Testo di Massimo Gramellini
Forse neanche Perry Mason e Giulia Bongiorno riuscirebbero a dimostrare che chi spara a un ladro dal balcone, e lo colpisce alle spalle mentre scappa con la refurtiva, rientra nell’ipotesi di «grave turbamento» prevista dalla nuova disciplina sulla legittima difesa. Ma sospetto che i primi a non essere gravemente turbati dall’esito dell’autopsia sul moldavo ucciso dal tabaccaio di Ivrea siano i cittadini che ieri sera hanno organizzato una fiaccolata di solidarietà per il pistolero.
Ai fan del tabaccaio interessa poco sapere se in pericolo c’era la sua vita o soltanto la sua cassa. Per loro la difesa della proprietà privata giustifica comunque una reazione. Non sanno cosa farsene delle statistiche sul calo dei reati e tantomeno del dibattito sulla paura percepita: quando un ladro ti entra in casa, dicono, le statistiche e le percezioni spariscono e rimane il tuo caso: fosse anche l’ultimo sul pianeta, per te è l’unico che conta.
Ho qualche difficoltà ad aderire al pensiero politicamente corretto che bolla costoro come biechi reazionari o li tratta da bimbetti spaventati e condizionabili dal Truce del momento. Però una cosa è certa: sono cittadini che non hanno più fiducia nello Stato. Magari con qualche ragione, ma intanto non ne hanno. E, non avendone, in nome del bene effimero della vendetta rinunciano alla sicurezza. Un Paese dove tutti hanno la pistola in tasca è un luogo maledettamente insicuro. Nel mondo che vorrei, le vittime non sparano. Chiamano i carabinieri.
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