Fonte: Andrea Sperelli
Sarete pure contro le
trivelle e a difesa del mare, ma quando si tratta di difendere i suoi
abitanti, astenendovi in prima persona dalla mattanza, tutto l'amore
per la natura si scioglie come neve al sole. Perché, si sa, è facile
parlare e schierarsi per una causa quando ciò non comporta un
"sacrificio": basta impugnare una matita e, con una X
tracciata su un foglio, si pensa di essere assolti; romantici
ecologisti per un giorno...
A seguire, alcune
considerazioni di Paul Watson (Sea Shepherd):
"Gli oceani ci
danno qualcosa di molto più importante del cibo. L'80% della nostre
riserve d'ossigeno si trova negli oceani. Gli oceani ci forniscono
l'aria che respiriamo. Possiamo sopravvivere senza mangiare pesce, ma
non possiamo sopravvivere senza ossigeno. La riduzione delle
balene e dei pesci, insieme al riscaldamento del globo terrestre e al
buco dell'ozono, sta avendo delle conseguenze irreversibili
sull'ecosistema marino. L'ossigeno prodotto dal fitoplancton può
diminuire a causa di uno squilibrio ecologico causato da una forte
estinzione dei pesci o dallo sterminio delle balene. Dobbiamo
abolire lo sfruttamento commerciale della vita animale marina. La
gente deve smettere di mangiare pesce. Alcuni potrebbero considerarla
una proposta radicale, ma in realtà si tratta di una proposta per la
nostra tutela. Se continuiamo a saccheggiare spietatamente le
creature del mare, gli oceani moriranno durante il corso della nostra
esistenza.
Molti pesci sono animali longevi. L'Halibut può vivere fino a 150 anni. Il Pesce Specchio atlantico non diventa neppure sessualmente maturo fino a che non raggiunge i 45 anni. Le aragoste possono arrivare a 200 anni d'età. Eppure teniamo poco in considerazione l'uccisione di pesci giovani o nel periodo migliore della loro vita, per un tramezzino al tonno e un'insalata di aragosta. Più del 50% dei pesci sottratti al mare sono usati per nutrire gli animali. Abbiamo trasformato mucche, pecore, galline e maiali nei principali carnivori acquatici. Questo non è solo perversamente innaturale, ma ha inoltre contribuito all'enorme diminuzione della vita negli oceani. Non si può parlare di pesca sostenibile. Provo una forte avversione nei confronti del termine "sostenibile". Come al solito, è diventata la giustificazione per il commercio. Non esiste una pesca commerciale sostenibile, da nessuna parte. Le industrie della pesca hanno sterminato il 90% dei pesci dall'oceano. Questa è pura follia e noi abbiamo il dovere di porre fine all'enorme sfruttamento commerciale di queste popolazioni di animali selvatici marini".
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