mercoledì 2 maggio 2018

Il mondo si sta sgretolando


Non si sta sgretolando il mondo oggettivo, qualsiasi cosa ciò voglia dire, ma il mio mondo connesso alla mia gioventù, di quando internet non esisteva e le relazioni viaggiavano sui fili del telefono o sulle rotaie del treno. Ero un tipo battagliero, in gioventù, e avevo la predisposizione mentale del leader. Andavo spesso a Milano, grazie anche e soprattutto al fatto che c’era una donna che mi aspettava. Era il mio braccio destro e mi faceva sempre trovare la birra ghiacciata in frigo. Siamo finiti spesso in prigione insieme, non nella stessa cella ovviamente, nei vari e numerosi tentativi di liberare gli animali prigionieri. Ieri ho saputo della morte per suicidio di Stefano Carnazzi. L'ho conosciuto, anche se non partecipò mai alle azioni di Animal Liberation Front. Quando lo conobbi era un giovane magro e un po’ esaltato, che mostrava un grande entusiasmo per la causa degli animali. Quando ha deciso di farla finita, pochi giorni fa, era un maturo quarantenne, autore di libri. Deve aver influito, sulla sua tragica decisione, la perdita di una gamba durante un incidente in moto.



La mia informatrice milanese, che non partecipò ad azioni illegali di A.L.F. ma che si dava da fare per la Lega Abolizione Caccia, come per un periodo feci anch’io, mi ha comunicato anche la morte, avvenuta un paio d’anni fa, di Mario Righi. Lui me lo ricordo bene perché era innamorato di quella che divenne la mia compagna, nonché complice e braccio destro: Scolastica Pignata, detta Titti. Titti era innamorata di me e per Mario non ci fu nulla da fare. Ella apprezzava la sua grande gentilezza e le premure che le dimostrava, ma fui io il suo prescelto, benché il sentimento da parte mia non fosse ricambiato. L’amore è cieco, si sa, e i sentimenti agiscono sulla base di un moto proprio. Cosa sarebbe successo se Titti mi avesse lasciato perdere e si fosse messa con Mario? Sicuramente, non sarebbe finita nei guai con la giustizia e avrebbe vissuto una vita più o meno felice con un esperto di linguaggi ed esperanto (Mario parlava sette lingue). Ora sarebbe vedova.

Ma queste sono solo sterili supposizioni, voli pindarici di fantasia spicciola. La mia informatrice milanese ha anch’essa qualche problema di salute e non cito il suo nome di proposito, per rispetto e riservatezza. Non dico ovviamente neanche qual è la sua malattia, poiché io posso parlare dei miei malanni, ma non di quelli degli altri. Dico solo che bisognerebbe andare a cercare le cause psicologiche scatenanti dei nostri malanni, risolte le quali forse si guarisce. E’ ciò che insegna la Nuova Medicina Germanica, se non sbaglio. Ciò che voglio qui evidenziare è che le figure del mio passato, i personaggi che hanno popolato la mia giovinezza (Mario venne a Udine, da Milano, per assistere a un processo a mio carico) si stanno trasformando in fantasmi, sbiadiscono nei ricordi che saranno il bagaglio della vecchiaia, man mano che gli anni passano.


E fin qui, non c’è niente di strano. Succede a tutti e succede da sempre nella storia umana. Una cosa però che mi dà particolarmente fastidio è che vorrei condividere con qualcuno la notizia di Stefano Carnazzi suicida, di Mario Righi morto a causa del diabete e di altri come Guido De Filippo morto anni fa per una causa a me sconosciuta, ma, guardadomi in giro, non trovo nessuno. Non c’è nessuno, né fra gli animalisti locali, né tanto meno fra quelli milanesi, con cui io possa condividere le tristi notizie e trovare un po’ di conforto pensando: “Ecco, noi siamo ancora vivi. Siamo ancora qui, ma i prossimi saremo noi”. Non ho nessuno con cui parlare e questo non fa che acuire la mia sensazione di solitudine. 

La Titti è ancora viva, da qualche parte in Brianza, è diventata una gattara e l’ho anche rintracciata su Facebook, ma come potrei telefonarle e chiederle come sta? Dove lo trovo il suo numero? E poi, quando una donna dice basta, è basta per sempre. Questa è la regola generale, no? Io non l’ho voluta, ho preferito tenermi la mia libertà e dunque non la merito, non l’ho mai meritata, nonostante tutta la sua abnegazione nei miei confronti. L’abnegazione di una donna innamorata. Sembra il titolo di un romanzo rosa, ma in questo caso ci sta bene. Dove sono tutti quanti? Sotto terra o a vivere le loro vite blindate. Mai nessuno che mi facesse dono di uno straccio di telefonata. E forse è meglio così. L’imbarazzo sarebbe troppo grande per entrambi.

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