude» del febbraio scorso: catturati
sedici siriani (tra cui tre donne e un bambino).
Nel video registrato
nei boschi dai suoi compagni di ronda si vedono i migranti stesi a
terra secondo il solito copione, in attesa dell’arrivo della
polizia, e si sente Valev urlare: «Siete venuti qui per uccidere i
bulgari come cani». Poi il wrestler 29 enne, testa rasata e un
grande croce tatuata sul pettorale sinistro, spiega il perché della
sua missione: «Gli immigrati sono persone cattive e pericolose e
dovrebbero rimanere a casa loro. Sono terroristi pericolosi».
Lamenta gli scarsi controlli alla frontiera, che fanno della Bulgaria
«un cortile aperto e completamente disorganizzato» e accusa la
polizia di fare «troppo poco». La stessa polizia che a ottobre ha
sparato e ucciso un migrante afghano, colpevole di aver superato il
confine dalla Turchia.
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