Il bel Furfantello se la prende con il quotidiano Libero

Testo di Marco Furfaro

Cerco di non giudicare mai nessuno, cerco sempre di comprendere la rabbia e financo i peggiori istinti che vengono seminati con tanta leggerezza sui social. Ma se davvero non riusciamo più a commuoverci di fronte a un padre e alla sua piccola bimba che perdono la vita, abbracciati, nel tentativo di scappare alla disperazione, abbiamo perso le ragioni stesse della nostra stessa esistenza. Oggi ho letto su Libero un giornalista scrivere che quel padre ha ucciso la propria figlia. "Clandestino del Salvador fa annegare la figlia", il titolo. Lo immagino, mentre con il culo al fresco, nel suo ufficio di Milano, con aria condizionata a palla, farsi venire il ghigno di chi ha il gusto della provocazione. Lo vedo finire e consegnare il pezzo, scendere e andarsi a fare l'aperitivo sui navigli, vestito alla moda, a discutere di quanto sono brutti e cattivi questi migranti. Perché poi i radical chic sono quelli come me, con le pezze al culo, mica la gente come lui che dai propri uffici dorati scrive di gente di cui non sa niente.

Ecco, lui vorrei giudicarlo. Perché si può avere tutte le posizioni che si vuole sull'immigrazione, ma accusare e pensare che un padre possa uccidere la propria figlia, che non si renda conto del pericolo cui va incontro, è di una vigliaccheria disumana. Siamo nel 2019 e certi personaggi vivono solo grazie a questo, sulla pelle delle persone che muoiono, sulla pelle di un padre e di una bambina annegati. Fai schifo. E se fossimo in un mondo normale, da domani mattina non scriveresti nemmeno su un fumetto Fantasy. Mica perché ti devono espellere, ma perché non ci sarebbe direttore disposto a dare spazio a tale vergogna di persona.

p.s. non lo nomino perché non lo ritengo degno, non certo per la paura di una querela.