lunedì 1 giugno 2020

La pazienza della rana (e del suo fotografo)


Si dice che l’umanità si divida in due categorie. Quelli che, al cospetto di un animale, lo considerano un fratello in viaggio insieme a noi sull’astronave Terra, e quelli che si pongono una sola domanda: “E’ buono da mangiare?”. Evidentemente, anche fra i tassonomisti si possono intravedere tali categorie, poiché quando si dovette dare un nome latino, ovvero scientifico, a questo animaletto semiacquatico, dalla pelle liscia e dagli occhioni grandi, il nome scelto fu Rana esculenta, cioè buona da mangiare. Genere Rana, specie esculenta. E nel suo nome fu tracciato anche il suo destino, dal momento che sia in Francia, che in Friuli (e probabilmente anche in altre parti d’Italia) d’estate gli enti locali organizzano la sagra delle rane, dove il simpatico anfibio viene cucinato in guazzetto, fritto e immagino anche in altre maniere. Ad accorrere a questo tipo di iniziative gastronomiche sono quelle persone che fanno parte della seconda categoria di esseri umani, quelli che ragionano con lo stomaco anziché con il cuore. Si chiedono: “E’ buono da mangiare?” e non gli serve sapere altro, sulla base dell’osceno principio antropocentrico, di origini giudaico-cristiane, in base al quale gli animali esistono per il bene dell’uomo. 


In Francia, forse per nascondere agli animi sensibili l’origine della pietanza, le cosce di rana fritte vengono chiamate “Cuisses de nymphe”, cioè cosce di ninfa. Troppo onore, cuochi francesi! Troppa grazia! In Friuli non fanno questa mistificazione, ma c’è stato un periodo in cui non si trovavano più rane, perché l’India, forse in preda a qualche sentimento trasmigrazionista, a un certo punto ne vietò l’esportazione verso i paesi occidentali. E di allevamenti, in Italia, non ho notizia. Si supplì rivolgendosi alla Cina, dove non c’è traccia di metempsicosi e i cinesi venderebbero anche la loro madre. Certo è che, per cucinare le zampe e scartare tutto il resto, si commette una di quelle crudeltà culinarie di cui la cucina di tutto il mondo è impregnata. L’animaletto viene troncato da vivo, per ricavarne le zampe, mentre il resto del corpo viene gettato da parte ad agonizzare. Se i consumatori vedessero questa operazione, forse qualcuno di loro cambierebbe idea e andrebbe in qualche altra sagra.

Quelle in foto sono rane fresche, cioè “catturate” stamattina. E’ stata per me la prima volta che installavo il capanno fotografico solo per loro. Di solito i fotografi naturalisti cercano di immortalare gli uccelli, che sono molto fotogenici. Ormai, nel mondo, siamo a un punto tale di perfezione, in fatto di foto alla fauna selvatica, che alcune ranocchie ferme in uno stagno non dicono granché. Roba da principianti! Ci vorrebbe come minimo un accoppiamento fra un maschio e una femmina, oppure un combattimento fra maschi, oppure ancora un bel balzo verso la preda, una farfalla o una libellula. Ma le “mie” ranocchie non avevano grilli per la testa. Si sono limitate a gracidare di tanto in tanto, quando sul sentiero alle mie spalle non passava nessuno. Sì, perché il luogo da me scelto oggi si è rivelato alquanto frequentato da sportivi che correvano, ragazzi in bicicletta e famiglie a passeggio. E’ normale, presumo, dopo tre mesi di reclusione! 

Conosco però un altro posto, dove la gente non va e dove, volendo, potrei sistemarmi nei prossimi giorni. Stamattina ero anche riuscito a fotografarne una nell’atto di gracidare, ovvero mentre gonfiava le sacche che le rane hanno ai lati della testa, svuotando dell’aria le quali, emettono il tipico gracidio. Ma purtroppo non sono venute a fuoco, dato che per abitudine preferisco la messa a fuoco manuale. Rospi e raganelle, di sacche per gracidare, ne hanno una sola, sotto il mento. Voi a questo punto vi domanderete: ma può una persona adulta passare il tempo a fotografare le rane nei canali? Sì, se io lo faccio, significa che può. Gli anfibi e i rettili sono stati miei compagni di vita di quand’ero fanciullo. Fanno parte del regno fatato dell’infanzia, da cui tutti noi siamo stati scacciati e verso cui proviamo una struggente nostalgia. Io, oggi, non ho fatto altro che rimanere fedele alla mia infanzia e ho cercato di resuscitare, impresa piuttosto ardua, quello stupore che ci colpiva di fronte alle bellezze della natura, comprese quelle meravigliose e sfuggenti creaturine così diverse, ma anche così simili a noi, nella struttura fisica e forse anche nei pensieri reconditi. Gli anfibi, poi, sono sull’orlo di scomparire per sempre dalla terra, per colpa nostra. E forse a noi toccherà la stessa sorte, subito dopo. Chissà se da qualche parte c’è un alieno naturalista, nascosto nel suo capanno, che ci sta fotografando?

12 commenti:

  1. Davvero non mi capacito . Ma segui l’informazione o per te è normale quello che sta accadendo in America ? Ma sai quanti afroamericani ne hanno uccisi negli ultimi anni ?
    Ci sono delle priorità mi sembra no? Che cavolo ci azzecca l’antispecismo ora !!

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    1. Caro Pax Christi,
      penso che più o meno tutti quelli che hanno la possibilità di accedere all'informazione sappiano cosa sta succedendo in America, e no, non è "normale", ma in questi giorni che stiamo vivendo è rimasto qualcosa di davvero "normale"?
      Ne parlano in tanti, tutti dicono la propria, a volte con poca o nessuna cognizione.
      Aiuta?
      O si corre il rischio di innescare dinamiche che non fanno altro che inasprire una situazione già di per sè esplosiva?
      Non voglio essere polemica, né mancare di sensibilità, ma a volte il silenzio, specie se non si è in loco, è segno di rispetto.

      Un augurio di buone cose :)


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    2. A Pace di Cristo (che era un terrorista) e a tutti i maledetti antropocentrici figli di ENLIL.

      Da una vita sto cercando di spiegarvi ciò che gli antichi già sapevano, ma voi, teste di ceramica, non volete capire!

      Lo specismo viene prima del razzismo, essendone la base filosofica.

      Se si è cattivi con gli animali, lo si sarà anche con gli uomini.

      Se si uccidono gli animali, si farà la stessa cosa con i negri, spcie se indossi una divisa da poliziotto.


      Basta!

      Non posso ripetere da quarant'anni le stesse cose.

      E ritrovarmi sempre degli ignoranti fanatici che non vogliono capire.


      Andate al Diavolo!

      Che vi sta aspettando.

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    3. Duria, non perde occasione d'azionare la macchina del fango.
      Sono giunto alla conclusione che il suo amore per gli animali si concretizzi in una lorica per nascondere tratti del carattere inconfessabili.

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    4. Bravo!

      Che geniale intuizione!

      Rifugio sicuro di tutti gli intelligentoni che hanno capito la vita e conosciuto la psiche umana.

      Sta facendo concorrenza ad Alessandro Meluzzi? O a Stefano Zecchi?


      Quando non si hanno argomenti (o non se ne vuole parlare), si fanno attacchi ad personam.

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  2. Duria, allora lei è proprio di coccio!!
    Quante volte devo ancora riprenderlo sul suo equivocare tra cristiani e cattolici?Ha tracciato un rafe nell'umanità catalogando chi gli animali li considera fratelli, ed a questa tipologia appartengono i primi, e chi li considera mero cibo, ed a questa appartengono i seguaci di Sbrodoglio nonché sodali di Sed.
    Confondendo i cristiani con i cattolici lei si squalifica completamente e si capisce perché non reagisce quando accenno all'anima di gruppo ed insiste nell'indicare i blogs di Melis e Bertani due materialisti della peggior specie.

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    1. Il problema è che cristiani e cattolici non portano sulla fronte l'etichetta che li dovrebbe contraddistinguere.

      Per cui la differenza che lei e anche alcuni miei conoscenti fate, rimane piuttosto aleatoria.

      Quando sento qualcuno dire: "Prima gli uomini e poi gli animali" non sto a chiedergli se è cristiano o cattolico.

      Per me sono sempre frutto del becero antropocentrismo giudaico-cristiano.

      Che Dio maledica Geova!

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  3. Duria scrive: "Che Dio maledica Geova!", sputa sul piatto dove mangia?
    Non le è chiaro che il marchio di TdG le rimarrà impresso indelebilmente? O crede che con una scrollata di spalle di toglierselo di dosso?
    Date le premesse lei non sarà mai in grado di distinguere i cristiani dai cattolici, le sembra che Sed ed il sottoscritto possiamo essere interscambiabili?

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    1. No, lei è uno steineriano, mentre Sed Vaste è un antisemita. Due chiese differenti.

      Geova è il Dio della Bibbia, fonte di tutti i nostri mali e le nostre cattiverie.

      Distinguere un cristiano da un cattolico o da un protestante o da un ortodosso è una questione simile a quella del sesso degli angeli.

      In passato, hanno speso degli anni su temi di lana caprina come questo e io non intendo occuparmene.

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    2. Ahahahah X'D il sesso degli angeli X'D Freeanimals, sto male!!!

      Ad ogni modo, è normale che un libro che non si sa come leggere, perché la chiave di lettura è mantenuta volutamente ad appannaggio di pochi, procuri ben più di un guaio.
      Ma non è colpa del libro :) e se Dio viene snaturato e trasformato in un'entità non meglio identificata, non è lui che va maledetto...poi meraviglioso Freeanimals, ognuno ha le sue teorie.

      Caspita, in tutto ciò non mi sono nemmeno complimentata per le foto.
      Bellissime. Viva il tempo che decidiamo di reclamare nostro!!

      Un caro saluto :)


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    3. La Bibbia è un libro storico. Racconta la storia di Israele.

      Non c'è altro modo di leggerla se non quello letterale.

      I seguaci di quel Dio lì descritto possono raggrupparsi in tutte le fazioni che vogliono, ma io li giudico dalle azioni che compiono, non dalle parole che dicono.

      E le loro azioni sono malvagie.

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    4. Appunto :) ognuno ha le sue teorie :)

      Una serena notte :)

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