venerdì 1 maggio 2020

A un certo punto nella vita, la nostalgia si fa compagna di viaggio inseparabile


Mi sento in dovere di ringraziare pubblicamente un amico e utente che conosco dal 2006, da quando ho viaggiato al suo fianco sull’aereo diretto ad Antananarivo. Da quella data ci siamo sempre tenuti in contatto ed egli, Francesco Spizzirri, è uno dei miei affezionati lettori. La prima cosa che fa al mattino, come molti di voi, è andare su Veritas Vincit, e quindi gli sono doppiamente grato. Primo, per la fedeltà che mi dimostra come lettore e, secondo, perché regolarmente mi invia bellissime foto naturalistiche che, come avrete notato, una volta al mese, il primo giorno del mese, metto come frontespizio nella home page del blog. Francesco è un valente fotografo, ha fatto migliaia di foto in Madagascar e la sua costante collaborazione (mi manda spesso anche articoli da pubblicare) mi è molto utile. Entrambi siamo innamorati di quella grande isola australe e, se esiste il mal d’africa, sicuramente esiste anche il mal di Madagascar. La ragazza a destra della foto merita alcune parole. 


Al mattino, faticosamente, si trascinava fuori dalla capanna, si sedeva su una stuoia e passava la giornata lì, seduta, immobilizzata, perché ogni passo sarebbe stato doloroso per lei. Qualche familiare le portava da mangiare. Il motivo? I suoi piedi erano infestati dalle pulci penetranti. Un altro mondo, altre malattie. I nostri vecchi muoiono nei reparti di terapia intensiva, soffocati da un virus ingegnerizzato. Laggiù muoiono per malanni impensabili. Muoiono un po’ ogni giorno con il sorriso sulle labbra, circondati dall’affetto dei parenti, all’ombra di una palma. E lo fanno con serena rassegnazione, senza gli operatori delle televisioni propagandistiche a spiare la loro agonia, per rinforzare tesi campate in aria e per spaventare il pubblico. Vivono con un piatto di riso al giorno e un po' di frutta. Nessun dottore, nessuna infermiera, si prende cura di loro. E lo accettano come se non potesse essere diversamente. Come se la vita fosse tutta lì, nell'arco visivo del villaggio, del mare e della foresta.

A volte, come nel caso di quella donna, avvicinati casualmente da viaggiatori di passaggio, tra i quali, oltre a Francesco, mi ci metto pure io, tutte le volte che ho incontrato lebbrosi e altri esseri umani affetti dalle malattie più ripugnanti, virus o batteri che ne divoravano le carniO anche da semplici cataratte agli occhi, e perciò resi invalidi dalla mancanza del denaro necessario per affrontare operazioni chirurgiche semplicissime. In quelle occasioni, si resta spiazzati, ci si interroga sulla fortuna che abbiamo avuto a nascere nel nord del mondo, una fortuna che da tre mesi a questa parte siamo stati costretti a mettere in discussione. E, pensando al nostro opulento, fino a ieri, stile di vita, veniamo assaliti da un’immensa pietà, che va oltre il singolo caso, la singola sfortunata ragazza costretta a vivere all’ombra di una palma, e che comprende l’intera umanità sofferente. E che comprende anche noi stessi. Anzi, per qualcuno non riguarda solo l’umanità, ma tutto il sofferente creato, animali non umani compresi, nostri compagni di viaggio sull’astronave TerraUn dolore sottile, una dolente partecipazione agli affanni di tutta la famiglia di viventi. Dentro covile o cuna, è funesto a chi nasce il dì natale, diceva Leopardi.


Francesco non so, ma io ho seri dubbi su un mio eventuale ritorno in Madagascar. Forse, la stagione dei grandi viaggi è finita per me. Viaggiare in aereo lo hanno fatto diventare un inferno. I controlli, le perquisizioni, i bagagli pesanti, i documenti da esibire, lo stress, i fastidi all’imbarco e allo sbarco sono diventati ossessivi e invasivi, peggio di quando il pretesto era il terrorismo. E, con la fama di untori che ci è stata appiccicata addosso, nessuno vorrà più sedersi vicino a un italiano. Non ci resta che viaggiare con la fantasia. Sfruttare internet per tenerci in contatto con il mondo, possibilmente lottando per renderlo migliore, per testimoniare il nostro amore per la verità, la giustizia e la bellezza. Nonostante tutto. Grazie Francesco. Abbiamo ancora un po’ di strada da fare insieme. Accompagnati dalla nostalgia.

31 commenti:

  1. CARO ROBERTO STO LEGGENDO IL TUO ARTICOLO. NON MI DIMENTICO I TUOI OCCHI AZZURRI E LA CAMICIA A RIGHINE BLU PERFETTAMENTE STIRATA DI QUANDO TI SEI SEDUTO VICINO A ME SULL'AEREO. AVREI DOVUTO VEDERE LA FOLLIA NEI TUOI OCCHI AZZURRI, MA L'HO SCOPERTA DOPO. ERI COMPLETAMENTE INADATTO AD AFFRONTARE UN PAESE DURO E SENZA EMPATIA PER PERSONE ED ANIMALI COME IL MADAGASCAR, E QUESTO NON E' COLPA LORO. TI ABBIAMO AIUTATO CON MARSELO'. CON MARCELLO NON HO PIU' CONTATTI DA DIVERSI ANNI ADESSO AVREBBE 77 ANNI. L'ULTIMA VOLTA CHE L'HO SENTITO, ORAMAI OTTO ANNI FA,
    STAVA ANDANDO A TAMATAVE DA MIA FIGLIA E MI HA DETTO CHE NON ERA PIU' QUELLO DI PRIMA CON UNA VOCE STRANA.
    MAGARI, SE TROVO LA VOGLIA E LA FORZA SCRIVERO' UN ARTICOLO SU TUTTE LE STORIE. TRA TUTTE LE TUE FOLLIE TI RICORDI QUANDO HAI VOLUTO COMPRARE UNA VALIGIA ENORME SOLO PER METTERE METTERE QUELLE PINNE LUNGHISSIME E NERE CHE TI ERI PORTATO DIETRO? NON E' FINITA

    RispondiElimina
    Risposte
    1. A tutti gli utenti:

      Francesco non sta gridando. E' solo che, vedendo poco da vicino, è costretto a scrivere in maiuscolo, se no non vede quello che scrive.

      :-)

      Elimina
    2. Dopo 14 anni, ora te lo posso anche dire: sicuramente non ero adatto per il Madagascar, come non lo sono per l'Italia e per nessun posto, ma in quell'occasione ho fatto un viaggio piuttosto sacrificato, causa spazio.

      Ai detentori di....taglie forti le compagnie aeree dovrebbero riservare sedili appositi, ma noi viaggiavamo in economy e quello passava il convento.

      E' stata una fortuna per me aggregarmi a voi....esperti, tu e Marcello, che ho conosciuto in seguito, altrimenti i malgasci mi avrebbero spellato vivo dal punto di vista pecuniario.

      Vedo, da come ne parli, che anche tu da otto anni hai la nostalgia di Marcello, una nostalgia come compagna di viaggio inseparabile.

      Elimina
    3. CI VEDO BENISSIMO, NON PORTO NEANCHE GLI OCCHIALI A 62 ANNI, SOLO NON VOGLIO COMBATTERE CON MAIUSCOLE E MINUSCOLE

      Elimina
    4. Ho messo la faccina sorridente.

      Quindi, stavo scherzando.

      Elimina
  2. LA FOTO D'INIZIO E' LA COPERTINA DEL MIO ULTIMO LIBRO SUL MADAGASCAR "NY MASONY MADASIKARA", SOLO VISI, UNA SELEZIONE DI 118 VOLTI SUI CIRCA 5000 CHE HO SULL' HARD DISK. SPEDISCO GRATUITAMENTE LA VERSIONE WEB

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Mi hai mandato solo alcune foto di volti, che ho in memoria, ma immagino che quella collezione meriterebbe un libro monografico a colori, se solo quel genere di libri non fosse così maledettamente caro da pubblicare.


      Quando mi farai avere un pezzo scritto, ne pubblicherò alcune, magari foto di bambini e bambine, che sono molto fotogenici.

      Elimina
  3. Magnifico articolo
    si sente battere il cuore
    nei melanconici ricordi e racconti di storie, persone, usi e costumi.
    Siamo certo fortunati, nella sfortuna, di essere in questa parte del mondo.
    A me frulla in testa ogni giorno ed in ogni istante della mia vita un solo questito: perché nasciamo, qual è il senso della vita.
    LA foto di quella donna malata a destra mi fa soffrire e non posso guardarla.
    Racchiude il dolore rassegnato che abbiamo tutti dentro inespressso, nascosto, messo in qualche angolo per non dare fastidio.
    Nulla ha senso.
    Giro e rigiro e sono sempre allo stesso punto.
    Osho diceva che l'estasi inizia quando smetti di farti le domande.
    Deve essere per forza così
    Ciao

    RispondiElimina
    Risposte
    1. L'espressione di quella donna mostra un dolore represso. E' come se si sforzasse di sorridere, senza riuscirci.

      Ho anche la foto dei suoi piedi, infestati da quel flagello tipicamente africano, ma non era il caso di pubblicarla.

      Sul perché veniamo al mondo, al momento ho solo una risposta (e non so neanche quanto possa essere vera): veniamo su questa terra per fare esperienza.

      Ma, razionalmente, non posso fare a meno di chiedermi: e dopo aver fatto esperienza, che ce ne facciamo di lei?

      Elimina
  4. Mi associo al giudizio di Gianni P. sul pezzo. Scritto con levità, ma profondo, capace di commuovere senza indulgere alla retorica. Ricordi da un inferno peggiore del nostro, almeno per gran parte degli sventurati locali. Occupiamo un girone privilegiato degli inferi, e questo dovrebbe bastarci, oppure, come diceva mia nonna, ognuno ha sul gobbo la croce che può portare. Forse un giorno conosceremo il perché di tanta sofferenza.
    Grazie, Roberto.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Chiunque faccia un viaggio nei paesi del terzo mondo, aggirandosi annichilito fra le miserie umane, non può far a meno di notare che gli indigeni ridono, cantano e ballano e conducono vite apparentemente spensierate, lavorando sodo come formiche.

      Se ne deduce che hanno un grande potere di resilienza, mentre noi, all'opposto, vivendo negli agi e nell'opulenza, abbiamo sempre un'espressione cupa stampata sul volto (e in questo periodo ancora di più), perché probabilmente, di resilienza, ne abbiamo pochina.

      Elimina
  5. Un pensiero anche per Francesco, uomo generoso di cuore, oltre che di taglia.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Confermo che è uomo generoso.

      I bambini di Mangily gli correvano incontro ed erano sicuri di ricevere caramelle e biscotti. A volte, anche riso.

      Elimina
    2. @ Francesco

      Non era mia intenzione offenderla, mi creda. Dalla foto mi era sembrato...affettuosa Ironia Toscana, non a tutti gradita. Me ne dolgo.

      Elimina
  6. Gli occhi di quella donna brillano dolore, dignitá e purezza d'animo. Illuminando le nostre grigie, assopite coscienze

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non a caso, il titolo del libro fotografico di Francesco significa "Gli occhi del Madagascar".

      Elimina
  7. La Signora nella foto è BELISSIMA. Altro che le sciacquette che ci fanno vedere in tv malgrado la situazione. Non hanno vergogna. E noi non aiamo Dignità. Il Signor Francesco dovrebbe veramente fare un libro di questi visi, da cui si potrebbe ricavare denaro per fare qualcosa per queste Persone. Combattere il Male, secondo me è uno scopo della Vita. Abc

    RispondiElimina
    Risposte
    1. L'editoria in fatto di monografie a colori (coffe table book, per dirla all'inglese) è carissima da auto produrre.


      E ha un mercato limitato.


      In Madagascar, come negli altri paesi poveri, arrivano valanghe di soldi, ma dove vanno a finire?


      Comunque, è vero: in Madagascar ci sono donne bellissime.

      Elimina
    2. IL LIBRO C'E', LO SPEDISCO GRATIS IN VERSIONE WEB A BASSA RISOLUZIONE CON FOTO NON STAMPABILI BASTA CHIEDERMELO: tanamakoa87@yahoo.it
      TANAMAKOA E' IL "QUARTIER" DOVE ABITAVA PASCALINE, E DOVE ADESSO ABITA MIA FIGLIA A TAMATAVE, 87 E' L'ANNO DI NASCITA DI PASCALINE, LA MAMMA DI MIA FIGLIA

      Elimina
  8. Ah ah ah mi viene in mente Il Duce quando alla petacci scriveva "questi italiani sono degli irresponsabili non vogliono bene alla propria razza ogni giorno mi arrivano notizie sconfortante dall'Afrika di italiani arrestati xche'trovati con la concubina di colore ma io li arresto tutti gliela faccio passare io la voglia di tradire la propria razza" ah ah ah! I cioccolatini! Adesso si capisce xche'vi siete fatti invadere l'Italia in modo così ignobile, il Duce si rigira nella Tomba povera Italia

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Probabilmente, se fossi partito anch'io con l'esercito coloniale, avrei disertato e sarei finito a vivere con due mogli africane in un tucul.

      Questo film docet.

      Elimina
    2. LE DONNE MALGASCE DOPO UN PO' ROMPONO I COGLIONI NE PIU' NE MENO CHE LE DONNE ITALIANE, PURA ESPERIENZA PERSONALE. NE HANNO PER TUTTO, COME TI VESTI, COME MANGI, COME PARLI, TI BASTONANO SU TUTTO, NON PUOI VESTIRTI COME UN AFRICANO, NON PUOI MANGIARE COME LORO, NON PUOI SBRACARE, ANCHE UN LORD INGLESE AVREBBE DEI PROBLEMI. PASCALINE UNA VOLTA MI HA MARTELLATO PERCHE' AVEVO LA CAMICIA CORTA E SI VEDEVA UN PO' DI PANCIA, IN UN PAESE DOVE ERANO MEZZI NUDI E VESTITI DI STRACCI. MA PASCALINE E' UNA BETMISARAKA SANIT MARIEN, CON SANGUE EUROPEO DERIVATO DAI PIRATI.
      CHI VENIVA DALL'ISOLA DI SAINT MARIE ERA CONOSCIUTO
      PER L'ORDINE E LA PULIZIA IN TUTTO IL MADAGASCAR.
      COMUNQUE TUTTE LE DONNE MALGASCE PASSATO IL PO' DI RISPETTO INIZIALE, SOLO UN PO', DIVENTANO DELLE SCASSACAZZI INSOPPORTABILI E TI MENANO PURE. ED E' DURA COMBATTERE CON LORO, VERO ROBERTO.

      Elimina
  9. Ma untitti stanchi mai? Ma icche tai mangiao un registratore?!
    Il solito commento intriso di idelogia un tanto al culo. Scimmiottaggio fotococopia del suo turpiloquante idolo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sì, abbiamo appurato da un pezzo che Sed Vaste è monotematico.

      Ora aspettati una risposta sanguigna.


      Spero di non dover censurare nessuno.

      Elimina
    2. TURPILOQUIA TUA MADRE QUANDO VA A BATTERE, INSIEME A TUA SORELLA E A TUO FRATELLO, SI ANCHE LUI BATTE.

      Elimina
    3. Francesco: guarda che non era rivolto a te.

      Elimina
  10. Uhhh per qualche trollata tanto lo sa freeanimals che son fatto così ogni tanto mi piace provocare se no mi intristisco, tutto mi sa di stantio di verboso, mi piace girare con le briglie sciolte a bersagliere qualche innocente che mi passa sotto la vista non ci posso far niente e'come con i marocchini qui da me non riesco a non mettermi in posa come la buonanima di Predappio c'è l'ho nel DNA anzi c'è l'abbiamo nel DNA

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sì, però crea scompiglio ed equivoci, come quello intercorso tra Francesco e Tallermixart.

      Piccole increspature nella pace molecolare dell'universo.

      Sarebbe meglio non crearle.

      Elimina