Non si sta sgretolando il mondo oggettivo, qualsiasi cosa ciò voglia dire, ma il mio
mondo connesso alla mia gioventù, di quando internet non esisteva e
le relazioni viaggiavano sui fili del telefono o sulle rotaie del treno. Ero un tipo battagliero, in gioventù, e avevo la predisposizione mentale del leader. Andavo spesso a Milano, grazie anche e soprattutto al
fatto che c’era una donna che mi aspettava. Era il mio braccio
destro e mi faceva sempre trovare la birra ghiacciata in frigo. Siamo
finiti spesso in prigione insieme, non nella stessa cella ovviamente,
nei vari e numerosi tentativi di liberare gli animali prigionieri.
Ieri ho saputo della morte per suicidio di Stefano Carnazzi. L'ho
conosciuto, anche se non partecipò mai alle azioni di Animal Liberation
Front. Quando lo conobbi era un giovane magro e un po’ esaltato,
che mostrava un grande entusiasmo per la causa degli animali. Quando ha deciso di farla finita, pochi giorni fa, era un maturo quarantenne, autore di libri. Deve aver
influito, sulla sua tragica decisione, la perdita di una gamba durante
un incidente in moto.
La mia informatrice milanese, che non partecipò ad azioni
illegali di A.L.F. ma che si dava da fare per la Lega Abolizione
Caccia, come per un periodo feci anch’io, mi ha comunicato anche
la morte, avvenuta un paio d’anni fa, di Mario Righi. Lui me lo
ricordo bene perché era innamorato di quella che divenne la mia
compagna, nonché complice e braccio destro: Scolastica Pignata, detta Titti. Titti era innamorata di me e per Mario non ci fu nulla
da fare. Ella apprezzava la sua grande gentilezza e le premure che le
dimostrava, ma fui io il suo prescelto, benché il sentimento da
parte mia non fosse ricambiato. L’amore è cieco, si sa, e i
sentimenti agiscono sulla base di un moto proprio. Cosa sarebbe
successo se Titti mi avesse lasciato perdere e si fosse messa con
Mario? Sicuramente, non sarebbe finita nei guai con la giustizia e
avrebbe vissuto una vita più o meno felice con un esperto di
linguaggi ed esperanto (Mario parlava sette lingue). Ora sarebbe
vedova.
Ma queste sono solo sterili supposizioni, voli pindarici di
fantasia spicciola. La mia informatrice milanese ha anch’essa
qualche problema di salute e non cito il suo nome di proposito, per
rispetto e riservatezza. Non dico ovviamente neanche qual è la sua
malattia, poiché io posso parlare dei miei malanni, ma non di quelli
degli altri. Dico solo che bisognerebbe andare a cercare le cause
psicologiche scatenanti dei nostri malanni, risolte le quali forse si
guarisce. E’ ciò che insegna la Nuova Medicina Germanica, se non
sbaglio. Ciò che voglio qui evidenziare è che le figure del
mio passato, i personaggi che hanno popolato la mia giovinezza (Mario
venne a Udine, da Milano, per assistere a un processo a mio carico)
si stanno trasformando in fantasmi, sbiadiscono nei ricordi che
saranno il bagaglio della vecchiaia, man mano che gli anni passano.
E fin qui, non c’è niente di strano. Succede a tutti e succede
da sempre nella storia umana. Una cosa però che mi dà
particolarmente fastidio è che vorrei condividere con qualcuno la
notizia di Stefano Carnazzi suicida, di Mario Righi morto a causa del
diabete e di altri come Guido De Filippo morto anni fa per una causa
a me sconosciuta, ma, guardadomi in giro, non trovo nessuno. Non c’è
nessuno, né fra gli animalisti locali, né tanto meno fra quelli
milanesi, con cui io possa condividere le tristi notizie e trovare un
po’ di conforto pensando: “Ecco, noi siamo ancora vivi. Siamo
ancora qui, ma i prossimi saremo noi”. Non ho nessuno con cui
parlare e questo non fa che acuire la mia sensazione di solitudine.
La Titti è ancora viva, da qualche parte in Brianza, è diventata una gattara e l’ho anche
rintracciata su Facebook, ma come potrei telefonarle e chiederle come
sta? Dove lo trovo il suo numero? E poi, quando una donna dice basta,
è basta per sempre. Questa è la regola generale, no? Io non l’ho
voluta, ho preferito tenermi la mia libertà e dunque non la merito,
non l’ho mai meritata, nonostante tutta la sua abnegazione nei miei
confronti. L’abnegazione di una donna innamorata. Sembra il titolo
di un romanzo rosa, ma in questo caso ci sta bene. Dove sono tutti
quanti? Sotto terra o a vivere le loro vite blindate. Mai nessuno che
mi facesse dono di uno straccio di telefonata. E forse è meglio così.
L’imbarazzo sarebbe troppo grande per entrambi.
Nessun commento:
Posta un commento