giovedì 20 giugno 2019

Un femminicidio del 1615


Claude Bernard, nell’Ottocento, dopo aver vivisezionato animali all’università tutto il giorno, tornava a casa la sera e scendeva in cantina a vivisezionarne altri, tanta era la sua perversione sadica e il piacere che provava nel far soffrire le bestie. Uno psicopatico, malato mentale. Gabriele Barbi, nel Seicento, dopo aver interrogato e torturato presunte streghe tutto il giorno, nella camera delle torture dell’Inquisizione, un giorno del 1615, e precisamente il 5 maggio, tornò a casa, prese un coltello in cucina e ammazzò la moglie Anna Maria degli Alessandri, incinta al nono mese. Forse non era psicopatico prima che cominciasse a presiedere i processi alle erbaiole accusate di stregoneria, ma le cose che vide, le torture che fu obbligato a infliggere nelle vesti di giudice laico, devono aver inciso sulla sua psiche, fino al punto di vedere nella sua stessa moglie una delle sue interrogate. Le confessioni estorte con i supplizi devono averlo suggestionato a tal punto da immaginare di trovarsi ancora al lavoro, nei tetri sotterranei della curia. 



Gli inganni e le malizie che le poverette confessarono sotto tortura devono averlo indotto a considerare sua moglie, nobile di nascita come lui, alla stressa stregua delle popolane che intrattenevano rapporti con il Diavolo. Ossessionati tutti com’erano dalla presenza del Maligno, laici e religiosi, domenicani o agostiniani, ricchi e plebei, in quegli anni si ubriacarono di sangue, fuoco, vendette e condanne a morte. L’episodio avvenne in Trentino, nella Val di Non, che oggi è ricordata per le mele. Claude Bernard, psicopatico conclamato, oggi è ricordato in Francia come eroe nazionale, mentre dell’uxoricida Gabriele Borghi non si ricorda nessuno e noi posteri conosciamo la sua storia dai verbali dei processi alle presunte streghe. Il male ritorna sempre indietro. 

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