Testo di Lorenzo Sartiè
Il golpe di Sergio Mattarella è scattato nel pomeriggio di domenica 27 maggio. La postura era quella del generale Pinochet il giorno in cui fu assassinata la democrazia in Cile. L'operazione era stata preparata con cura e segretezza. Il candidato Cottarelli, mentre leghisti e grillini stavano lì a discutere di programmi e idee per salvare l'Italia, sornione, sorridente e sereno faceceva il piacione in televisione. Il professor Paolo Savona è stato respinto dal Quirinale come un provocatore, sapendo che non è gradito a Draghi, il governatore della Bce tanto amato da Berlusconi, quello stesso Draghi che accoltellò il Cavaliere alle spalle nell'estate del 2011.
Sapendo che non piace alla signora Merkel, ai ministri di Lussemburgo e Olanda, al solito ex premier finlandese che si aggira per Bruxelles in cerca di un reddito. E alle agenzie di rating, sicari reclutati e pagati dalla grande finanza per assassinare Stati, concorrenti, stampa e televisioni che resistono in difesa degli sconfitti della globalizzazione. La Meloni con Fratelli d'Italia ha chiesto l'impeachment di Mattarella, i Cinquestelle non saranno da meno e anche la Lega. Le parole di Martina ieri sera hanno fatto capire che il Pd è pronto a sostenere il governo di Cottarelli, inteso come governo pacificatore e rassicurante. Il disegno è sempre lo stesso. Il Pd ha perso le elezioni ma deve tornare al governo. Perché? Così ci chiede l'Europa. Perché l'Europa ci vuole schiavi e morti.
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